Il caso è ben lungi dall’essere risolto: per Marco Vannini ancora la giustizia è lontana dall’essere trovata, con la complessità del processo che riguarderà la famiglia Ciontoli al completo, dal padre Antonio fino a tutto il resto del nucleo famigliare presente quella tragica sera del 17 marzo 2015 a Ladispoli. In attesa dell’udienza il prossimo 4 marzo, l’appello della madre di Marco, Marina Conte, espresso di recente a Quaro Grado su Rete 4, rimane ben lontano dalla soluzione. “Voglio tutta la verità!”, affermava tra le lacrime la mamma del bagnino ucciso con un colpo misterioso d’arma da fuoco. tanti i dubbi, i punti oscuri e la rabbia: «Io posso solo dire da mamma che mio figlio, dopo quello sparo, è campato per altre quattro ore. Poi lui aveva la volontà di vivere, sono stati i Ciontoli che gliel’hanno negata. Da quanto è partito lo sparo, hanno solo pensato a depistare tutti. A me hanno rubato la linfa vitale, devono pagare anche quello che stanno facendo a noi». Il dolore non si placa e una soluzione sempre più intricata sulle possibili e presunte responsabilità della ex fidanzata Martina e del resto della tua famiglia non fanno altro che rendere difficile la soluzione del caso.



Entro la fine di questa settimana, il giallo di Marco Vannini vivrà una tappa importante in occasione della seconda udienza preliminare fissata al prossimo 4 marzo. Il caso di Marco Vannini è approdato di recente nel corso della trasmissione Quarto Grado, durante la quale, per la prima volta, è stato trasmesso l’audio dell’interrogatorio ad Antonio Ciontoli, indagato insieme all’intera famiglia per l’omicidio del bagnino ventenne di Cerveteri. Nel corso dell’interrogatorio, il militare della Marina avrebbe inizialmente considerato quanto accaduto, l’uccisione di Marco Vannini, un incidente, per poi parlare di uno “scherzo”. Un cambio di versione avvenuto dopo essere stato incalzato dal pm che ha sottolineato l’intercettazione ambientale avvenuta in caserma e che avrebbe smentito le sue prime dichiarazioni. Il giornalista Carmelo Abbate, ospite del programma, avrebbe reagito con parole dure alla trasmissione dell’audio di Antonio Ciontoli, commentando: “Ho dentro di me la certezza che lui in quel momento doveva essere arrestato”. Secondo il giornalista, alla luce dei continui cambi di versione di Antonio Ciontoli sull’omicidio di Marco Vannini, la libertà concessa a lui ed agli altri indagati per l’omicidio del povero Marco Vannini, avrebbe permesso loro di meditare soluzioni e versioni verosimili da fornire agli inquirenti: “Lui continua a mentire, continua a depistare le indagini, lui soprattutto continua ad influenzare gli altri, continua ad essere quello che dirigere l’orchestra”, avrebbe ammesso Abbate, come riportato dal sito “Terzobinario.it”. In merito alla strategia difensiva adottata dal legale dei Ciontoli, ne sapremo di più solo in occasione dell’udienza del 4 marzo, dopo la “rumorosa” assenza degli indagati in aula nel corso della prima udienza preliminare dello scorso 9 febbraio.

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