I due assassini del 23enne Luca Varani, Marc Prato e Manuel Foffo, avrebbero intrapreso una differente strategia difensiva. E’ quanto emerge da un recente articolo di Vanity Fair, nel quale si sottolinea la richiesta avanzata dal legale di Marc Prato. Per l’avvocato Pasquale Bartolo, infatti, non sussisterebbero le esigenze di mantenere il suo assistito in carcere, attribuendo a Manuel Foffo le responsabilità del delitto di Varani. Mentre il pr gay avrebbe deciso di non rispondere alle domande del magistrato, almeno fino a quando non cadrà l’aggravante della premeditazione nei suoi confronti, Foffo è giunto al suo quinto interrogatorio. La sensazione è che il trentenne, proprietario dell’appartamento degli orrori, avrebbe deciso di collaborare con i giudici, seguendo così una strategia difensiva del tutto opposta a quella di Prato.



Nel caso di Luca Varani, non c’è solo una giovane vittima, il 23enne ucciso poco più di venti giorni fa nell’appartamento di Manuel Foffo, al Collatino, dal trentenne e dall’amico coetaneo Marc Prato. A piangere la sua prematura scomparsa c’è anche Marta Gaia, la fidanzata con la quale Luca ha trascorso gli ultimi nove anni della sua vita. Conosciutisi sui banchi di scuola, la loro storia d’amore è stata interrotta per mano di due assassini, i quali oggi continuano a rimbalzarsi le accuse reciprocamente. Marta, tramite la sua pagina Facebook, quotidianamente riporta i suoi pensieri in un flusso di emozioni che hanno tutte come comune denominatore Luca Varani. Nell’ultimo suo post, la ragazza ha voluto ancora una volta ricordare il suo fidanzato ucciso pubblicando una foto di loro, sereni e spensierati, all’età di 14 anni. “La bellezza e la spensieratezza dei 14 anni. Così diversi e così unicamente simili. Le promesse ed il “per sempre” che non ci faceva paura, semplicemente noi, uniti. Ovunque. Ti amo”: questa la frase che incornicia la foto dei due ragazzi, quando il pensiero della morte era lontano anni luce. .



L’ultima notizia in merito al caso di Luca Varani, vedrebbe il coinvolgimento di due nomi noti nell’ambito della criminologia e della tv. Parliamo di Roberta Bruzzone, celebre criminologa e spesso volto di numerose trasmissioni Rai (da Porta a Porta a La vita in diretta) e di Luciano Garofano, biologo ed ex comandante dei Ris, spesso ospite nella trasmissione di Rete 4, Quarto Grado. A svelare l’indiscrezione è stato oggi il quotidiano online “Il Giornale”, che avrebbe sottolineato come i due criminologi sarebbero “nemici da sempre”, anche a causa di vecchi attriti di natura privata ed ora potrebbero tornare a scontrarsi in riferimento ad uno dei casi di cronaca più controversi ed inquietanti degli ultimi tempi. Roberta Bruzzone, a quanto pare farà parte dello staff difensivo di Manuel Foffo, uno dei due killer di Luca Varani. La notizia era stata anticipata qualche giorno fa dal giornalista Carmelo Abbate tramite la sua pagina ufficiale Facebook, nella quale augurava il suo personale in bocca al lupo all’amica Bruzzone. Secondo le indiscrezioni raccolte e rese note da “Il Giornale”, anche la famiglia Prato avrebbe deciso di assumere nello staff della difesa del giovane pr gay il generale Garofano. Una contromossa che tuttavia non troverebbe al momento alcuna conferma.



Ci sono ancora tanti punti da chiarire nell’omicidio di Luca Varani, il 23enne ucciso a Roma lo scorso 4 marzo: del delitto sono accusati Marc Prato e Manuel Foffo. Il festino che si sarebbe trasformato in tragedia è avvenuto in casa di Prato e il ragazzo, che ha iniziato a rispondere alle domande durante gli interrogatori, avrebbe ammesso, come riporta Il Tempo, di aver ucciso Luca Varani a causa di suoi conflitti familiari e di una rabbia repressa. Al contrario Marc Prato, attraverso il suo avvocato, secondo quanto riferito da Vanity Fair, respinge le accuse. Prato ha deciso di non collaborare con gli inquirenti finché gli sarà contestata l’aggravante della premeditazione. E il suo difensore precisa inoltre che: “È stato lo stesso Foffo a dichiarare al pm di avere inferto i colpi mortali, e non il mio assistito. Quanto all’ipotesi di concorso nell’omicidio, è una tesi che non regge perché Prato si è limitato a contattare Varani invitandolo a raggiungerlo in quella casa per sesso e droga in cambio di 150 euro”.

