“Gli attentati di Bruxelles sono stati pianificati sul territorio nei minimi dettagli da un Isis commander. Si tratta di un’operazione che doveva scattare più avanti, come ritorsione per i bombardamenti alleati su Siria e Iraq, ma che è stata anticipata dopo l’arresto di Salah Abdeslam”. A evidenziarlo è il generale Nicolò Pollari, ex direttore del Sismi. Bruxelles è stata scossa da due attacchi, uno all’aeroporto e uno alla metropolitana, che hanno provocato in totale 34 morti. Tre gli italiani feriti, nessuno dei quali è grave. Dei tre presunti attentatori due sono morti, mentre il terzo è ancora in fuga.



Generale, come è stato pianificato l’attentato dal punto di vista strategico?

La prima evidenza è che gli attentatori non erano dei cani sciolti: una mente ha coordinato gli attentati dal punto di vista tecnico. Ciò cui abbiamo assistito è stata l’anticipazione di un programma già pronto nei minimi dettagli.

In che senso?



L’arresto di Abdeslam non è stata la causa, ma ha portato a un’anticipazione della tempistica. L’operazione però non è stata in alcun modo improvvisata. Gli attentati erano stati pianificati nei minimi dettagli e sicuramente sono stati coordinati sul territorio da un Isis commander.

Per i servizi segreti irakeni ci sarebbe un legame con la cattura di Abdeslam. E’ così?

Non credo che l’operazione abbia una relazione diretta con l’arresto di Salah Abdeslam. Ritengo piuttosto che sia una sorta di reazione ai bombardamenti in Siria e Iraq, considerato che il Belgio in qualche modo coopera ai raid della coalizione. La logica dell’Isis è semplice: “Voi colpite in casa nostra e noi facciamo altrettanto in casa vostra”.



Perché hanno scelto proprio Bruxelles?

Sostanzialmente per due motivi. Innanzitutto perché lo avevano annunciato più volte, affermando che avrebbero colpito Roma, Bruxelles o gli Stati Uniti. Ma soprattutto hanno colpito Bruxelles perché lì si sentivano e probabilmente erano più forti dal punto di vista organizzativo. Quanto è avvenuto non è altro che la cronaca di una morte annunciata.

Bruxelles è diventata più pericolosa di Damasco o di Beirut?

No, io non sono convinto che sia così. Come tutte le città europee che hanno una certa evidenza e una significativa concentrazione di immigrati musulmani, Bruxelles era un potenziale obiettivo. Ma soprattutto l’Isis aveva già detto che tra i possibili obiettivi c’era la capitale belga.

E’ un obiettivo in qualche modo più facile da colpire?

Certo in Belgio ci sono sei autorità di polizia e due comunità linguistiche, fiamminghi e valloni. Il Paese non è così omogeneo come altri Stati europei. In Belgio esistono inoltre sei tipi di governo, di cui uno federale, uno fiammingo, uno della comunità francese, uno della comunità che parla tedesco, uno vallone e uno della regione della capitale. C’è inoltre una frammentazione a livello municipale.

Che cosa sta avvenendo in Siria e Iraq? C’è stata un’intensificazione dei bombardamenti?

No, gli attentati sono avvenuti indipendentemente dall’intensificazione o meno dei bombardamenti. La logica dichiarata dei terroristi è che i raid in quanto tali meritano una ritorsione: è una logica che l’Isis ha manifestato in tutti i modi, basta leggere i loro siti.

 

L’Italia è immune dal rischio attentati?

L’Isis ha annunciato più volte che l’Italia è uno degli obiettivi possibili. I terroristi ci colpiranno se e quando riterranno che l’operazione abbia successo, indipendentemente dalla rimuneratività dell’obiettivo. Loro vogliono vincere e basta.

 

I servizi italiani sono più preparati contro il terrorismo dei loro colleghi belgi?

Credo che non sia né giusto né opportuno fare valutazioni di questo genere, perché con il senno del poi sono bravi tutti.

 

Per alcuni analisti l’eccellenza dei servizi italiani è nel loro maggiore coordinamento. E’ così?

Non vorrei entrare in polemiche di questo genere, perché mi sembrano anche ingiuste.

 

Secondo lei c’è anche un legame tra gli attentati di Bruxelles e quelli avvenuti in Turchia?

Ritengo che non ci sia un legame diretto. Potrebbe esserci un legame logico, anche se sono due cose un po’ diverse. Tra l’altro la Turchia è un Paese sovraesposto. Gli attacchi sensazionali che sono stati pianificati e messi a punto in Turchia non saranno gli ultimi, e proprio per questo gli stessi servizi segreti turchi sono molto preoccupati e in allarme.

 

Che cosa bisogna fare per essere più efficaci nella lotta contro il terrorismo?

Occorre vivere nella consapevolezza e affrontare responsabilmente il problema. La minaccia terroristica non cessa dopo un episodio. Il contrasto al terrorismo implica una serie di strategie complesse, perché coinvolge competenze differenziate. Occorre che ciascuna competenza concorra in modo responsabile e adeguato.

 

(Pietro Vernizzi)