Dal ministero dell’Interno egiziano, sarebbe giunta oggi la “verità” su quanto accaduto a Giulio Regeni, il ricercatore 28enne ucciso dopo essere stato a lungo torturato, mentre di trovava al Cairo. Secondo quanto riporta “Il Messaggero”, dietro l’uccisione del giovane ci sarebbe una banda criminale specializzata in rapine e sequestri nei confronti di stranieri. Oggi sarebbero stati uccisi cinque dei suoi componenti ed in casa di uno di loro sarebbero stati rinvenuti gli effetti personali di Regeni (passaporto e altri documenti). A detta dell’Egitto, dunque, ci sarebbe una correlazione tra la banda sgominata e la morte di Giulio Regeni. Secondo quanto riferito in un comunicato ufficiale diffuso dal ministero dell’Interno egiziano, i documenti di Regeni sarebbero stati ritrovati nell’abitazione di una sorella di uno dei banditi uccisi, nonché principale accusato. Tanti però i dubbi sul caso di Regeni, tra i quali le torture atroci a cui è stato sottoposto prima della sua morte. Stando a quanto riferito all’Ansa da una fonte della Procura generale egiziana, le atroci torture al giovane sarebbero state compiute, a detta della sorella e della moglie del capo della banda sgominata, in quanto il ragazzo friulano si sarebbe opposto alla rapina. L’intento non era di ucciderlo bensì di derubarlo, ma “la vittima ha resistito, cosa che ha spinto l’accusato e i suoi compari ad aggredirlo: circostanza che ha causato il decesso”. Nonostante l’ultima verità emersa, le indagini sulla morte di Giulio Regeni continueranno in collaborazione con gli investigatori italiani al fine di verificare la reale correlazione tra la banda e l’omicidio del ricercatore.