Terrorista fai da te. Chiama la società di taxi, chiede una vettura ampia, meglio un mini van se possibile. Grazie. Prego. Ma oggi giorno trovare professionisti seri è sempre più difficile. Si sa, c’è la crisi, si prendono apprendisti, nelle grandi società li chiamano statisti. Si pagano poco e dopo qualche mese si mandano via, avanti un’altro che così si risparmia. Oppure quel centralinista del servizio taxi aveva la sua giornata no, altro a cui pensare che soddisfare le richieste del solito turista pretenzioso e rompi balle. In quella via del quartiere di Schaerbeek arriva così una piccola vettura, non il mivan chiesto dai clienti. Arriva pure in ritardo, ma insomma, c’è traffico. I clienti sono già sul marciapiede da un po’, spazientiti. Hanno cinque valigie. Scende il tassista e cominciano a discutere, litigare. Vogliono farcele stare tutte, il tassista li manda a quel paese: “Turisti…”. Ve lo scordate, qua ne carico al massimo tre. A qualcuno scappa un “Allah Akbar”, a un altro verrebbe voglia di bestemmiare anche il profeta. Alla fine la fretta è troppa e caricano solo tre valigie e si fanno portare all’aeroporto. Uno riporta su le due valigie, dentro ci sono 150 litri di acetone, 30 litri di acqua ossigenata, una valigia piena di chiodi e viti e altro materiale destinato al confezionamento di ordigni esplosivi, ben 15 chili di esplosivo Tatp. Se quei quattro tizi avessero portato tutte le valigie all’aeroporto di Bruxelles, la strage avrebbe prodotto un massacro di ben altre proporzioni di quello già gravissimo.
La banalità del male. L’imbecillità anzi. Sono questi i feroci assassini che terrorizzano l’Europa, quattro idioti che non riescono neanche a noleggiare l’auto che gli ci vuole. Per questo sono ancora più pericolosi.
Nel computer di uno di loro Ibrahim el Bakraoui, si troveranno le sue ultime parole. Sono quelle di una persona che ha perso, se mai l’ha avuta, la testa: devo sbrigarmi, non so che fare, non sono più sicuro. L’arresto dell’ex amico Salah Abdeslam due giorni prima ha fatto “saltare in aria” tutti i piani. Ha detto che vuole collaborare con la polizia. E soprattutto, scrive sentendosi braccato, “non voglio finire in una cella a fianco della sua”. Perché anche Salah era un terrorista fai da te, così spaventato che a Parigi non se l’era sentita di farsi saltare in aria. Gli altri invece per massacrare i ragazzi del Bataclan si erano imbottiti di droga.
E’ contro questa gente che le intelligence di tutta Europa fino a oggi hanno perso ogni battaglia. Ci salvano i taxisti.
Chi dice che Dio non è presente, anche in momenti così orribili? Magari quel tassista era un angelo, che ha fatto quello che poteva. Come in un film di Wim Wenders.
(Paolo Vites)