L’ultima udienza del processo a carico di Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio, si è conclusa con un vero e proprio colpo di scena da parte della difesa del muratore di Mapello. Come riporta il sito “Today.it”, i legali di Bossetti avrebbero chiesto di poter entrare in possesso dei fascicoli degli atti relativi a due altri casi di cronaca. Si tratta dell’omicidio di Eddy Castillo, avvenuto 40 giorni prima del delitto di Yara Gambirasio nelle vicinanze di Chignolo, il medesimo luogo dove fu ritrovata senza vita la ragazzina tredicenne a tre mesi di distanza dalla sua scomparsa e la morte di Sarbjit Kaur, 22enne di origini indiane, archiviata come suicidio e avvenuta a Cologno un mese dopo la scomparsa di Yara. Già in passato la difesa aveva avanzato la medesima richiesta ma all’epoca fu respinta in quanto ritenuta non attinente con l’omicidio di Yara Gambirasio per il quale Bossetti è unico imputato. Ora però, i suoi avvocati ci riprovano spiegando la richiesta con la similitudine delle lesioni tra quelle ritrovate sul corpo della giovane indiana e quelle rinvenute sul corpo della tredicenne di Brembate.



Nel corso della nuova udienza del processo che vede Massimo Bossetti in qualità di imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio, il muratore di Mapello ha parlato per la prima volta dal suo coinvolgimento in questa vicenda dei genitori della povera tredicenne di Brembate. Come riporta “Giallo“, il settimanale diretto da Andrea Biavardi, Massimo Bossetti  in aula ha manifestato il proprio stupore per l’atteggiamento di Fulvio Gambirasio, papà di Yara, nei giorni della scomparsa della figlia:”Mi sono meravigliato di averlo visto là al lavoro mentre tutti cercavano sua figlia, e ho pensato che non è un papà normale uno che fa così. Del lavoro cosa importa in questi casi?!“. Pochi istanti più tardi, Massimo Bossetti, il principale, e finora unico, indiziato per l’omicidio di Yara Gambirasio, ha ribadito il concetto ai giudici del tribunale di Bergamo:”Io al suo posto mi sarei comportato diversamente da lui, sarei andato in giro coi carabinieri a cercare mia figlia. Mia figlia è mia figlia, al diavolo il lavoro. Ho pensato ‘questo non è un papà normale“. Dichiarazioni destinate a fare discutere quelle di Massimo Bossetti, che anche nel corso dell’ultima udienza ha respinto ogni accusa, ribadendo che il furgone immortalato dalle telecamere nei pressi della palestra dove Yara è stata vista in vita per l’ultima volta non era suo.

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