La trasmissione di Rai 1, “La Vita in Diretta”, è tornata sul caso di Elena Ceste dopo le ultime notizie relative alle motivazioni che avrebbero spinto i giudici a confermare la condanna a 30 anni a carico del marito Michele Buoninconti. Secondo il giudice, il delitto è stato premeditato. Oltre al grande errore relativo alle cinque chiamate effettuate nel giorno dell’omicidio al cellulare della stessa Elena Ceste, l’uomo avrebbe compiuto altri passi falsi. In un servizio della trasmissione, l’inviata riassume il profilo di Michele Buoninconti da parte dei giudici, che hanno individuato in lui una personalità criminale e malvagia. Pur avendo agito con enorme freddezza, i suoi errori sono stati finalmente resi noti: oltre alle telefonate frutto dell’ansia e della fretta, sono emersi altri passi falsi da parte di Buoninconti e che non ha saputo giustificare, a partire dai vestiti che dichiarò di averli trovati a terra, nel cortile, particolare che non combacia con la verità. Altro elemento chiave delle indagini sono stati gli occhiali di Elena Ceste, dei quali la donna non poteva fare a meno e ritrovati da Michele solo in un secondo momento e non insieme ai vestiti. Secondo il magistrato Buoninconti è sicuramente l’assassino di Elena Ceste, nonostante non sia stato possibile, nel corso del processo, stabilire in che modo la donna sia stata assassinata.
E’ stato incastrato dall’ “ansia per aver perso il cellulare” Michele Buoninconti, il vigile del fuoco condannato per l’omicidio della moglie Elena Ceste a 30 anni di carcere in primo grado. E’ quanto si legge nelle motivazioni della sentenza uscite ieri: “pur avendo agito con straordinaria freddezza”, scrivono i giudici, Buoninconti ha commesso “un unico errore”, le chiamate fatte al cellulare della moglie il giorno dell’omicidio per cercare il telefono “nel timore che fosse stato smarrito”. Inotre dalle analisi delle celle telefoniche risulta che Buoninconti era “nell’area del ritrovamento del corpo di Elena in un orario compatibile con il successivo sviluppo dei fatti”. Elena Ceste fu ritrovata cadavere in un canale a due chilometri dall’abitazione di Costigliole d’Asti a fine ottobre 2014, nove mesi dopo la sua scomparsa, avvenuta il 24 gennaio. Quel giorno per il vigile del fuoco la moglie stava male e sarebbe uscita di casa nuda e senza gli occhiali.
Sono state le telefonate fatte da Michele Buoninconti alla moglie Elena Ceste il giorno dell’omicidio a incastrare l’uomo. Ad affermarlo sono i giudici nelle motivazioni della sentenza di condanna dell’uomo in primo grado a 30 anni di carcere. In base all’analisi delle celle telefoniche emerge infatti che Buoninconti “nell’area del ritrovamento del corpo di Elena in un orario compatibile con il successivo sviluppo dei fatti”: “E’ del tutto verosimile ritenere che sia stata l’esasperazione di Michele per la doppia vita tenuta di Elena a sua insaputa a costituire il detonatore dell’azione criminosa”. Ci sono però ancora dubbi sulle modalità del delitto. Il giudice del Tribunale d’Asti, Roberto Amerio scrive che “il mancato rinvenimento di tracce ematiche sulla scena del delitto e sulle auto in uso alla famiglia, oltre all’assenza di veleni e/o farmaci sul parenchima ematico, orientino per un omicidio commesso per strangolamento”. Elena Ceste era scomparsa dalla sua casa di Costigliole d’Asti il 24 gennaio 2014. Il cadavere fu ritrovato il 18 ottobre 2014 in un canale a due chilometri dall’abitazione.