Si è parlato molto oggi della parola ‘Petaloso’ che un bimbo di terza elementare, Matteo, aveva usato in un tema suscitando la fantasia della maestra che aveva poi deciso di mandare domanda all’Accademia della Crusca per l’inserimento nel vocabolario italiano. Il Fatto Quotidiano, nella sua versione online, ha sottolineato come però questa già esisteva da tempo nel vocabolario inglese con ”Petalous – having petals”. Ovviamente l’articolo non è una polemica nei confronti di un bambino che grazie alla sua fantasia ha dato la possibilità alla nostra lingua di evolversi e di aggiungere una parola al vocabolario che in altri paesi si usa già da diverso tempo.



Il caso ‘petaloso’ non ha lasciato indifferente il popolo del web che si è mosso proprio in riferimento a questo strano evento che ha sicuramente qualcosa di curioso. Un bimbo infatti in un tema ha scritto la parola ”petaloso” con la sua maestra che ha deciso di inviare una lettera all’Accademia della Crusca per avere risposte in merito alla possibilità di usare questa parola in italiano, ricevendo una risposta comunque positiva e che lascia riflettere sull’evoluzione della nostra lingua. Matteo Pelusi, di Matt&Bise, è intervenuto sul suo profilo Instagram postando una sua foto da piccolo e scrivendo: “Come ero petaloso da piccolo e mi chiamavo anche Matteo“. Clicca qui per il tweet e la foto.



E nel giro di poche ore “petaloso” diventa subito top trend sui social e sul web: dopo l’incredibile storia che dal bambino Matteo, passando per una professoressa premurosa, arriva fino all’Accademia della Crusca, ha reso celebre in poche ore un termine inventato che ora, se si continua a sostenere e usare come lingua corrente, potrebbe entrare nel nuovo vocabolario della Crusca. Ha dato risalto subito alla petalosità di questa giornata anche il Premier Renzi che su Twitter scrive “Grazie al piccolo Matteo, grazie all’Accademia della Crusca, una storia bella una parola nuova, petaloso”. Ma ancora già geniale è il post su Facebook che si sono inventati i geniali yuotubers (a proposito, entreranno di sicuro al più presto anche queste nuove parole, ne siamo certi!) di The Jackal: «Dov’era lo stato quando Antonio Banderas scriveva all’Accademia della Crusca?» e postano una foto con documento della prestigiosa Accademia inviato ad “Antonio Banderas” per aver inventato il termine visto in mille pubblicità di celebri biscotti, “inzupposo”. Da Banderas a Renzi fino ai The Jackal, sono tutti “petalosi” oggi.



Una storia davvero curiosa, anzi… petalosa. È proprio l’aggettivo “petaloso” che oggi ha preso d’assalto il web, i social e l’opinione pubblica dopo l’incredibile storia che coinvolge il giovane studente Matteo, una maestra premuroso e l’Accademia della Crusca. Neologismo? L’intento è quello e il web vuole andare in difesa di Matteo e della sua parola inventata: l’occasione fa l’uomo… citazionista e infatti il celebre enigmista, saggista e giornalista Stefano Bartezzaghi non si è fatto sfuggire l’occasione e ha regalato una perla per i grandi amanti del recente compianto Umberto Eco, scomparsa una settimana fa. «Con il conio di petaloso appare l’autore dell’Aggettivo della Rosa. L’Universo è in equilibrio», giochi di parole e omaggio per il geniale scrittore de “Nel nome della rosa“. Ma come ha giocato questa volta Bartezzaghi? L’abile enigmista ha di fatto sostituito la parola “nome” con quella di “aggettivo” al titolo del libro di Umberto Eco, omaggiando la nuova parola coniata dal piccolo Matteo. Un vero enigma poetico, anzi… sì, l’avete capito. Clicca qui per il tweet enigmistico di Stefano Bartezzaghi. 

E’ già un caso la vicenda del bambino di terza elementare Matteo che ha “inventato” la parola ‘petaloso‘. Qualche settimana fa in un compito in classe sugli aggettivi Matteo ha scritto, riferendosi a un fiore, che era ‘petaloso’. Il bambino frequenta una scuola elementare in provincia di Ferrara e la sua maestra, Margherita Aurora, dopo aver letto il compito ha pensato che quello fosse un “errore bello” tanto che ha deciso di scrivere all’Accademia della Crusca per un parere. E l’Accademia ha risposto che la parola è “bella e chiara”, come riporta il Corriere della Sera:  “Caro Matteo – scrive Maria Cristina Torchia, della redazione Consulenza linguistica della Crusca – la parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano come sono usate parole formate nello stesso modo”. Ma affinché il nuovo termine  ‘petaloso‘ entri nel vocabolario, la Crusca spiega che “bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e tante persone la capiscano. Se riuscirai a diffondere la tua parola fra tante persone e tante persone in Italia cominceranno a scrivere e dire “Com’è petaloso questo fiore!” o, come suggerisci tu, “le margherite sono fiori petalosi, mentre i papaveri non sono molto petalosi”, ecco, allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano, perché gli italiani la conoscono e la usano”.