LIPSIA —  “Papa Francesco incontra il patriarca russo ortodosso Kirill”, questo il fatto che tutti conoscono, ma i commenti comparsi sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung a questo evento di portata millenaria lasciano comprendere che il giudizio del giornale del capitalismo liberale di Francoforte che è fondamentalmente critico. Il biografo del cardinale Karl Lehmann, Daniel Deckers, una delle firme più rinomate del giornale per quanto riguarda le informazioni vaticane, parla esplicitamente di Wladimir Gudnjajew, noto con il suo nome da monaco Kirill, come di una “marionetta” di Putin; implicitamente il giudizio vale anche per papa Francesco, che nel “great game” per la divisone dell’Europa e del mondo occidentale si lascia cooptare dalla Russia, accettando un incontro addirittura a Cuba. I due responsabili della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa cattolica romana vengono visti al sevizio della “pax sovietica” in Siria ed in altre parte del mondo. Mentre il patriarca russo non aveva mai accettato un incontro con i predecessori di Papa Francesco, perché Giovanni Paolo II e Benedetto XVI non erano disposti a rinunciare a sostenere le Chiese ucraine in comunione con il Pontefice, ora per sostenere la “pax sovietica” si è disposti a questa rinuncia. 



Però nella Dichiarazione comune firmata da Francesco e Kirill, dove al n. 25 si parla di questo problema, si legge: “Speriamo che il nostro incontro possa anche contribuire alla riconciliazione, là dove esistono tensioni tra greco-cattolici e ortodossi. Oggi è chiaro che il metodo dell'”uniatismo” del passato, inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua Chiesa, non è un modo che permette di ristabilire l’unità. Tuttavia, le comunità ecclesiali apparse in queste circostanze storiche hanno il diritto di esistere e di intraprendere tutto ciò che è necessario per soddisfare le esigenze spirituali dei loro fedeli, cercando nello stesso tempo di vivere in pace con i loro vicini. Ortodossi e greco-cattolici hanno bisogno di riconciliarsi e di trovare forme di convivenza reciprocamente accettabili”.



Reinhard Veser, nella sua presentazione del patriarca, pur citando che il nonno e il padre del patriarca sono entrati in conflitto con il potere sovietico, passando attraverso il terrore dell’arcipelago Gulag (trent’anni di odissea per il nonno) ed alcuni anni nei campi di concentramento sovietico per il padre, ci tiene a precisare che Wladimir Gudnjajew non “ha mai conosciuto le prigioni sovietiche”, che ha fatto una carriera possibile solamente con il permesso del Kgb (in modo particolare per i suoi viaggi all’estero). Infine afferma che il patriarca Kirill, secondo alcuni dissidenti, ha collaborato con il Kgb sotto il nome di “Michailow”. Si sottolinea come nel 2009 il patriarca abbia sostenuto la politica estera di Putin e che pur avendo una posizione neutra nel conflitto con l’Ucraina non abbia mai taciuto che russi, bielorussi e ucraini sono un popolo unico. 



La Dichiarazione comune in riferimento a questi problemi si esprime invece così: “Deploriamo lo scontro in Ucraina che ha già causato molte vittime, innumerevoli ferite ad abitanti pacifici e gettato la società in una grave crisi economica ed umanitaria. Invitiamo tutte le parti del conflitto alla prudenza, alla solidarietà sociale e all’azione per costruire la pace. Invitiamo le nostre Chiese in Ucraina a lavorare per pervenire all’armonia sociale, ad astenersi dal partecipare allo scontro e a non sostenere un ulteriore sviluppo del conflitto. Auspichiamo che lo scisma tra i fedeli ortodossi in Ucraina possa essere superato sulla base delle norme canoniche esistenti, che tutti i cristiani ortodossi dell’Ucraina vivano nella pace e nell’armonia, e che le comunità cattoliche del Paese vi contribuiscano, in modo da far vedere sempre di più la nostra fratellanza cristiana” (26-27).

Le citazioni scelte sono in riferimento ai problemi sollevati dai giornalisti tedeschi citati e non rendono tutta la portata di una dichiarazione che indica un vero percorso ecumenico di condivisone di verità di fede, di denuncia del massacro dei cristiani nel mondo e di altre minoranze religiose. In essa viene espressa anche una posizione chiaramente cristiana sulla famiglia e in genere sui valori europei. Si tratta di un vero e proprio programma, che tra l’altro mette la parola punto a capo alle speculazioni sulla cosiddetta “scelta religiosa” del Papa che, invece, insiste molto su una società europea cristiana, aperta, ma cristiana.

Per quanto riguarda la notizia sulla delusione espressa nella chiesa greco-cattolica in Ucraina in riferimento a certe frasi della Dichiarazione, papa Francesco, nella conferenza stampa in aereo durante il viaggio di ritorno dal Messico, ha detto che ogni notizia deve essere contestualizzata in modo “ermeneutico”: una frase  va letta sempre nel suo contesto. Vi è grande consenso sulla Dichiarazione sia a livello dogmatico che generale anche da parte della Chiesa greco-cattolica; che poi in un paese stravolto dalla guerra ci sia anche delusione per certe frasi del documento, che forse possono essere ancora migliorate sebbene siano chiare nell’invito al dialogo invece che alla guerra, è cosa per la quale Papa ha una totale comprensione.

La linea dei commenti della Faz su un tale evento ha secondo me una semplice spiegazione: nel “great game” della politica mondiale la Faz sostiene una linea conflittuale, ovvero la Germania, insieme al mondo occidentale, contro la Russia. Pur con le ambigue affermazioni della cancelliera Merkel, in un suo recente viaggio in Turchia, sulla presenza militare dei russi in Siria, non è certo la sua Germania quella espressa dalla Faz. Nel febbraio del 2015, con il presidente francese François Hollande, la cancelliera fece un vero e proprio tour de force in Ucraina e in Russia per trovare una mediazione nel conflitto ucraino-russo. 

Il suo atteggiamento, nei confronti della Russia, è tutto meno che conflittuale. Il giornale di Francoforte propone ora, nella questione dei profughi, che c’entra direttamente con la crisi siriana, un duello tra il presidente federale Joachim Gauck e la cancelliera. Il primo avrebbe compreso che è una questione di serietà morale il limitare la loro presenza in Germania,  mentre la seconda sosterebbe invece ancora un’apertura irresponsabile nell’accoglienza di persone che né la Germania né l’Europa saranno in grado di sostenere. La frase del papa sulla cancelliera, pronunciata il 12 febbraio durante il volo Roma-L’Avana e citata dalla Faz (la fonte è l’agenzia tedesca Kna, ma la citazione stranamente non è riportata, almeno per ora, sul sito del Vaticano) non è certamente piaciuta alla redazione: “Mi piace e l’apprezzo molto. La signora Merkel è una persona di buona volontà. Prego per lei”. Questa frase rivela che nel “great game” della politica mondiale, secondo papa Francesco, la cancelliera Merkel è da annoverare tra chi sa che la soluzione del conflitto in Siria può essere raggiunto solamente da “operatori di pace” (Mt 5,9), che tengono conto di tutte le forze politiche in gioco.