Al centro dell’ultima udienza per il processo a Massimo Bossetti, in carcere con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, ha avuto un’importanza centrale la presenza in aula di Walter Brembilla, custode della palestra frequentata dalla 13enne, il cui esame è stato sospeso. Nel corso di una pausa dell’accesa udienza, uno dei legali dell’imputato, Paolo Camporini, stando a quanto riportato da TgCom24 avrebbe accusato l’uomo di aver assunto un atteggiamento di “omertà e reticenza”. Sull’uomo, sarebbero finiti i dubbi della difesa del muratore di Mapello, Massimo Bossetti. “E’ una persona che sicuramente sa qualcosa, non vuole e non ha voluto dirlo”, ha asserito uno dei legali dell’imputato, prima di riferire ciò che a suo parere è da considerarsi una stranezza. “Strano che avesse paura, perché allora la ragazza non era ancora stata ritrovata”, ha chiosato la difesa in riferimento a quel pomeriggio di novembre di sei anni fa, quando di Yara Gambirasio si persero le tracce.
Nell’ambito del processo a Massimo Bossetti, unico imputato per il delitto di Yara Gambirasio, ha fatto molto clamore la presenza in aula del custode della palestra frequentata dalla 13enne, Walter Brembilla. Incalzato dai legali del muratore di Mapello, le cui domande sono state definite irrilevanti ai fini del processo, l’esame del custode sarebbe stato sospeso dalla stessa presidente della Corte d’Assise di Bergamo, Antonella Bertoja. Per la difesa di Bossetti, Brembilla avrebbe sicuramente visto qualcosa di importante il giorno della scomparsa di Yara Gambirasio e contestano le sue precedenti dichiarazioni, accusando l’uomo di aver “aggiustato particolari riguardo quel pomeriggio”, come riporta Ilgiornale.it. In merito, Walter Brembilla ha giustificato il suo comportamento asserendo: “Avevo paura che se non dicevo le cose giuste sarei stato sospettato perché sono il custode”. La sua reazione, a detta dell’avvocato dei Gambirasio, Andrea Pezzotta, tuttavia, sarebbe da considerarsi “comprensibile”. Lo stesso ha ricordato come “nella fase iniziale delle indagini si brancolava nel buio e gli investigatori sospettavano di tutti”. Brembilla, a detta dell’avvocato Pezzotta, fu sottoposto al test del dna e a varie indagini “doverose”, intercettato ma non emerse nulla a suo carico.
E se l’unico imputato per il delitto di Yara Gambirasio, Massimo Bossetti, fosse innocente? E’ questo l’interrogativo che pone Vittorio Feltri sul quotidiano “Il Giornale”, secondo il quale le prove a carico del carpentiere di Mapello in carcere da due anni con l’accusa di omicidio, sarebbero sempre più fragili. Sarebbe questo, a sua detta, ciò che è emerso dal lungo processo ancora in corso. Feltri, nel suo articolo in difesa di Massimo Bossetti, si è concentrato innanzitutto sulla domanda posta dal pm al muratore di Mapello relativamente a cosa fece il giorno in cui Yara Gambirasio sparì: “Gli rimproverano di avere scordato cosa combinò il giorno del delitto, dove era quel pomeriggio, dove andò, quale percorso scelse per rincasare. È assurdo. Se a me chiedono quale cibo ho mangiato 24 ore fa a cena, rimango muto. Mi confondo. Nessuno è in grado di descrivere la propria attività di mercoledì scorso, mentre il povero Bossetti sarebbe obbligato, per non apparire bugiardo, a stendere un verbale inequivocabile di ciò che ha effettuato mesi, anni fa”.
La settimana che si è chiusa ha portato Massimo Bossetti in aula un’altra volta con il colpo di scena che ormai in tanti sappiamo; l’udienza per il delitto di Yara Gambirasio è stata sospesa per le dichiarazioni del custode della palestra che dopo la sua deposizione ha scatenato alcune discrepanze rispetto alle dichiarazioni del passato, tanto da far sospendere il processo perché venute meno “qualsiasi genuinità delle prove”, le parole della presidente della Corte d’Assise di Bergamo, Antonella Bertoja. In sostanza, durante l’interrogatorio l’avvocato di Bossetti ha posto alcune domande a Walter Brembilla che ad un certo punto ha fatto una rivelazione clamorosa, “avevo paura che mi davate la colpa perché ero il custode. Se non fossi stato in grado di dare risposte molto precise sugli orari, avrebbero sospettato di me. Non avete niente da nascondere, non ho minacciato nessuno”, le parole di Brembilla. Ebbene, ora vi è il forte rischio che si apra un filone di indagini e dunque di conseguente processo proprio a carico del custode, che con le sua discrepanze potrebbe celare qualcosa che aiuti a risolvere il giallo di Brembate.
Continua a far clamore l’ultimo interrogatorio di Massimo Bossetti avvenuto il 18 marzo scorso. Sono state ascoltate le dichiarazioni di quelli che secondo l’accusa potrebbero i testimoni chiave delle vicende che hanno portato poi alla morte di Yara Gambirasio. Dal canto suo, Massimo Bossetti non è stato zitto e ha ribadito ancora una volta che il DNA ritrovato sui vestiti della ragazzina non appartiene a lui. “Quel dna è strampalato e basta, non è mio, anche perché il fluido biologico non si sa quale sia”, afferma in aula, come riportato da Corriere Adriatico, “io non so perché sia stato fatto questo errore; l’assassino deve aver inscenato il delitto della piccola Yara Gambirasio per incolpare me”. Secondo Massimo Bossetti gli inquirenti dovrebbero inoltre indagare meglio sulla figura di Fulvio Gambirasio, il padre di Yara, affermando di averlo visto in cantiere nei giorni successivi alla scomparsa della ragazzina. Secondo Massimo Bossetti il comportamento dell’uomo è strano, insinuando che non si sarebbe comportato come “un papà normale”. Tuttavia il colpo di scena si ha con la deposizione di Walter Brembilla, il custode della palestra da cui sparì Yara Gambirasio. Sono state diverse le testimonianze depositate nel tempo dal custode, tutte contrastanti. Massimo Bossetti avrebbe affermato di aver temuto di poter essere indagato per l’omicidio perché “se non fossi stato in grado di dare risposte molto precise sugli orari, avrebbero sospettato di me. Ma io non ho visto niente”, riporta Libero Quotidiano. Nell’ultima versione fornita, l’uomo sarebbe andato nel pomeriggio alla stazione di Ponte San Pietro, usando il furgone della palestra, per recuperare un ragazzo. Il rientro sul posto di lavoro è avvenuto invece alle 17:10 e tre le 18.40 e le 18:45, riporta Bergamo News, lo avrebbe riaccompagnato di nuovo in stazione per prendere il treno.