Massimo Bossetti, oltre a prender parte al processo sul delitto di Yara Gambirasio in qualità di imputato, nei giorni scorsi si era presentato in aula nel ruolo di parte offesa in vista del procedimento di diffamazione contro il genetista Fabio Buzzi. Oggi è giunta la decisione del gip che ha archiviato il procedimento sottolineando la prima sconfitta per Massimo Bossetti. La vicenda in questione risale al 27 giugno 2014 quando il professor Buzzi, nel corso di un’intervista per una trasmissione dell’ammiraglia Mediaset, aveva rivelato con assoluta certezza il ritrovamento dei peli di “Ignoto 1”, secondo l’accusa Massimo Bossetti, tra oltre 200 tracce pilifere ritrovate sul corpo di Yara Gambirasio. La notizia però, non corrispondeva a realtà poiché le analisi erano ancora in corso e ciò portò lo stesso genetista a smentire la sera stessa. In merito alla vicenda Bossetti aveva sporto querela che però oggi è stata archiviata. In base a quanto scrive oggi Il Giorno, secondo il gip “sarebbe difficile sostenere che Bossetti abbia percepito come lesa la sua reputazione per le affermazioni di Buzzi, ancorché non veritiere, dato che si trovava già in carcere per omicidio”. Le parole di Buzzi, inoltre, sarebbero state definite un mero errore privo di dolo, poiché aveva anche rettificato successivamente.
A sostenere Massimo Bossetti, il muratore di Mapello accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio, continua ad essere la moglie Marita Comi, sin dal suo arresto vicina all’uomo che ha sposato e padre dei suoi figli. La donna si sarebbe raccontata al quotidiano La Repubblica, come riporta BlitzQuotidiano.it, sottolineando la sua solida convinzione in riferimento all’innocenza di Bossetti. “Sono convinta che non c’entri niente con la morte della povera Yara, ma non voglio dire di più, non sarebbe corretto, c’è un processo in corso”, ha dichiarato la donna. In lei, nonostante siano passati quasi due anni dall’arresto di Massimo, sembra esserci un grande ottimismo, al punto da dichiarare: “Molte delle accuse contro mio marito si stanno rivelando meno solide di quanto sembravano all’inizio”. In passato, tuttavia, anche Marita ha dubitato dell’innocenza di Massimo Bossetti in merito al delitto della tredicenne di Brembate: “Ha detto che sono stata più incalzante della pm. Io per prima volevo essere convinta della sua innocenza. Conosco troppo bene mio marito, se racconta bugie me ne accorgo subito”, ha chiosato la donna.
Continua a far discutere il caso di Yara Gambirasio, del cui delitto è accusato il muratore Massimo Bossetti. Dopo l’interrogatorio di venerdì scorso, durante il quale l’imputato nel processo sull’omicidio ha respinto tutte le accuse sostenendo di non essere stato lui a uccidere la 13enne e che il dna trovato sul corpo della giovane non gli appartiene, si torna a parlare di un’ipotesi già emersa nei mesi scorsi. Secondo quanto riferito dal settimanale Oggi, riportato da Today.it, “non si può escludere l’idea che Massimo Bossetti abbia un fratellastro mai conosciuto”. Questa possibilità non sarebbe esclusa nemmeno dal genetista Carlo Previderé che ha analizzato i capelli trovati sugli abiti di Yara: secondo quanto riportato dal settimanale “rimane aperta l’ipotesi che Guerinoni, ossia il padre biologico dell’unico accusato per la morte della giovane ginnasta, abbia potuto avere un altro figlio illegittimo con un’altra donna che non sia Ester Arzuffi (madre di Massimo Bossetti, ndr)”.
E’ durato sei ore l’ultimo interrogatorio a Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso la giovanissima Yara Gambirasio, lasciata poi a morire in un campo, in balia del gelo. Sei ore in cui la pm Letizia Ruggeri ha passato al vaglio molte delle dichiarazioni di Massimo Bossetti ed alcune delle notizie più recenti, come le ricerche su internet sulle tredicenni. Come evidenzia uno stralcio dell’interrogatorio, riportato da Eco di Bergamo, il pm Ruggeri salta appositamente da una domanda all’altra, nel tentativo di disorientare Massimo Bossetti. Eppure lui, “il favola“, come lo chiamano i colleghi, rimane impassibile, chewing gum in bocca come sempre, spavaldo. Contesta ogni domanda, anche quelle riferite a quanto ha dichiarato in precedenza, come sull’incontro avvenuto con la madre di Yara Gambirasio. Al gip il Bossetti riferì di aver visto la donna uscire dal cimitero, mentre in quest’ultimo interrogatorio ribadisce che “non è vero“. Si indaga anche sulle intercettazioni avvenute nella sala colloqui del carcere in cui è detenuto Massimo Bossetti. Al centro del mirino degli inquirenti, alcuni colloqui avuti con la moglie, specialmente quelli in cui il Bossetti parla dei momenti precedenti alla morte di Yara Gambirasio. La moglie Marita Comi aveva infatti riportato il dettaglio delle scarpe slacciate, così come riporta Bergamo Corriere, ed in quell’occasione Massimo Bossetti aveva affermato: “anche se dovessi essere stato io a rincorrerla in un campo. Diciamo che in quel periodo lì pioveva, o nevicava, ti ricordi?“. Eppure quella sera non pioveva, così come gli ricorda la moglie. Ma a Massimo Bossetti non interessa la sua versione e ribadisce che invece il campo era bagnata, “la terra impalciata e tutto, se corri in un campo, è facile che le scarpe si perdano“. Secondo l’accusa questa frase si riferisce ad un ricordo spontaneo, segnale che evidenzia la presenza del Bossetti nel campo sopracitato. Non sarebbe la prima volta che Massimo Bossetti inventa qualche storia, un dettaglio su cui il Pm preme anche durante l’interrogatorio. L’imputato però ammette che fosse falsa solo la storia del tumore, mentre il resto sarebbe tutto vero. In questo caso allora il sequestro di 580 mila euro, denunciato dall’imputato, la ferita di pistola riportata sul fianco sarebbero tutte vere. Ma anche qui Massimo Bossetti si giustifica dicendo che erano notizie che lo aiutavano a capire se poteva fidarsi dei compagni di cella, “per capire se andavano a riferire i miei racconti“. Fra i tanti discorsi detti in fase di interrogatorio, il Bossetti ha anche ammesso di aver tentato il suicidio durante il periodo di isolamento. “Mi sono aggrappato all’unica foto che avevo con me, un’immagine della mia famiglia“, riferisce al Pm, “Non dormivo, non stavo sulla branda ma in ginocchio in un angolo, con le mani sopra la testa. Mi sentivo umiliato, mi insultavano e non usufruivo nemmeno dell’ora d’aria“.