I fatti di questa mattina, l’attacco a Bruxelles hanno colpito di sorpresa la capitale dell’Unione Europea. Ma non si erano ancora dissolti i fumi delle diverse esplosioni che già si erano levati da mezzo mondo le voci di tutti coloro che avevano già in testa le “spiegazioni” di come e perché è accaduta questa ennesima tragedia.
Sappiate che questo non è il giorno delle spiegazioni!
Non ci interessa vedere esponenti politici far foto accanto a mezzi militari a Bruxelles con l’aria accigliata; non è tempo di sentire le prese di distanza da parte dei paesi Arabi che si distaccano da questi attacchi terroristici; non è tempo di citare Oriana Fallaci gridando che lei aveva capito tutto; e soprattutto non sembra serio che a citarla siano persone che probabilmente non hanno letto nulla dopo “L’isola del tesoro” di Stevenson che ci veniva dato da leggere a scuola in seconda media.
Sicuramente inoltre non è il tempo di tirare fuori notizie strampalate che mostrano come in Russia, grazie a Putin, nulla di tutto questo succede.
Non è tempo di avere tra le mani giornali che per aumentare le visualizzazioni sui propri siti fanno titoli pirotecnici mostrando come l’arma dell’Isis sia una sorta di droga che inibisce dalla paura e dagli altri sentimenti. E a proposito di sentimenti voglio dire che non è tempo di mostrarsi sentimentalisti quando pochi giorni fa ad Ankara, la capitale della tanto odiata Turchia, sono scoppiate altre bombe e i nostri giornali ne hanno dato un risalto inferiore a quello riservato ai litigi per la poltrona di sindaco di Roma.
Da non dimenticare che non è tempo di ascoltare troppo i vari zelanti “capi religiosi” che ci ricordano che “la religione non c’entra nulla” e che il fondamentalismo non c’entra con la religione, excusatio non petita… Soprattutto non è tempo di ascoltare gente che vive in case insonorizzate in centro che non hanno mai conosciuto un immigrato islamico e che si sforzano di spiegare che l’Islam non è una religione pericolosa.
Questo è il tempo del (religioso) silenzio. Dove dobbiamo sforzarci di guardare con cuore aperto quel che è successo e provare a smuovere i nostri cuori incancreniti e commuoverci per le disgrazie che stanno avvenendo e fare e dire soprattutto cose che generano confusione ma compiere gesti con una profondità a noi ancora sconosciuta. Oggi più che mai è il tempo in cui dobbiamo riscoprire la necessità di una carezza che ci dica “Donna, non piangere!”.