Continuano ad emergere nuovi dettagli, in merito al delitto di Luca Varani ed ai suoi due assassini reo confessi, Manuel Foffo e Marco Prato. A rendere nota l’ultima clamorosa indiscrezione, è il quotidiano online “Il Giornale” che rivela come Manuel Foffo, dopo l’omicidio del 23enne avvenuto nel suo appartamento, chiese alla madre l’occorrente per ripulire il luogo del delitto. La donna, non sarebbe stata informata dal figlio in merito all’uso che avrebbe fatto degli stracci e del sapone, inoltre i genitori di Foffo avrebbero sostenuto di non aver sentito alcun rumore provenire dall’appartamento posto al piano superiore e dove si sarebbe consumato il massacro di Varani. Nei prossimi giorni, gli inquirenti avrebbero già fatto sapere l’intenzione di sentire i genitori di Manuel Foffo così come i parenti di Marco Prato, il secondo trentenne coinvolto nel terribile omicidio, al fine di ricostruire nei minimi dettagli le relazioni ed i comportamenti dei due killer che al momento, dal carcere, continuano ad accusarsi a vicenda. Al centro delle indagini anche i tabulati telefonici, al fine di comprendere quanti messaggi Luca Varani avrebbe ricevuto da parte dei suoi assassini, prima di cadere nella loro trappola.
Gli inquirenti continuano a sottoporre ad interrogatorio i due assassini reo confessi di Luca Varani, i trentenni Manuel Foffo e Marco Prato, al fine di tentare di ricostruire nei dettagli quanto realmente accaduto nella casa degli orrori, nella periferia romana. Cosa ha spinto Foffo e Prato a decidere di uccidere il 23enne? Mentre Foffo, proprietario dell’appartamento nel quale si è consumato il delitto di Varani, ieri aveva attribuito al padre la possibile motivazione che lo avrebbe spinto ad uccidere, proseguono le accuse reciproche tra i due killer, contenenti dichiarazioni clamorose. Gli inquirenti sembrano concentrarsi proprio sul rapporto tra Manuel Foffo e Marco Prato e ciò che emerge è tutta una serie di particolari shock, come riportato dal sito “UrbanPost.it”. Foffo avrebbe asserito di sentirsi minacciato dall’amico, svelando poi il contenuto presente sul cellulare di Prato: “Sul suo telefono mi ha mostrato video di donne stuprate e bambini nudi”. Quest’ultimo, allo stesso modo avrebbe asserito di aver provato paura per Foffo e di aver quindi assecondato le sue volontà, spinto anche dalla forte infatuazione nei suoi confronti: “Manuel era impazzito, ne ero infatuato e l’ho assecondato”. Seppur lentamente, si inizia a fare sempre più chiaro il quadro di quanto accaduto lo scorso 4 marzo, quando Luca Varani perse la vita in seguito ad indicibili sevizie ad opera dei due trentenni che ora continuano ad accusarsi reciprocamente.
A pochi giorni dal terribile omicidio che è costato la vita a Luca Varani, 23 anni, ucciso dalle sevizie dei due “amici” trentenni, Manuel Foffo e Marco Prato, al culmine di tre giornate all’insegna di alcol a fiumi e droga, “Il Messaggero” riporta oggi le prime parole ed i primi pensieri di uno dei due reo confessi. E’ Marco Prato, che dal carcere di Regina Coeli dove si trova per il delitto di Luca Varani, inizia a fare i conti con la propria coscienza. “Voglio rendermi utile. Chiedo sempre di fare dei lavori in questo carcere. Mi sono anche offerto di pulire per terra”, avrebbe asserito. Prato, al pari del suo amico Manuel Foffo, non si trova in isolamento. Separato dal secondo killer da un solo piano, Marco Prato è attualmente detenuto in quella che viene definita la seconda accoglienza, dove le tutele sono maggiori e dove solitamente viene inserito chi in precedenza ha tentato il suicidio. Spesso frequentatore della biblioteca del carcere, ha chiesto romanzi francesi e passa il tempo tra una sigaretta ed un’altra: “Mi serve per attutire i pensieri, ma non la coscienza”, avrebbe dichiarato, come riporta il quotidiano.
Non è ancora chiaro il movente che ha portato Manuel Foffo e Marco Prato ad uccidere brutalmente Luca Varani, il 23enne romano oggetto della furia omicida di quei 2 ragazzi che l’avevano adescato proponendogli un festino a base di alcol e droga. Gli inquirenti continuano ad interrogare i due presunti assassini, che in queste ore preferiscono scaricarsi vicendevolmente le colpe di un atto tanto orripilante quanto inspiegabile. Mentre Marco Prato secondo “Corriere.it” sostiene:”Manuel era impazzito, ne ero infatuato e l’ho assecondato“, Foffo dal canto suo controbatte gettando ulteriori ombre sul complice:”Mi sentivo minacciato da lui. Sul suo telefono mi ha mostrato video di donne stuprate e bambini nudi“. Poi arriva un ulteriore chiarimento rispetto al presunto movente che avrebbe spinto Foffo ad uccidere Varani per risentimento nei confronti del padre Valter:”A 18 anni ha regalato a un altro il mio motorino che ho amato tanto. Poi volevo una Yaris, ma lui mi diceva che era poco resistente. Ho un forte risentimento verso di lui perché entrambi vogliamo avere ragione“. Manuel cita anche il fatto che il padre gli preferisca il fratello nella gestione del ristorante di famiglia ed è proprio Roberto l’unico ad essere salvato nel resoconto di un risentimento nei confronti della famiglia che investe anche la madre, accusata di avere “problemi pischiatrici“:”Mi spiace per lui, ha una carriera davanti, adesso tutti lo ricorderanno per questo. Io mi sento un incompreso“.
Lascia sbigottiti il racconto degli ultimi momenti di vita di Luca Varani, il giovane ucciso da Manuel Foffo e Marco Prato nella periferia di Roma inizialmente per vedere “l’effetto che fa” ma che, stando all’ultima versione data da Foffo al pm Francesco Scavo, sarebbe stato il capro espiatorio di un odio ben più grande, nutrito da Manuel nei confronti del papà Valter. Vittima per caso Luca Varani dunque, vittima perché in quel maledetto appartamento è arrivato nel momento sbagliato. E fa ancora più orrore pensare che l’agonia di Luca Varani sia stata lenta e dolorosa: a raccontarlo è il Gip Riccardo Amoroso che, come riporta “Cronaca di Roma” de “Il Corriere della Sera”, descrive il resoconto dell’ultimo interrogatorio di Marc Prato:”Luca non moriva. Riusciva a riprendersi ogni volta. Manuel era molto infastidito che Luca Varani non moriva“, tanto che ad un certo punto cerca di strozzarlo con un cavo della luce “per cercare di alleviare le sue sofferenze“. Luca Varani però prova a difendersi e nel farlo fa anche cadere Prato: è per questo che alle 25 coltellate inferte fino a quel momento si aggiungono le 5 martellate operate da Foffo. Risulta tutto nell’autopsia: dall’esame dei medici legali emerge chiaramente che il giovane è morto per le sevizie subite e non per un colpo in particolare, dal momento che il coltello ha trafitto il polmone e non il cuore. Un delitto questo, che nonostante le tante spiegazioni continua a far accapponare la pelle: perché, come spiega il giudice Riccardo Amoroso nella sua ordinanza di custodia cautelare, l’omicdio non ha “altro movente se non quello di appagare un crudele desiderio di malvagità“.