Ad incastrare Giosuè Ruotolo, in carcere da alcuni giorni con l’accusa di aver ucciso Trifone e Teresa, non sarebbero stati solo i fotogrammi – seppur decisivi per l’arresto – che immortalerebbero la sua auto nei pressi del luogo del delitto proprio nei minuti in cui i due fidanzati sono stati uccisi, ma anche altre circostanze che continuano a restare un mistero. La stessa sera del delitto, Ruotolo sarebbe uscito dal suo appartamento indossando una tuta ma, al suo rientro, si sarebbe cambiato, comprese le scarpe. A riferirlo ai pm, come riporta Blitz Quotidiano, sarebbe stato uno dei due coinquilini, Daniele Renna, il quale avrebbe ammesso di non aver mai visto Giosuè con addosso quella tuta, in acetato e di colore grigio scuro. La stessa tuta, insieme alle scarpe, non sarebbero mai state ritrovate nel corso delle successive perquisizioni nell’abitazione che Ruotolo divideva con i suoi coinquilini. Che fine avrebbero fatto? Gli inquirenti ancora non riescono a dare una risposta.



Cosa avrebbe incastrato Giosuè Ruotolo, in carcere con l’accusa di aver ucciso l’ex commilitone ed amico Trifone e la fidanzata Teresa la sera del 17 marzo scorso? A detta de Il Gazzettino sarebbero state proprio le telecamere sulla strada e che avrebbero ripreso il militare 26enne proprio la sera del duplice omicidio di Pordenone. Ora i fotogrammi in questione sono stati resi noti e immortalerebbero, nel primo l’Audi A3 di Giosuè su Via Interna, in prossimità della scuola Kennedy. Nel secondo fotogramma l’auto di Ruotolo viene immortalata ferma, con l’indicatore di direzione sinistra acceso. Il Gazzettino pubblica anche la mappa del percorso che avrebbe compiuto il presunto assassino di Trifone e Teresa la sera di quasi un anno fa, dal parcheggio del Palasport di Pordenone fino all’ingresso del Parco San Valentino, nel cui laghetto sarebbe stata rinvenuta l’arma del delitto. .



Dallo scorso lunedì sera, Giosuè Ruotolo, il militare campano accusato del duplice delitto di Trifone e Teresa, è in carcere a Belluno. Ieri, nel corso dell’interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere. Una pura strategia difensiva, stando alle successive dichiarazioni del suo avvocato difensore Rigoni Stern che, come riporta il quotidiano online Pordenone Oggi, ha anche aggiornato sull’attuale stato d’animo del suo assistito dopo i primi giorni da arrestato. L’avvocato avrebbe dichiarato di aver trovato Ruotolo “molto avvilito ma combattivo, in cella ha letto tanti passaggi dell’ordinanza che sembrano costruiti per chiudere il cerchio sulla sua persona”. Intanto, sarebbe già pronto il ricorso da presentare al Tribunale del Riesame di Trieste ma, considerando i tempi tecnici, con ogni probabilità sarà preso in carico e discusso solo all’inizio del prossimo mese.



Dopo che nell’interrogatorio di ieri mattina Giosuè Ruotolo si è avvalso della facoltà di non rispondere, la reazione dell’avvocato della difesa, Roberto Rigoni Stern, davanti ai giornalisti è stata pacata ma combattiva. Per i legali del militare di Somma Vesuviana accusato di aver ucciso la coppia di Pordenone, Teresa e Trifone, sarebbe molto labile – oltre alla pista delle nuove dichiarazioni dei coinquilini di Giosuè, come spieghiamo qui sotto – anche la pista del profilo Facebook. «Non può reggere davanti alla Corte di Assise ed è stato molto enfatizzato: 9 messaggi in 8 giorni, inviati ben nove mesi prima dell delitto, sono stati interpretati quali veri e propri atti persecutori quando tutti sappiamo normalmente, nelle conversazioni in rete, quel numero di accessi si raggiunge in pochi secondi». Intanto, per ulteriori novità si attende lunedì quando ci sarà l’interrogatorio di garanzia per la fidanzata, anche lei incarcerata ma ai domiciliar, Rosaria Patrone, accusata di favoreggiamento.

Si è svolto ieri nel carcere di Belluno l’interrogatorio di garanzia a carico di Giosuè Ruotolo, l’indagato numero uno per l’omicidio di Trifone e Teresa, i due fidanzati uccisi nel parcheggio del Palasport di Pordenone lo scorso 17 marzo. Il militare 26enne di Somma Vesuviana, arrestato la sera dello scorso lunedì, avrebbe deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere, una decisione non a sorpresa, come confermato dal suo stesso legale, Roberto Rigoni Stern, il quale avrebbe ammesso, come riportato dal Corriere Adriatico: “Non avrebbe avuto senso, in questa fase, riferire nuovamente rispetto agli addebiti constati”. Del caso se ne è occupata ieri anche la trasmissione La vita in diretta, nel corso della quale l’inviato ha commentato l’importante giornata per Giosuè Ruotolo che ha scelto di non rispondere alle domande del gip, come già fatto in precedenza, lo scorso 19 dicembre ed a differenza del suo primo interrogatorio, nel corso del quale aveva invece raccontato la sua verità. La scelta di non rispondere, tuttavia, sarebbe rientrata nel piano difensivo messo a punto dai suoi due legali ed avrebbe avuto un significato decisamente forte, alla luce delle parole dell’avvocato Rigoni Stern, diffuse in un comunicato ufficiale e reso noto nel corso della trasmissione di Rai 1. “Abbiamo un anno di svantaggio rispetto ad un plotone di esecuzione che ha lavorato per un anno alle tesi accusatorie”, avrebbe asserito il legale di Ruotolo, adottando parole durissime. Il riferimento è certamente all’impossibilità di poter accedere agli atti, sebbene siano state fatte le copie forensi, ovvero lui abbia avuto la possibilità di avere il contenuto dei dispositivi informatici di Giosuè Ruotolo. Rigoni Stern, come riferito dall’inviato de La vita in diretta, avrebbe puntato il dito anche contro i coinquilini di Giosuè Ruotolo: “Perché hanno parlato a distanza di nove mesi? Perché hanno ritrattato e ricostruito quel 17 marzo in maniera diversa rispetto a quanto fatto in precedenze? Perché hanno raccontato degli screzi, della scazzottata tra Giosuè e Trifone quando persino la madre ha detto Trifone non ha mai alzato le mani nei confronti di nessuno?”.