La paternità (surrogata) di Nichi Vendola scatena sul web i commenti che ti aspetti. Ieri, dopo poche ore dalla notizia, l’hasthag #Vendola era di tendenza con insulti, ironie e complimenti. Se la notizia, oggi, l’apprendi dalle testate, sai già cosa leggi. Dipende che fossero da una parte o dall’altra a proposito delle unioni civili e sai già che i commenti saranno di quella parte o dell’altra. Il povero Tobia Antonio — così l’hanno chiamato Nichi e il compagno Eddy Testa — nasce con il curriculum di uno sul quale si è già scritto e letto tutto il già scritto e il già letto in questi ultimi mesi. 



Pro? Basta leggere qualche sito o blog o pagina di esponenti Lgbt. Contro? Bastano i post di Salvini e Adinolfi. Per questo, lasciate che trascuri il commento ovvio, la sentenza che ti aspetti da un prete che scrive su questa testata. Lascio che dal mio cuore giungano alla tastiera delle domande, delle questioni che da giorni pulsano dentro di me e che grazie a Nichi & Eddy esplodono. È una domanda. Una domande che ne contiene altre. 



Perché chi non può avere figli, omosessuali ed eterosessuali sterili, li vuole ad ogni costo ed invece chi può averli, non li ha e in molti casi non ci pensa nemmeno? Perché chi non può sposarsi, omosessuali, divorziati (per la chiesa), separati, vuole ad ogni costo il matrimonio e chi può sposarsi, va a convivere? Conoscete qualche Lgbt listato a lutto perché dalla quasi-legge è stato tolto l’articolo sulla fedeltà? Sì? e allora, una domanda anche per loro: perché chi non ha obbligo di fedeltà legalmente e socialmente riconosciuto, lo vuole ad ogni costo? Perché invece chi ha un obbligo legale e contrattualmente stipulato di fedeltà, tradisce? Cosa mi dice questo desiderio di maternità e di paternità fuori natura che scandalizza molti? Se i nostri figli venuti su a boy scout e parrocchia non si sposano più ma convivono e non lo fanno per leggerezza o perché sono bamboccioni, ma proprio come scelta personale per vivere il loro amore, perché tutto ciò non basta a una coppia omosessuale? perché chi può avere figli non li ha e chi non li può avere li fa in America? 



Per farmi ferire da questo domande devo buttar giù pregiudizi di tipo politico, economico, di opportunismo, devo cercare di guardare il buono che c’è dappertutto e, dite quello che volete, Tobia Antonio è una cosa buona e dinnanzi a lui, pure dinnanzi a lui, Dio avrà sorriso e messo un’anima, così che ora Tobia Antonio mi chiede: ma io, a te, dico qualcosa?

Se la fedeltà per molti non è più un valore, ma un peso, o al massimo un ideale irraggiungibile, ma certo non qualcosa da giocarci la vita di coppia in un matrimonio, tutto questo mi dice qualcosa?

Molti degli omosessuali che hanno parlato in questi giorni o che ho avuto modo di leggere o di ascoltare personalmente, hanno rapporti di coppia che durano da più tempo di molte coppie di sposi, cosa mi dice? siamo alle stesse latitudini delle domande su Tobia Antonio: cosa mi dicono?

Qui non si tratta di dire chi vince o chi perde, perché non c’è nulla che io tolgo ad un essere umano o violo in un essere umano, che non sia una perdita per tutta l’umanità.

La famiglia allargata di oggi è quella composta da ex mariti ed ex mogli e nuovi compagni e compagne e figli dell’uno e figli dell’altro, mentre prima era quella con il nonno nella camera in fondo al corridoio, due zii celibi nel corridoio e i figli che dormivano in quello che di giorno era il salotto. Racconto uno spaccato vero di una famiglia vera, non sto inventando. Questo ci dice qualcosa? O vogliamo mettere tutto dentro una battuta, anche divertente, che ho letto ieri su twitter a proposito di Vendola: Nichi ha avuto un bambino. Sarà un effetto dell’Ilva?

Io di fronte a Tobia Antonio voglio solo farmi ferire da delle domande e la prima risposta è che voglio ripartire dall’amore perché solo quello attira. Non c’è discorso vero, non c’è verità ben narrata, ben esposta, ben scritta, che possa attirare o convincere qualcuno, quanto un solo atto di amore. Basta poco, veramente poco, anche un po’ di gentilezza e la persona più contraria alle nostre idee, si ferma ad ascoltarci. Avete visto che schifo i dibattiti di questi mesi? 

Un politico, un personaggio televisivo, non faceva in tempo a fare una domanda, che subito, secca, immediata, già pronta, c’era la risposta. Sintomo che non c’era dialogo ma solo recita.  Chi usciva da quei confronti televisivi chiedeva “Come sono andato?”, non si preoccupava di cosa fosse rimasto nell’altro, su cosa fosse rimasto a lui. Era solo  performance.

Ecco, ora è nato Tobia, e io non me la sento di sbeffeggiare, di fare battute. Faccio gli auguri e mi chiedo cosa Tobia e la sua nascita così fuori da ogni schema per me comprensibile, possa dirmi, possa darmi rimanendo nella mia identità di prete, di uomo. Non lo so come andrà questa riflessione che sto scrivendo, non lo so “Come sono andato”, ma voglio capire perché chi può avere figli facilmente fa di tutto per non averli e chi non può averli fa di tutto per farli arrivare.

Ciao Tobia Antonio, ben venuto. E non stancarti troppo presto di noi.

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