Sono trascorsi nove mesi dalla morte tragica di Marco Vannini, il giovane bagnino di Cerveteri ucciso nella villa della famiglia Ciontoli a Ladispoli. Da allora, la famiglia ed in modo particolare la mamma Marina non si è mai arresa e continua a lottare affinché la verità possa finalmente venire a galla. Secondo la difesa, Marco Vannini difficilmente si sarebbe salvato. Questo sarebbe potuto accadere solo se il ragazzo fosse stato ricoverato ed operato entro 30 minuti dallo sparo. I ritardi con i quali i Ciontoli avrebbero chiamato il 118, dunque, non gli sarebbero stati fatali. Come replica la madre di Marco di fronte a queste parole? Al settimanale Giallo la donna ha dichiarato: “Non sono un medico. Sono solo una mamma disperata”. Per la donna è un dato di fatto il ritardo con il quale i soccorsi sono stati avvertiti ma soprattutto l’operazione di depistaggio messa in atto dai cinque indagati per la morte di Marco. “Questo mi lascia pensare che non si è trattato di un incidente”.
, il giovane di Ladispoli morto lo scorso 17 maggio, è il soggetto di una petizione lanciata Marco De Rubeis online che “Giustizia e verità” per il giovane di Ladispoli. A raccogliere l’appello indirizzato al Ministro della Giustizia Orlando, sono stati finora circa 47mila cittadini, vogliosi di fare chiarezza su una vicenda apparsa opaca fin dai primissimi momenti successivi all’accaduto. Probabile che la svolta possa avvenire il possimo 4 marzo, quando avrà luogo l’udienza del processo a carico della famiglia Ciontoli, accusata dell’omicidio del 20enne. Come recita la petizione “Nessuno restituirà Marco ai suoi genitori, ai suoi parenti, ai suoi amici, nessuno gli permetterà di diventare quel carabiniere che tanto sognava di essere ma sapere perchè è stato ucciso, e da chi, deve essere possibile“.
Il giallo sull’omicidio di Marco Vannini vivrà un momento importante il prossimo 4 marzo, quando si svolgerà la nuova udienza del processo a carico della famiglia Ciontoli, accusata dell’omicidio volontario del giovane ucciso lo scorso 17 maggio. La madre di Marco Vannini, Marina Conte, è stata intervistata nuovamente dal settimanale Giallo, al quale ha sottolineato ancora una volta la sua enorme rabbia nei confronti dei responsabili della morte del figlio. “Nessuna delle cinque persone che erano presenti in quella casa gli ha dato la possibilità di salvarsi. Non c’è nessuna perizia di parte che possa scagionare i cinque indagati per la morte di mio figlio”, ha dichiarato. L’attesa, anche per la famiglia di Marco Vannini, sarà per la nuova tappa del processo nel corso della quale la madre del ragazzo appena 20enne si aspetta “che il giudice li rinvii tutti a giudizio e che vadano presto a processo”. Dallo scorso 17 maggio, giorno in cui Marco Vannini fu colpito mortalmente da un proiettile esploso dall’arma di Antonio Ciontoli, la madre ha rivelato di essersi sempre recata al cimitero: “Mi siedo accanto alla tomba e parlo con lui. Lo aggiorno su tutto quello che ho fatto nelle mie giornate senza di lui”, ha dichiarato al settimanale. A sostenere la famiglia di Marco Vannini, vi è un numero sempre maggiore di utenti che su Facebook si sono riuniti all’interno del gruppo “Giustizia e Verità per Marco Vannini”. In quasi 32 mila sosterranno nuovamente la famiglia di Marco nella prossima data del processo.