Dopo l’udienza del processo per l’omicidio di Yara Gambirasio che vede Massimo Bossetti come unico imputato, la trasmissione di Rete 4 “Quarto Grado” ha intercettato la moglie del muratore di Mapello, Marita Comi. Visibilmente restia a rilasciare dichiarazioni dinanzi alle telecamere, sul fatto di avere chiesto o meno al marito dove si trovasse la sera dell’omicidio, la donna si è trincerata dietro un “L’ho spiegato ieri in aula” che ammetteva poche repliche. La Comi è stata un po’ più generosa nei confronti dell’inviato chiarendo che l’utilizzo condivisio dei computer era noto già da tempo agli inquirenti: “Mi sembra che l’ho spiegato e comunque da tutte le intercettazioni che avevano lo sapevano già“. Incalzata dal giornalista Mediaset, la Comi ha ammesso di voler capire come sono andate le cose, definendo l’ulltimo incontro con il marito in carcere “tranquillo“.
Nel corso dell’udienza per l’omicidio di Yara Gambirasio svoltasi ieri nel tribunale di Bergamo, i legali di Massimo Bossetti hanno tirato fuori l’asso dalla manica: le prove che hanno inchiodato il muratore di Mapello sarebbero state inquinate dall’Hacking Team. Gli avvocati hanno infatti estrapolato da Wikileaks.org gli scambi di mail interni fra Davide Vincenzetti, ceo di Hacking Team e i suoi uomini:”Naturalmente non posso dirvi molto. Naturalmente non conosco i dettagli. Ma, come è già successo numerose volte in passato per casi celeberrimi e molto più grandi di questo, il merito del successo di questa indagine va a una certa tecnologia investigativa informatica prodotta da un’azienda a noi molto nota. Insomma ci hanno appena chiamato i Ros di Roma. Per complimentarsi e ringraziarci. Davvero queste sono cose che riempiono il cuore di gioia e di soddisfazione professionale“. Il teorema degli avvocati di Bossetti è che dal momento che Hacking Team è stato violato, le prove potrebbero essere non soltanto inquinate, ma addirittura manipolate. Reggerà questa strategia difensiva?
, imputato per il delitto di Yara Gambirasio ed in carcere dal giugno del 2014, per la prima volta ha iniziato a parlare ed a raccontare la sua verità nel corso dell’udienza che si è svolta ieri a Bergamo. Il muratore di Mapello, in realtà, non vedeva l’ora di parlare e rispondere alle domande, come aveva dichiarato ai suoi legali nei giorni scorsi. Il presunto assassino di Yara Gambirasio ha preso la parola solo nel pomeriggio di ieri rispondendo alle prime domande della pm Letizia Ruggeri. Pochi i punti affrontati, tra cui ciò che fece la sera del 26 novembre 2010 quando di Yara Gambirasio si persero le tracce e i colloqui serratissimi avuti in carcere con la moglie Marita Comi. L’interrogatorio a Massimo Bossetti non ha avuto una lunga durata per decisione della presidente della Corte, Antonella Bertoja che, come rivelato da La Repubblica, avrebbe deciso di aggiornare il processo alla prossima udienza che proseguirà con le ulteriori domande dell’accusa. Solo successivamente l’imputato risponderà alle domande delle parti civili e della difesa. Mentre andava avanti il processo a Massimo Bossetti, l’inviata della trasmissione La vita in diretta su Rai 1, nel corso della puntata di ieri ha dato voce alla sorella di Massimo, Letizia Bossetti: “Finalmente dopo 21 mesi oggi è arrivato il grande giorno della sua vera verità. Non è stato lui a commettere l’omicidio, è stato un grosso equivoco, lui è innocente”, ha asserito la donna in collegamento da Bergamo. In merito allo stato d’animo di Massimo Bossetti, la sorella Letizia ha commentato: “Non è mai stato spaventato perché non ha mai fatto niente”. Ed in riferimento al tema centrale dell’intero processo per l’omicidio di Yara Gambirasio e che ruoterebbe attorno alla prova regina del Dna, la sorella dell’imputato ha ammesso di essere oggetto di numerose discussioni in famiglia: “E’ quello che ci chiediamo noi ancora oggi, non sappiamo come mai il Dna sia finito lì, se è suo e chi l’ha portato”. A parlare nel corso della trasmissione di Rai 1 anche i cognati di Massimo Bossetti. In un’intervista registrata, il fratello di Marita avrebbe commentato: “Io sono sicuro che non sia lui il colpevole”. Dello stesso parere anche la moglie: “Il colpevole è ancora fuori, Massimo è innocente. Marita è ferma ancora al 16 giugno 2014, non ha più continuato a vivere, lei pensa che sia innocente e lo rivuole a casa con lei e i suoi figli”. E sulla prova del Dna: “Un grosso errore”.