“Sul computer di Massimo Bossetti non c’è materiale pedopornografico”. Così si è espresso il difensore di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni, durante la trasmissione Legge o giustizia su Radio Cusano Campus. Massimo Bosetti, unico indagato per l’omicidio di Yara Gambirasio, è stato al centro di numerose indagini da parte degli inquirenti anche per delle ricerche a sfondo sessuale che qualcuno -non è possibile sapere chi- della famiglia Bossetti avrebbe fatto su internet. Il difensore di Massimo Bossetti ha voluto sottolineare che non è stato rilevato alcun materiale pedopornografico nei due pc sequestrati al suo assisito. “Lo ha detto il tenente dei Carabinieri in sede di controesame”, afferma Salvagni durante la trasmissione, riportata dal quotidiano online dell’Università Niccolò Cusano, “tolto il contenuto pedopornografico, tutto il resto è lecito”. Il legale si è dichiarato meravigliato di come la pubblica opinione si sia scandalizzata sulle ricerche presenti su entrambi i computer. Le autorità nelle settimane scorse avevano infatti trovato migliaia di parole chiave a sfondo sessuale, alcune riportavano particolari come “tredicenni” e “capelli rossi”, un dettaglio che ha sconvolto ancora una volta gli italiani. La notizia ha sollevato numerose polemiche, non ultima quella che la stessa Marita Comi, moglie di Massimo Bossetti, ha fatto durante il suo interrogatorio. La donna ha infatti rivelato agli inquirenti di essere la reale responsabile di quelle ricerche. Alcuni giornalisti avevano raccomandato caldamente che alla Comi venissero tolti i figli, un fatto che per l’avvocato Salvagni è inconcepibile. “Qualche benpensante ritiene che debbano essere portati via i figli alla signora Comi perché ha guardato dei video porno. Allora bisognerebbe portare via i figli al 90% delle persone, le statistiche parlano chiaro”. Il legale ha sottolineato che l’interrogatorio di Marita Comi è stato piuttosto duro perché “l’accusa voleva dimostrare che c’è una sorta di perversione nei confronti dell’imputato che  dirige le sue attenzioni su un sesso femminile di minore età, cosa che però è stata smentita dalle risultanze processuali”. Salvagni ha parlato anche delle dichiarazioni di Alma Azzolin, l’insegnante considerata teste chiave nel processo per il delitto di Yara Gambirasio. La donna aveva infatti affermato di aver visto Yara Gambirasio salire a bordo del furgone del Massimo Bossetti. “Sono tantissime le incongruenze di questa testimonianza., giunta a 4 anni dai fatti. E’ l’unica testimonianza su oltre 4000 persone sentite che conferma questo dato. Quando un dato è così isolato lascia riflettere sulla sua genuinità”.



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