Il processo a Massimo Bossetti, il muratore di Mapello in carcere con l’accusa di omicidio di Yara Gambirasio, sembra ruotare attorno alla prova regina che incastrerebbe l’uomo: il Dna. Un quesito resta ancora aperto: la traccia genetica ritrovata sugli abiti della povera Yara apparteneva davvero a Massimo Bossetti? In aula si continua a dibattere proprio su questo aspetto. Come riporta il settimanale “Giallo”, il pm Letizia Ruggeri ha di recente posto una domanda provocatoria al consulente della difesa, il Dottor Marzio Capra, chiedendo: “In quanti casi di omicidio di cui si è occupato è stata sufficiente la presenza del Dna nucleare per identificare con certezza una persona?”. Nella precedente udienza, infatti, il genetista aveva asserito l’assenza di Dna mitocondriale sui vestiti di Yara Gambirasio, sostenendo come il Dna di Ignoto 1 fosse solo “un pezzo del profilo e non basta a identificare Bossetti”. La domanda del pm, seppur provocatoria, era servita a spiegare ancora una volta come sia sufficiente il Dna nucleare per identificare una persona. Nel caso di Yara, sul corpo della ragazza fu ritrovato quello di Bossetti. Dal canto suo, nel corso del controesame il genetista Capra avrebbe aspramente criticato il lavoro dei Ris compiuto sul Dna sollevando la questione relativa ai due profili, “Donna1” e “Uomo2” ritrovati sui guanti della vittima ed in merito ai quali mancherebbe una approfondita indagine.



Il processo a Massimo Bossetti per il delitto di Yara Gambirasio, subisce una svolta non tanto nei fatti ma nelle dichiarazioni che potrebbero avere una coda di conseguenze importanti: stando alle fonti di Dagospia, al processo contro il muratore bergamasco il pm Letizia Ruggeri arriva a sostenere e ammettere alcune falle importanti, forse decisive, nelle indagini. «La scomparsa del Dna mitocondriale di Bossetti? Possiamo aspettarci anche di non trovare una spiegazione. Può rimanere un mistero». Resa? Sconfitta dell’accusa? Con problemi sul dna rischia davvero di saltare tutto l’impianto accusatorio: fin dall’inizio l’avvocato della difesa, Massimo Cpara, ha lottato contro tutto e tutti e rischia alla fine di averla vinta, avendo posto la questione decisiva nelle ultime sedute. «Io non faccio nessun atto di fede sul lavoro del Ris. Solo in una traccia costruita in laboratorio il Dna mitocondriale può sparire, ecco perché pongo domande e attendo risposte. Ma non arrivano». Il problema è la possibile contaminazione del Dna di Bossetti, usato, dice la difesa, per incastrarlo a posteriori ma che ora viene messo tutto ovviamente in discussione. I vari genetisti chiamati a risolvere il mistero della contaminazione per cui ora è scomparso il Dna mitocondriale di Bossetti, con la caduta del principale indizio per cui è considerato il killer di Yara. Verrà risolto questo punto? Il giudice terrà conto del punto forte della difesa? 

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