La prima udienza del processo sui Marò che porterà la sentenza tanto attesa sui fucilieri della marina Italiana accusati di aver ucciso due pescatori indiani, è ancora in corso al tribunale dell’Aja. Il match diplomatico tra Italia e India non sta ancora andando per il verso giusto visto che la richiesta d’istanza italiana di riportare in patria Salvatore Girone nell’attesa della sentenza finale del processo, in programma nei prossimi due anni, trova ancora il rigido stop dell’India. Cosa deciderà il Giudice internazionale? Per i legali italiani è inammissibile che l’unica ragione per cui Girone è ancora obbligato in carcere a Dehli è la garanzia che rappresenta per lo stato italiano. «Il marò Girone rappresenta una garanzia che l’Italia lo farà tornare a Dehli per un eventuale futuro processo ma un essere umano non può essere usato come garanzia per la condotta di uno Stato». Il processo sarà lungo e complesso, oggi siamo solo al primo girono e già le parti sembrano distantissime.

L’udienza dell’arbitrato che dovrà emettere la sentenza sul caso Marò è in corso all’Aja: oggi è attesa la decisione sul rientro o meno del fuciliere Salvatore Girone in patria durante l’intera durata del processo, con l’India che si oppone fermamente. Nelle motivazioni presentate dall’Italia, attraverso l’ambasciatore Andrea Azzarello, si è insistito sul fatto che Girone «è costretto a vivere a miglia di chilometri dalla sua famiglia, con due figli ancora piccoli, privato della sua libertà e dei suoi diritti. Il danno ai suoi diritti riguarda l’Italia, che subisce un pregiudizio grave e irreversibile dal protrarsi della sua detenzione e dell’esercizio della giurisdizione su un organo dello Stato Italiano». Durissimo il messaggio su Twitter mandato questa mattina dal deputato di Forza Italia in Commissione Difesa, Elio Vito: «Marò, oggi inizia l’arbitrato internazionale, era unica cosa giusta da fare, subito, i nostri Governi ci hanno messo 4 anni…».

Prosegue l’udienza in arbitrato sul caso della sentenza Marò, i due fucilieri della Marina Italiana, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che attendono una decisione sulla sede del processo che li terrà impegnati nei prossimi anni. La sensazione positiva è che almeno si avrà un dibattito di livello internazionale e non piegato sugli interessi nazionali di India e Italia, ma la richiesta dei nostri legali di riportare in patria Salvatore Girone almeno lungo la durata del processo si complica. «la richiesta dell’Italia è ritenuta inammissibile. C’è il rischio che Girone non ritorni in India nel caso venisse riconosciuta a Delhi la giurisdizione sul caso: sarebbero necessarie assicurazioni in tal senso che finora dall’Italia sono state insufficienti», affermano i legali dell’India che intendono far battaglia sul caso Marò che ormai dura da ben 4 anni. Il premier Modri ha addirittura annullato la conferenza stampa per evitare di rispondere alle domande dei cronisti internazionali sull’imbarazzante scontro diplomatico Italia-India. Si attende una prima sentenza già oggi nel pomeriggio.

Si è aperta questa mattina l’udienza all’Aja per decidere sula sentenza Marò, con i due militari italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre che attendono la decisione sulla sede dove si procederà al processo vero e proprio. È stata inoltrata la richiesta dell’Italia davanti alla controparte indiana e all’udienza internazionale di riportare a casa Girone durante la durata del processo. Ecco le parole dell’ambasciatore Francesco Azzarello: «Considerato che il procedimento arbitrale sul caso Marò potrebbe durare almeno tre o quattro anni, Salvatore Girone rischia di rimanere detenuto a Delhi senza alcun capo d’accusa per un totale di sette-otto anni, determinando una grave violazione dei suoi diritti umani. Per questo motivo deve essere autorizzato a tornare a casa fino alla decisione finale». I tempi sono effettivamente molto lunghi, visto che la Corte ha dato a Italia e India almeno fino a febbraio 2018 per la presentazione di memorie e controdeduzioni. Finalmente comunque oggi, dopo 4 anni, si arriva ad un Arbitrato internazionale su un caso che sta acquisendo davvero i limiti dell’assurdo, se non fosse che di mezzo ci sono due morti, i pescatori indiani, e due militari che in servizio per lo Stato Italiano non hanno ricevuto processo per almeno 4 anni fino ad oggi.

In queste ultime ore sono arrivati nuovi aggiornamenti sulla sentenza Marò che vivrà a partire da oggi l’inizio di un percorso di fronte al Tribunale Internazionale. E’ proprio all’organo voluto dalla Corte permanente di arbitrato dell’Aja che sia l’India che l’Italia hanno affidato la decisione sul caso dei due Marò italiani accusati di aver ucciso due pescatori. Ricorda l’Avvenire che fino ad ora i Marò non hanno affrontato alcun regolare processo e la decisione dell’arbitrato dovrà innanzitutto stabilire quale sarà la sede in cui dovranno aspettare la sentenza definitiva. Si trova sotto i riflettori soprattutto Salvatore Girone che per ora, nonostante siano trascorsi già 4 anni, si trova ancora in libertà vigilata all’ambasciata italiana presso la capitale dell’India. In base agli ultimi problemi di salute, Massimiliano Latorre ha invece potuto usufruire delle cure italiane. Riporta l’ANSA che il primo ictus ha colpito Latorre nel 2014 e da allora è stato vittima di ulteriori episodi che hanno reso ancora più delicato il suo quadro clinico generale. Una decisione che il nostro governo ritiene definitiva, ma che vorrebbe anche per Girone e che non esiterà a proporla anche di fronte all’arbitrato. K. Nandini Singla, il direttore generale per l’Europa occidentale del ministero degli Esteri indiano, ha affermato che con quest’ultimo ricorso “il caso non è più una questione bilaterale. Abbiamo sempre desiderato avere relazioni forti con l’Italia“. Il nostro Paese è visto infatti dal responsabile indiano come “un partner chiave all’interno dell’Unione europea“, sottolineando che è stata l’Italia a portare tutta la vicenda al tribunale dell’Aja, mentre “l’India si è unita a questo processo, partecipando già a un’udienza ad Amburgo e con l’idea di continuare a partecipare“. In base a questo l’Ue potrebbe discutere del caso dei Marò con il premier Narendra Nodi che sta cercato di creare un accordo di libero scambio per aumentare la posizione dell’India a livello globale. Già nel dicembre scorso il governo italiano aveva richiesto che Gironi venisse sottoposto a misure provvisorie in patria, una richiesta che diventa urgente dati che i tempi del processo parlano già di almeno due anni.