Continua a far discutere il processo Yara Gambirasio il cui unico imputato per la morte della 13enne è Massimo Bossetti: il muratore è accusato di aver ucciso la ragazza il 26 novembre 2010. Il processo riprenderà il prossimo 30 marzo e dopo le ultime udienze potrebbe forse esserci una svolta. Venerdì scorso è stato infatti sentito Walter Brembilla, custode della palestra di Brembate Sopra frequentata dalla vittima. L’uomo ha dato versioni differenti riguardo a quanto avrebbe fatto quel giorno: in un primo momoento aveva dichiarato di essere stato a casa, poi ha ammesso di aver detto così perché temeva di essere sospettato nel delitto se avesse detto la verità perché in realtà sarebbe uscito di casa intorno alle 18.30 proprio mentre Yara spariva. E i legali di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, mettono in dubbio le dichiarazioni del custode e sostengono chen il testimone “è stato reticente”.
Si dibatte non solo in aula per l’omicidio di Yara Gambirasio. L’opinione pubblica è ancora divisa, come lo era anche all’epoca dei fatti, sulla colpevolezza di Massimo Bossetti. Diverse testate infatti si concentrano sulla tesi innocentista che vede il Bossetti al di sopra di ogni sospetto. Il Giornale ha ricostruito qualche giorno fa l’intero processo e sostiene che le prove a carico del Massimo Bossetti, l’unico ad essere stato imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio, siano inesistenti. L’articolo punta il dito contro la base dell’accusa che si sosterrebbe sulla “smemoratezza” di Massimo Bossetti: “gli rimproverano di avere scordato cosa combinò il giorno del delitto, dove era quel pomeriggio, dove andò, quale percorso scelse per rincasare. È assurdo. Se a me chiedono quale cibo ho mangiato 24 ore fa a cena, rimango muto”. Secondo il giornalista del quotidiano, Massimo Bossetti sarebbe quindi un “perfetto agnello sacrificale da immolare sull’altare della giustizia ad ogni costo”. E tutto questo perché l’opinione pubblica sarebbe stata “negativamente influenzata da una stampa ostile e da una televisione ancora più accanita contro di lui”. Il giornalista dell’articolo non è il solo a sostenere questa tesi, già gridata a gran voce da molti cittadini fino a qualche mese fa. Sono molti i punti interrogativi che rimangono ancora aperti sull’intero delitto di Yara Gambirasio e che potrebbero trovare risposta forse nel prossimo giro di interrogatori. Già nel mese scorso il consulente della difesa, Ezio Denti, aveva messo in luce, come riporta TgCom24, che ci sarebbero almeno sette furgoni, modello Iveco Daily, “molto simili” a quello di Massimo Bossetti e che non comparivano nell’elenco che la motorizzazione aveva consegnato agli inquirenti. Secondo quanto affermato da Denti, inoltre, mancherebbero “video importanti” tra quelli in mano agli investigatori che corrispondono alla data in cui Yara Gambirasio era ancora solo scomparsa.