Tra le varie notizie sul terribile delitto di Luca Varani, oggi ha avuto spazio anche la lettera intensa di Ledo Prato, padre di Marco, uno degli assassini del 23enne. L’uomo svolge un ruolo di consulente del Ministero dei Beni Culturali ed è conosciuto anche da Mauro Felicori, direttore della Reggia di Caserta, intervenuto sul caso nella puntata odierna di Tagadà su La7. Felicori, pur ammettendo di non conoscere la vicenda, ha ammesso di conoscere invece molto bene Ledo Prato, definendolo “un uomo meraviglioso di grande cultura, un amante della cultura e della sua diffusione, un uomo anche pieno di doti sentimentali”. Sulla tragica vicenda che ha visto coinvolto il figlio di Ledo Prato, accusato di aver ucciso insieme all’amico Manuel Foffo il giovane Luca Varani, vittima di lunghe sevizie dopo tre giorni di follia a base di alcol e droga, Mauro Felicori, visivamente scosso, ha preferito non addentrarsi più di tanto, limitandosi a dire la sua su Prato e commentando: “Sono davvero desolato”. .
La giornata di oggi ha visto, nel caso del delitto di Roma, l’ascesa alla cronaca della lettera di Ledo Prato, il padre di Marco uno dei killer carnefici di Luca Varani: dopo le parole pubblicate sulla stampa da segretario di Mecenate 90, le polemiche sono state numerose per via di alcuni passaggi in cui ci sarebbero prese di posizione non completamente di condanna al figlio Marco, che nonostante la mattanza fatta rimane comunque parte della sua famiglia. Ma le polemiche non si fermano certo qui, visto che durante la trasmissione di la7, Tagadà, una giornalista inviata a casa Prato per sentire qualche commento sull’intera vicenda, dal delitto alla lettera, è stata aggredita d una donna. La reporter Annalisa Cangemi, invitata al palazzo romano dove abitano i Prato, è stata aggredita in malo modo con spintoni e insulti al grido di “ti ammazzo sai se non ti allontani?”. Ma di chi si tratta ancora non si sa nulla, se sia un’amica di famiglia oppure una parente stretta: resta forte la tensione attorno ad un caso che non ha lasciato ovviamente tranquilli il pubblico romano e nazionale, per un fatto, il delitto di Luca, di una crudeltà davvero inaudita. Per vedere l’aggressione alla giornalista di La7, clicca qui per il video.
Ledo Prato, padre di uno dei due trentenni reo confessi coinvolti direttamente nel delitto di Luca Varani, nell’uscire allo scoperto ed esprimere un proprio pensiero sul terribile evento, ha puntato il dito anche contro i giornalisti, a quella stampa che, a sua detta, negli ultimi giorni avrebbe “fatto a brandelli la vita di tre famiglie colpite”. Scrive ancora il padre di Marco Prato e che insieme a Manuel Foffo avrebbero ucciso e prima seviziano Luca Varani: “Si sono letti giudizi sommari, verità parziali o di comodo, usate espressioni dei tempi più bui della vita civile”. Nonostante questo, l’uomo non sminuisce il terribile fatto che vede coinvolto il figlio trentenne riconoscendo “contesti difficili, rapporti umani alterati, scelte non sempre condivisibili, disvalori che cancellano valori”, vanificando il fine di un’esistenza alla quale, a sua detta, avrebbe dato tutto.
Nel delitto di Roma avvenuto settimana scorsa, esce allo scoperto Ledo Prato, il padre di Marco Prato uno dei due assassini di Luca Varani ucciso barbaramente durante un festino a base di cocaina e alcol a fiumi. Oggi il padre di Marco ha scritto una lettera aperta ad amici, pubblico ed esponenti della cultura romana sia come genitore ferito che come cittadino impegnato di fronte ad una tragedia personale devastante. Ledo Prato infatti è anche il segretario generale di Mecenate 90, un’associazione impegnata nella difesa di valori sociali e culturali legati al buon vivere civile: una persona particolarmente esposta nei circoli culturali romani. Ma è lo stesso padre colpito e profondamente dispiaciuto per quanto il figlio ha combinato, assieme a Manuel Foffo, in quella terribile serata durante la quale il giovane 23enne Luca Varani ha perso la vita dopo varie sevizie e torture. «Care amiche ed amici voglio ringraziarvi per i tanti messaggi che mi avete mandato. La vita riserva molte sorprese, alcune liete e altre no: a volte quel che succede annebbia la speranza, richiama dolore e intacca la bontà delle relazioni umane, ti mette a confronto con subdole malattie che sovrastano le persone più deboli e tende a mortificare una vita intera spesa nel difendere valori di tolleranza, rispetto e amore per la vita». Amareggiato per quanto compiuto dal figlio Marco, e rivolge direttamente il pensiero a tutte le persone coinvolte nella orrenda vicenda, chiedendo scusa ma nello steso tempo chiedendo anche di non affrontare i giudizi e di avere la pazienza e il rispetto dell’esito dell’inchiesta. Infine Ledo Prato cita un passo del Vangelo per esprimere il suo pensiero “il fico non da frutti e nonostante tutto si decide di non tagliarlo, pensare così come dice il Vangelo non è un atto di misericordia ma di saggezza che suggerisce prudenza, pazienza perché i tempi della ricerca della verità non sono brevi e la giustizia umana ha limiti profondi”. Chiede poi al Signore direttamente di aiutare Marco, nel rivoltare il male con il bene.