L’azienda che presiedo, da parecchio tempo, è impegnata a condurre nel mondo e, in particolare, nell’Estremo Oriente i migliori prodotti artigianali italiani. Per questa ragione, in numerose occasioni, mi è capitato di visitare negozi o di analizzare piattaforme con l’obiettivo di effettuare un’attività di benchmark utile per verificare eccellenza, qualità e costi dei nostri prodotti nei Paesi orientali. Spesso ci siamo imbattuti in sedicenti “made in Italy” di dubbia provenienza: basti pensare ai presunti oli extravergine di oliva, il cui prezzo dimostrava palesemente la totale inaffidabilità del prodotto. 



Oggi il nostro principale impegno è quello di spiegare al grande pubblico cinese, coreano, giapponese, iraniano e arabo la differenza tra un’eccellenza artigianale e ciò che viene semplicemente tacciato come prodotto italiano. Di un olio, per esempio, occorre distinguere la qualità, se è “extravergine”, “vergine” o nessuna delle due. È, inoltre, necessario conoscerne la provenienza e apprendere in che modo avviene la raccolta delle olive. Sapere, infine, se il produttore ha fatto ricorso a una spremitura a freddo o utilizzato macchinari che, per effetto del processo di riscaldamento, apportano comunque una modifica dei valori organolettici. 



Questa battaglia sembra non interessare chi si occupa delle politiche nazionali a tutela dei nostri marchi. Poco importa ai più della difesa dell’originalità e dell’autenticità. Si tratta, piuttosto, di un tema che è costretto ad affrontare chi, come noi, sente come proprio il compito di promuovere e di comunicare l’eccellenza dei prodotti italiani nel mondo.

Lo scenario descritto è reso ancor più complesso dalla rigidità della normativa Ue, che nulla ha a che vedere con la tutela dell’originalità dei prodotti in Europa (penso, ad esempio, alle recenti indicazioni in materia di produzione lattiero-casearia). Sembra che le leggi promosse dalle istituzioni comunitarie, in alcuni casi, tutelino nel continente gli interessi finanziari ed economici di lobby o potentati, isolando chi in modo eroico e coraggioso lavora e produce all’insegna dell’autenticità e dell’originalità. 



Davanti a questo dato la prima vera questione che si pone non è legata all’opportunità di riconoscere o meno l’immissione di olio tunisino nel mercato europeo. Del resto, se ci fosse una politica reale di tutela e sostegno alle produzioni del nostro Paese, non recherebbe alcun danno l’apertura alla promozione dell’attività produttiva degli altri. 

Il tema che ci sta a cuore è un altro: in che modo i prodotti che provengono dall’estero sono trattati e tracciati prima di essere venduti al pubblico? Ciò che interessa è, infatti, la trasparenza e la chiarezza dell’origine, elementi utili al consumatore affinché, legittimamente, possa scegliere. Nessuno, insomma, mette in discussione la solidarietà a una nazione, come la Tunisia, che merita di essere aiutata nel grande processo di trasformazione che la riguarda. Non vi è alcun tentativo di contrapporre, in una sorta di guerra tra poveri, un Paese a un altro. È, però, necessario comprendere le caratteristiche e le qualità di un prodotto, affinché ognuno possa valutare ciò che ritiene migliore per sé.  

C’è, inoltre, un’altra questione di fondo. Occorre chiedersi in che modo sia possibile favorire e supportare la valorizzazione dell’autenticità dell’olio extravergine italiano, avendo anche il coraggio di contrastare le logiche che animano alcune lobby imprenditoriali e industriali. Soggetti che spesso, con una facilità e un’indifferenza estrema, contraffanno i marchi, i prodotti e le loro origini. 

Rimane aperta un’ultima domanda: in che modo possiamo promuovere la qualità e l’originalità dei nostri prodotti nel mondo? Noi, che proviamo a farlo, ci rendiamo conto come questo sforzo sia compiuto nella più totale indifferenza del sistema politico nazionale ed europeo. L’imprenditoria artigiana e noi — che ne siamo voce ed espressione — ci chiediamo chi, oggi, abbia davvero a cuore le realtà che salvaguardano il patrimonio naturale e agroalimentare del nostro Paese. Questa condizione di isolamento e di solitudine che avvertiamo rende ancora più eroico il nostro impegno quotidiano, teso alla difesa e alla promozione dell’originalità e dell’autenticità.