Per la famiglia di Marco Vannini, ha avuto inizio oggi una settimana importantissima in quanto, il prossimo venerdì 4 marzo, avrà luogo presso il Tribunale di Civitavecchia la seconda udienza preliminare sull’omicidio del giovane di Cerveteri. Alla vigilia di una data così importante, l’avvocato della famiglia Vannini, Celestino Gnazi, è stato intervistato dal sito web “Altravocenews.it”, anticipando ciò che avverrà nel corso dell’udienza. In chiusura di intervista, l’avvocato Gnazi ha commentato ciò che avrebbe detto se solo avesse avuto la possibilità di parlare con la famiglia Ciontoli o con Viola Giorgini, i cinque indagati per la morte di Marco Vannini: “Li guarderei soltanto, per cercare nelle loro espressioni quella umanità che sinora non sono riuscito a scorgere. Se avessi potuto farlo prima, avrei detto loro che Marco era loro figlio, era loro fratello e che dovevano assumersi la responsabilità di quello che avevano fatto perché Marco lo meritava, lo meritavano i suoi genitori ed anche la coscienza di chi lo aveva lasciato morire”.



Il giallo sull’omicidio di Marco Vannini, è stato affrontato nuovamente nel corso dell’ultima puntata di Quarto Grado, a distanza di una settimana dal 4 marzo prossimo, data in cui è in programma la seconda udienza preliminare. Per la prima volta, nel corso della trasmissione di Rete 4 è stato trasmesso l’audio dell’interrogatorio ad Antonio Ciontoli, il militare della Marina che confessò di aver sparato a Marco Vannini, fidanzato della figlia Martina, la sera del 17 maggio 2015, mentre il giovane si trovava nella sua villetta a Ladispoli. Nel corso dell’interrogatorio, l’uomo viene invitato a raccontare la verità sulla sera del delitto: Ciontoli inizialmente sosterrà la tesi dello sparo accidentale per poi cambiare versione parlando di uno “scherzo” finito male ai danni dei povero Marco Vannini. A far cambiare idea ad uno degli indagati per l’omicidio volontario del ragazzo di Cerveteri sarebbe stato l’intervento del pm che nel corso dell’interrogatorio gli contestò il contenuto delle intercettazioni ambientali mentre si trovava in commissariato e che smentirebbero la prima versione del Ciontoli. Per il pubblico ministero, con le sue dichiarazioni il presunto assassino di Marco Vannini non avrebbe fatto altro che intralciare le indagini. Gli inquirenti che indagano al giallo, avrebbero nutrito fino ad oggi notevoli dubbi su vari aspetti del racconto di Ciontoli e nello specifico sul luogo del delitto che, secondo il racconto dell’indagato, sarebbe avvenuto nel bagno della sua villetta. Non è escluso che il luogo in cui Marco Vannini fu stato colpito dal proiettile esploso da Antonio Ciontoli sia la camera da letto della fidanzata Martina ed anche su questo aspetto proseguono le indagini, al fine di fare massima chiarezza sulla morte del giovane. Nel corso dell’audio relativo all’interrogatorio a Ciontoli e trasmesso nell’ultima puntata di Quarto Grado, inoltre, l’uomo avrebbe riferito le sue paure dopo l’omicidio di Marco Vannini, lasciando interdetti con le sue dichiarazioni in merito: “Io e la mia famiglia stiamo vivendo un momento drammatico stiamo ricevendo minacce anche molto serie e non più posso vivere a casa, ho i giornalisti piantati sotto casa, non posso più vivere. Questa storia mi sta creando un danno economico allucinante, non sono ricco. Al momento a lavoro sono in licenza di convalescenza, perché non sto bene. Non so fino a che punto posso arrivare”.

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