Mentre oggi è arrivata la notizia dell’archiviazione della denuncia di Massimo Bossetti contro il genetista Fabio Buzzi (“querela tardiva”), si attende ormai il grande giorno di domani, mercoledì 16 marzo, dove parlerà per la terza volta l’imputato muratore di Mapello. Nuova udienza in cui verrà interrogato dalla Corte dopo aver già risposto alle domande del pm Letizia Ruggeri, dell’avvocato della famiglia Gambirasio e dei suoi legali della difesa. Nell’ultima udienza Bosseti aveva accusato la stessa accusa, manifestando le varie incongruenze e ingiustizie contro la sua persona, “ne abbiamo viste di tutti i colori in quest’aula”. Domani si parlerà in maniera approfondita della questione furgone: si vedranno per la seconda volta i filmati che per gli inquirenti ritraggono il suo autocarro mentre gira attorno alla palestra dove si allenava la giovane Yara. «Quel video lo avete montato voi per i media: non è il mio camioncino», ha tuonato una prima volta lo stesso Bossetti. La risposta, che verrà poi formulata meglio domani, del presidente della Corte, Antonella Bertoja, è stata immediata: «Noi abbiamo le registrazioni, valuteremo con quelle, lei ci spiegherà nei dettagli perché non lo ritiene il suo».
In attesa del ritorno in aula di Massimo Bossetti domani per un’altra udienza del processo sul delitto di Yara Gambirasio: sarà la terza volta nell’ultimo mese che il muratore di Mapello risponderà alle domande degli avvocati e per domani si prepara la discussione sul tema del furgoncino e delle immagini che documentano un appostamento fuori dalla palestra della ragazzina di Brembate ma che la stessa difesa denunciando una montatura ad hoc sui video. Nel frattempo arriva la conferma, era nell’aria, dell’archiviazione per la querela sporta da Massimo Bossetti contro il medico legale genetista Fabio Buzzi, dopo che aveva parlato in televisione. La denuncia è stata rigettata perché considerato fuori tempo massimo: secondo il gip Marina Cavalleri questa è la decisione definitiva sul caso di denunzia del muratore. Il 17 giugno 2014 Buzzi aveva rilasciato a “Segreti e delitti” su Canale 5 una intervista in qualità di esperto dell’Unità di Medicina legale e Scienze Forensi dell’Università di Pavia, dichiarando che nei suoi laboratori, incaricati a svolgere le analisi sul caso di Yara, erano stati trovati peli di “Ignoto 1” (Massimo Bossetti, secondo l’accusa) tra le varie tracce trovate su Yara. Il problema è che la notizia era falsa, una svista clamorosa dello stesso Buzzi che la sera stessa ritrattò dicendo che le analisi erano ancora in corso: da allora quelle tracce non si sono mai trovate e per questo motivo Bossetti ha cercato di ottenere giustizia, ma per il gip fuori tempo massimo.
“Hanno mentito tutti”, questa sarebbe la difesa di Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso Yara Gambirasio, nel novembre del 2010. Secondo l’imputato, notizia riportata da Eco di Bergamo, tutte le persone che non hanno avvalorato la sua tesi avrebbero mentito. Esclusi quindi i suoi consulenti che invece continuano a lottare al suo fianco, premendo non tanto in nome di un alibi che non esiste, quando per smontare le accuse. L’edicolante, per esempio, aveva affermato di non avere Massimo Bossetti come cliente abituale e le estetiste avevano sottolineato che la frequenza con cui l’imputato si faceva le lampade era anche di due volte a settimana, non al mese come invece affermato dal Bossetti. Persino l’ufficiale dei Carabinieri che lo ha bloccato sulle impalcature, i periti informatici che recentemente hanno trovato nel pc della famiglia Bossetti la parola “tredicenne” fra le ricerche di internet, oltre alle caratteristiche morbose associate. Questa è l’ultima strategia di Massimo Bossetti nel corso dell’interrogatorio avvenuto venerdì scorso, durante il quale ha smentito la possibilità che qualcuno della sua famiglia possa aver fatto quelle ricerche: “Non possiamo aver fatto quel tipo di ricerca né io, né mia moglie. La verità è che non esiste tale ricerca, e bisognerebbe guardare meglio”.