La data del 9 febbraio si avvicina sempre di più. Per la famiglia di Marco Vannini, rappresenta l’inizio di quello che si prospetta essere un lungo percorso giudiziario, al termine del quale si spera possa essere fatta chiarezza e giustizia sulla morte del giovane bagnino 20enne di Cerveteri. Il 9 febbraio, infatti, prenderà il via l’udienza preliminare, nel corso della quale il giudice deciderà se rinviare o meno a giudizio l’intera famiglia Ciontoli, capeggiata da Antonio, militare della Marina resosi responsabile – a suo dire – del delitto di Marco Vannini. Al settimanale “Giallo”, alla vigilia di questa importante data, parla la mamma del bagnino ucciso con un colpo di pistola la sera del 17 maggio scorso nella villetta della fidanzata Martina Ciontoli, a Ladispoli. La donna si augura che i capi di imputazione (omicidio volontario e omissione di soccorso) vengano confermati a tutti i membri della famiglia Ciontoli, che la stessa definisce “crudeli e insensibili”. Sono le “bugie e le menzogne”, come le definisce la signora Marina Conte, mamma di Marco Vannini, messe in atto dai Ciontoli ad addolorare l’intera famiglia in riferimento all’omicidio del giovane attorno al quale aleggiano ancora molti dubbi. Gli stessi che la madre spera di chiarire nel corso del processo. Ad affiancare nella sua battaglia la mamma di Marco, c’è anche il padre, Valerio Vannini, il quale al medesimo settimanale ha ribadito le tante bugie a cui è stato costretto a sentire da quanto suo figlio è tato ucciso, mettendo in dubbio l’esistenza del pettine riferito da Antonio Ciontoli agli operatori del 118, sostenendo che il giovane si fosse ferito con la punta.