La vicenda legata a Doina Matei non ha sicuramente lasciato indifferente il popolo dei social che si è fatto sentire con sdegno nei confronti della decisione di rimettere in smilibertà la donna dopo l’omicidio di Vanessa Russo il 26 aprile del 2007. Su Twitter in molti paragonano la storia a quella di Alessio Brutone che nel 2010 colpì con una ferita mortale l’infermiera Maricica Haiahanu alla stazione metro di Anagnina di Roma nel 2010In quel caso si parlò di otto anni di pena, ridotti a quattro e tramutati nei servizi sociali. C’è chi poi parla di Rudy Guede coinvolto nella vicenda Meredith Kercher, ma con dei punti interrogativi rimasti aperti. Il senso comune rimane però quello di voler condannare Doina Matei e di un senso di ingiustizia per la sua semilibertà.
Avrebbe “diritto a reinserirsi nella società” Doina Matei, la donna che colpì uccidendola Vanessa Russo. A sostenerlo è il suo avvocato dopo che la donna di origini rumene, dopo aver scontato 9 dei 16 anni di reclusione ai quali è stata condannata, è adesso in regime di semi-libertà. Vanessa Russo fu colpita da Doina Matei con un ombrello nella stazione della metropolitana Termini di Roma il 26 aprile 2007. Per l’avvocato la “pena è proporzionata all’omicidio” preterintenzionale per il quale la donna è stata condannata. Ma è polemica sulle dichiarazioni del legale ma soprattutto sulla decisione di assegnare a Doina Matei il regime di semi-libertà. Nove anni fa le due donne si incontrarono sulla metro e Doina Matei sentì una spinta e reagì brandendo l’ombrello contro la ragazza romana colpendola in un occhio e scappando via. Dopo qualche giorno fu arrestata e al processo affermò che aveva avuto intenzione di uccidere.
Si torna a parlare di Doina Matei, la donna di origini rumene che nel 2007 all’interno della stazione metropolitana di Roma colpì mortalmente con il proprio ombrello la 23enne Vanessa Russo. Condannata a 16 anni di reclusione, dopo avere scontato 9 anni della pena la Matei è adesso in regime di semi-libertà, e ha fatto discutere la sua scelta di aprire un profilo Facebook sul quale pubblicare le foto di una quotidianità apparentemente serena, condita da escursioni al mare o sul traghetto a Venezia. Sono stati molti gli attacchi indirizzati in queste ore dagli internauti nei confronti di Doina che, come riporta “La Repubblica”, è stata difesa dal proprio legale Nino Marazzita:”Devo dire che il sistema carcerario ha funzionato bene riportando la pena inflitta a livelli accettabili e proporzionati all’omicidio preterintenzionale e anche calibrandolo sulla figura di Doina e sul dramma che ha vissuto. Quando il fatto avvenne la mia assistita aveva appena compiuto 18 anni ed aveva un vissuto difficile alle spalle con due figli. La donna ha ora il diritto di reinserirsi nella società“.
Un episodio terribile, ingiustificato, esagerato. Era l’aprile del 2007 quando due ragazze nella stazione della metropolitana di Termini a Roma furono protagoniste di un violento litigio per cause banalissime, uno spintone nella calca della folla. Una di loro, Doina Matei di origini romene, infilò il suo ombrello nell’occhio dell’altra ragazza, Vanessa Russo di 23 anni, ferendola mortalmente. La Matei venne condannata a 16 anni di carcere ma adesso dopo nove anni di detenzione è stata posta in regime di semilibertà: di giorno lavora in una cooperativa la notte torna a dormire nel carcere di Venezia. La donna ha intanto aperto un profilo facebook in cui appaiono foto allegre, in costume al mare, in giro per Venezia in traghetto. Foto e attività sui social network che non sono piaciute a molti amici e parenti della ragazza uccisa, un’offesa per la sua famiglia dicono alcuni.