Divisivo, per scelta. Inclusivo, per volontà, spiazzando giudizi stereotipati, tutte le volte che ha creduto di vedere in pericolo la tenuta del governo repubblicano. Esagerato, ridondante, pignolo, caparbio, insistente fino alla pedanteria. Sulfureo, rissoso, teatrale, fanatico, viscerale, generoso, ingombrante. Per Marco Pannella non bastano gli aggettivi, se li merita tutti, gentili e pesanti, e gli si fa torto a mascherare le diffidenze, le critiche, proprio adesso che sta male, adesso che abbondano gli omaggi, ora che accorrono tutti a quel che pareva un capezzale, e invece è un tavolo intorno a cui sedersi, discutere ancora di politica, di realtà, con un bicchiere e gli immancabili sigari. 



Nessun coccodrillo, Pannella se ne frega della piaggeria, né ci guadagnano a sfilare nel suo appartamento. Voglio credere che ci tengano davvero, che sinceramente lo ritengano un politico che rappresenta mezza storia del paese, e abbiano al massimo un po’ di invidia per la sua tenuta, la sua sprezzatura che sfida ogni bon ton e ogni buon senso. Pronti a farsi sorprendere ancora, ché l’uomo non finisce di stupire, non ha smesso i colpi di scena, né le battaglie di tutta la vita, non è possibile. Non per tener fede a un personaggio, perché il suo personaggio è uno e centomila, perché lui ci crede proprio, a quel che fa e dice, e viviamo in tempi in cui questa caratteristica appare rara virtù. Un uomo che intende la politica come attenzione alla polis, che non ha mai cercato, voluto, preso per sé, anche qui, tra i pochi. Un politico capace, abile, astuto, e capace di buttar via ogni astuzia e puntare solo sul sacrificio per centrare gli obiettivi sulle sue lotte vocazionali, si  può ben dire. 



La giustizia, in primis: contro la corruzione, contro una magistratura che ha troppo potere,  contro i burocraticismi e gli intoppi legislativi che vietano quel che agli occhi si mostra come necessario e civile. Le carceri, la custodia cautelare prolungata, la condanna a priori di un imputato che dovrebbe essere considerato innocente, fino a prova contraria. La strafottenza insediata nei posti che contano, la prepotenza degli ordini e dei partiti, che sperperano denaro pubblico. L’ambiente, cui è legata la vita di ogni uomo, la mancanza di lungimiranza nel guardare lontano, e non sotterrare le monnezze reali e metaforiche fregandosene dei propri figli. Liberale fino a divinizzare un’idea di libertà che è lontanissima dalla cultura cristiana, e che l’ha contrapposto con un vigore e livore incomprensibile alla Chiesa, fino a un anticlericalismo ideologico, pregiudiziale. Perché l’antropologia cristiana, che è radice del vero umanesimo, del vero illuminismo, non sottomette il diritto a un’idea personale di libertà, non accetta che i desideri debbano necessariamente trasformarsi tutti in diritti. Dunque sulla difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, sulla difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, sulla difesa della libertà di educazione, è stata sempre battaglia durissima con fendenti spietati, a parti alterne. 



Ma averne, di avversari così. Capaci di sorridere, e di non additare mai il nemico, di non considerarlo tale, pur nella tensione di un dibattito pubblico. E’ l’unico a non essere mai stato antiberlusconiano a prescindere, come non è mai stato antidemocristiano a prescindere, l’unico che non guarda a divisioni antistoriche destra e sinistra, che cerca complici e compagni di strada in tutto l’arco parlamentare. L’unico che è libero dal risultato, che non ha mai cercato poltrone, né maggioranze. L’unico che ha insegnato la politica, che ha fatto scuola, e poco importa che non sia la mia. Perché poi la libertà di pensiero e l’uso della ragione, quando si imparano, permettono di fare scelte libere, anche dai padri e dai totem. Gli ex radicali sono dappertutto, sulla scena italiana, e non tutti dalla stessa parte: in genere intelligenti, non si curano di scendere in campo come cavalieri di cause perse, per i più, ma giuste, e quindi da perseguire fino all’ultimo.

Già, c’è del buono in quest’uomo, tocca dargli l’onore delle armi, anche se ha torto su quel che più conta, e se ne ricrederà. Il saggio e acuto papa Francesco se n’è accorto prima della sfilza di politici che vanno ad assicurarsi della sua salute. L’ha cercato da tempo. A me non scandalizza affatto che l’amore agli altri sia per ogni uomo, anche se pensiamo che sbagli. Chissà che si sono detti. Chissà se quell’incontro ha lasciato il segno.