Continua a far discutere l’omicidio di Luca Varani, il 23enne ucciso lo scorso 4 marzo e per il cui delitto sono accusati Marc Prato e Manuel Foffo. I due indagati in questi giorni si stanno comportando in maniera opposta davanti agli inquirenti. Marc Prato, ha deciso di non rispondere alle domande e l’interrogatorio di martedì scorso è saltato. E il suo avvocato ha spiegato così il motivo, come riporta Vanity Fair: “Il mio assistito non ha risposto per un motivo preciso: il pm continua a contestargli l’aggravante della premeditazione, nonostante la decisione del gip di farla cadere. Prato risponderà al pm appena gli verrà contestata l’imputazione così come indicata nell’ordinanza di custodia cautelare del gip”. Al contrario Manuel Foffo, è stato sentito per la quinta volta e ha deciso di collaborare e avrebbe ammesso l’uccisione di Luca Varani, sostenendo, come riporta Il Tempo, di aver avuto una rabbia repressa per conflitti familiari.

Il giallo di Luca Varani, il 23enne ucciso lo scorso 4 marzo da Marc Prato e Manuel Foffo continua ad essere caratterizzato da notevoli coni d’ombra. Il silenzio del pr romano Prato, è stato accompagnato dalla discutibile richiesta avanzata dal suo legale, per il quale la posizione del suo assistito non sarebbe tale da richiedere la detenzione in carcere. Al collegio della Libertà toccherà decidere se Prato potrà godere o meno dei domiciliari, sebbene il pm abbia espresso il suo parere negativo. Nei giorni scorsi, intanto, si è svolto il quinto interrogatorio a Manuel Foffo, proprietario dell’appartamento degli orrori al Collatino, periferia romana, il quale avrebbe ammesso l’uccisione di Luca Varani addebitandola ai forti conflitti famigliari, tali da aver accresciuto in lui una rabbia repressa che lo avrebbe portato ad uccidere. “Ho avuto dei genitori assenti”, si è giustificato uno dei due assassini al cospetto del pm, come riporta “Il Tempo”. Il legale difensore di Prato, dal canto suo, anche alla luce degli interrogatori di Foffo avrebbe ritenuto differenti le posizioni dei due arrestati: “Prato non ha dato né martellate né coltellate. È stato lo stesso Foffo a dichiarare di avere inferto i colpi che hanno provocato la morte di Luca Varani“, ha ribadito l’avvocato Bartolo, che si è espresso anche sull’ipotesi di concorso in omicidio. Su quest’ultimo aspetto, la difesa di Marc Prato è irremovibile. A sua detta, infatti, si tratterebbe di una valutazione investigativa senza alcun fondamento in quanto il pr si sarebbe limitato ad invitare la vittima 23enne “per fare sesso e consumare droga in cambio di 150 euro”. L’avvocato Bartolo, secondo quanto riportato dal quotidiano, avrebbe anche smentito le motivazioni del gip per le quali era stato ritenuto necessario l’arresto. Il giudice aveva sottolineato l’assenza di movente ma anche di pentimento dei due assassini di Luca Varani. “Prato si è inflitto la pena di morte, tentando di suicidarsi”, avrebbe invece sottolineato il legale, evidenziando così il pentimento del suo assistito. In merito al movente, invece, a sua detta sarebbe da rintracciare nella complessa sessualità di Manuel Foffo. Alla luce degli ultimi risvolti, la verità su quanto realmente accaduto nella giornata di inizio marzo, quando Luca Varani fu prima seviziato e poi ucciso dai due trentenni, appare ancora piuttosto lontana.