La visita di Mauricio Macri a papa Francesco, la prima dal giorno della sua elezione, riveste una grande importanza per due motivi: in primis per instaurare nuove relazioni alquanto diverse da quelle degli ultimi anni kirchneristi, poi per dissolvere (si spera una volta per tutte) tutte le nubi che si addensano sul rapporto tra il Sommo pontefice e il suo Paese di origine, forse il più complicato emerso finora nel suo Pontificato. Il rapporto dell’Argentina con il suo Papa è stato in salita fin dagli inizi: quando cioè il giorno della sua elezione l’allora Presidente Cristina Fernandez de Kirchner si mostrò arrabbiata, e con lei il Governo, giacché l’immagine che il kirchnerismo ha sempre dato della Chiesa è stata quella di una complice della dittatura militare degli anni ‘70. Immagine solo in parte vera: ci fu chi si mostrò contro i militari e chi invece li appoggiava apertamente, ma anche chi, in nome della possibilità di salvare possibili vittime del regime, si adoperò diplomaticamente. E questo è il caso di Monsignor Bergoglio, le cui relazioni permisero non solamente a ecclesiastici, ma anche a futuri Ministri del Governo kirchnerista, che lo trattò da nemico, di salvarsi da una morte sicura.



L’intervento del presidente ecuadoriano Correa e poi quello del filosofo kirchnerista Feinmann convinsero Cristina ad approfittare politicamente dell’evento in funzione del mantenimento del potere: da qui la rapidissima conversione di tutto l’entourage Governativo e di parte delle organizzazioni dei diritti umani a esso legate e la loro trasformazione in “più papisti del Papa”, con pellegrinaggi e soprattutto continue visite a Roma, sempre ben accetti dal Sommo Pontefice. Con episodi al limite della risata, come la spiegazione fatta da Cristina su come usare il completo per bere il “mate” (bevanda nazionale di cui il Papa è un conosciutissimo aficionado) durante il suo primo incontro a Roma.



La “conversione” del kirchnerismo e le frequentissime visite in Vaticano (ricordiamo che il Papa non può mai rifiutare la visita di un Capo di Stato, per protocollo) da parte della Kirchner (una volta accompagnata da un esponente politico accusato di sottrazione di minore e violenza, cosa che ha interrotto i “pellegrinaggi” presidenziali) hanno però provocato delle reazioni negative fortissime verso Francesco da parte di una maggioranza cattolica argentina, che ha interpretato i fatti come una aperta propensione papale nei confronti del peronismo kircherista.

L’elezione di Macri, a cui il Papa non ha inviato messaggi o espresso dichiarazioni di felicitazione, ha scatenato ancor di più la protesta. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il regalo di un rosario a una dirigente di un movimento extraparlamentare del Nord del Paese, denominato “Tupac Amaru”, la india Milagros Sala. Quest’ultima è agli arresti per una serie di reati commessi che vanno dalla malversazione di ingentissimi fondi statali, ad aggressioni compiute verso suoi avversari politici fino al sospetto di partecipazione diretta o meno in tre omicidi.



Sala ha per anni gestito la provincia di Juyui come si trattasse di un feudo personale, sponsorizzata dal potere centrale dei Kirchner: non è quindi da considerarsi una Madre Teresa, ma sorprende il fatto che Milagro sia detenuta in carcere senza un processo, mentre ex Ministri del passato Governo, coinvolti in scandali politici confermati, alcuni già condannati, godono tuttora della libertà.

Questo il probabile messaggio di Francesco, ma le reazioni di gran parte non solo del mondo politico, ma anche di gente comune, ne hanno portato la figura a livelli bassissimi di consenso, al contrario che nel resto del mondo.

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