Luca Varani, il 23enne ucciso lo scorso 4 marzo da Manuel Foffo e Marc Prato, avrebbe ricevuto da quest’ultimo numerosi messaggi per indurlo a raggiungerli nell’appartamento del trentenne al Collatino, periferia romana. E’ quanto emerso dai tabulati telefonici relativi all’utenza del pr gay, depositati dalla procura presso il Tribunale del Riesame, il quale è chiamato ad esprimersi anche sulla richiesta dei domiciliari avanzata dall’avvocato di Prato, Pasquale Bartolo. A riferirlo è FanPage.it di Roma, che riporta le dichiarazioni dello stesso legale, sceso in campo per difendere il suo assistito e giustificare la richiesta dei domiciliari. “Come dichiarato dallo stesso Foffo quella notte i due ragazzi erano alla ricerca di qualcuno a cui fare male e non certo da uccidere”, ha commentato l’avvocato Bartolo. “È stato lo stesso Foffo a dichiarare al pm di avere inferto i colpi mortali, e non il mio assistito. Quanto all’ipotesi di concorso nell’omicidio, è una tesi che non regge perché Prato si è limitato a contattare Varani invitandolo a raggiungerlo in quella casa per sesso e droga in cambio di 150 euro”, ha poi chiosato.



Colpo di scena nel caso di Luca Varani, il 23enne seviziato fino alla morte lo scorso 4 marzo nell’appartamento di Manuel Foffo, da quest’ultimo e dal coetaneo Marc Prato. Stando a quanto trapelato nella giornata di oggi e riportato da FanPage.it di Roma, il legale del pr gay avrebbe chiesto per il suo assistito il trasferimento ai domiciliari. La presentazione dell’istanza in merito alla quale sarà chiamato a decidere il Tribunale del Riesame, è stata presentata lo scorso 14 marzo. Pochi giorni fa si è svolto l’interrogatorio nel corso del quale Marc Prato ha deciso di non rispondere alle domande del pm fino a quando non cadrà la premeditazione. La decisione sulla richiesta dei domiciliari per uno degli assassini di Luca Varani, giungerà solo nella giornata di domani. Al Riesame il compito di giudicare se Marc Prato sia realmente l’assassino materiale di Varani, al contrario da quanto finora sostenuto dal pr, che prima di intraprendere la strada del silenzio aveva dichiarato: “Manuel Foffo mi ha spinto a strangolarlo, ma io non ce l’ho fatta. I colpi di coltello e di martello li ha sferrati lui”.



Si continua ad indagare sul caso di Luca Varani, il povero ragazzo romano ucciso e seviziato da Manuel Foffo e Marc Prato, anche se ancora con motivi e moventi che sono tutti da verificare. I due non collaborano come dovrebbero e per incomprensioni tra pm e magistrati, il caso non sta procedendo verso una facile risoluzione: intanto si prosegue nella ricerca della personalità di Foffo e Prato, per comprendere meglio come possano essere arrivati a compiere atrocità del genere e quale sia stata la scintilla a far scattare la folle notte di omicidio. Sono stati convocati a breve alcuni frequentatori delle serate organizzate da Prato, alcuni amici, colleghi universitari e la ex fidanzata di Foffo, rimasta sotto choc. «Ho dormito nel letto con un assassino e non riesco a farmene una ragione, non era affatto facile e mi ricordo che in quei momento era molto aggressivo, la sua era una aggressività che mi spaventava», annuncia al Messaggero. Manuel assumeva stupefacenti, rivela la sua ex ragazza e alcune sere tornava ubriaco a casa; altri elementi per ricostruire la personalità dei due torturatori verranno forniti dalle analisi della criminologa Flaminia Bolzan che affiancherà il pm Scavo anche durante gli interrogatori.



Il silenzio di Marc Prato, uno degli assassini di Luca Varani, nel corso dell’interrogatorio atteso per la giornata di ieri, ha avuto un duplice significato. Se da una parte, secondo le giustificazioni del suo avvocato, il pr romano avrebbe deciso di non rispondere alle domande del pm per un motivo ben preciso legato all’aggravante della premeditazione contestatogli dal magistrato (ma non dal gip), dall’altra, secondo gli inquirenti, sarebbe da addebitare ad una ben precisa strategia difensiva. “Prato risponderà alle domande del dottor Scavo quando gli sarà contestata l’imputazione così come è stata indicata dal gip nell’ordinanza con la quale ha confermato l’ordinanza cautelare in carcere”, ha quindi chiarito il legale del giovane assassino di Luca Varani, come riportato dal “Corriere Adriatico”. Intanto proseguono le indagini degli investigatori, che dallo scorso 4 marzo, giorno in cui il 23enne è stato prima seviziato e poi ucciso, non spostano la loro attenzione dal luogo dell’indicibile delitto, l’appartamento di Manuel Foffo in via Igino Giordani al Collatino, periferia di Roma. L’intenzione degli investigatori è quella di fornire una verità chiara sulle dinamiche del delitto e sul movente, sebbene Foffo, nel corso di una confessione shock, avrebbe rivelato l’intenzione di voler uccidere il padre, tramutatasi poi nel motore della follia omicida a scapito di Varani. Il quotidiano “La Repubblica” ha ricordato come le stesse parole, uno dei killer di Luca Varani le avrebbe rivolte anche al padre, Valter Foffo, nel corso di un faccia a faccia in carcere. Quest’ultimo, tuttavia, durante una intervista avrebbe smentito nei giorni scorsi che il figlio avesse voluto dire quanto reso noto dai maggiori organi di stampa. Marta Gaia, fidanzata di Luca Varani, e vittima anche lei dell’atroce delitto consumatosi venti giorni fa, continua a rivolgere al ragazzo ucciso parole d’amore tramite la sua pagina Facebook, divenuta da giorni un contenitore di emozioni e pensieri. “La cosa più difficile in questi giorni è guardare in faccia le persone e vedere che nemmeno lontanamente hanno il tuo stesso sguardo e capire che nessuno mai mi guarderà nello stesso modo tuo”, ha scritto di recente, allegando un collage risalente a qualche anno fa in cui Luca Varani,è immortalato in vari momenti di felice quotidianità. .