La cronaca ci ha consegnato la confessione di uno dei due giovani che, sotto l’effetto di alcool e droga, hanno ucciso un amico “per vedere l’effetto che fa”. E’ stato accompagnato dal padre. L’altro, chiuso in una camera d’albergo, ha tentato il suicidio. Infinita tristezza di una storia, quella di Manuel Foffo e Marco Prato, e dell’omicidio di Luca Varani, che ancora una volta rompe il silenzio di un abisso sul quale si ha timore di affacciarsi e del quale non verrebbe voglia di parlare o di scrivere.



Quanto vuoto. E poiché in natura il vuoto tende a riempirsi, questa è stata la volta di una tragica serata, di una eccitazione voluta, di un programmato esperimento. Viene un nodo alla gola a pensare all’amico più giovane adescato, poi compagno di eccessi, infine torturato e ucciso.

Ma angoscia e indignazione aumentano nel leggere certi commenti dei lettori sui giornali. Lo stesso vuoto, più banale, riempito a metà da parole come ergastolo, genitori, società dei consumi, per non citare che i più blandi. Ognuno dica pure la sua, ne ha il diritto; ma abbia il pudore di opporre alla morte di un ragazzo di 23 anni ad opera di due quasi trentenni una parola non cinica, non definitoria, ma almeno addolorata, almeno umana. Guicciardini, che di cinismo era maestro, ammoniva a non dire di fronte al bene e al male che capita all’uno e all’altro “che manchi la giustizia di Dio, essendo e consigli suoi si profondi che merita mente sono detti abyssus multa”. Perciò una parola non è vana se prima si è almeno affacciata su questo abisso, se almeno non ha distolto lo sguardo dalla voragine del cuore umano.



I genitori del giovane ucciso l’avevano adottato: un atto grande di accoglienza e di generosità. Ora il figlio è stato loro tolto in circostanze così tragiche, in casa di uno che credeva amico, ucciso da due compagni che hanno usato le armi più crudeli, la frode e, direbbe Dante, “la matta bestialitade”. Quanto male in cambio del bene fatto. La Chiesa solleva il velo su questo mistero: “Videte omnes populi, si est dolor similis sicut dolor meus”. E ciò vale per i due assassini, quello che ha confessato il delitto prima al padre, poi allo Stato, l’altro che l’ha fatto tentando di uccidere anche se stesso. Vale anche per i loro genitori, chiamati a un compito non facile, ad accompagnare i figli in una strada dura e certamente imprevista.



Nell’imminenza della Pasqua che verrà, oggi i nostri occhi si fermano sulla Via Crucis e sul silenzio del Sabato Santo.