E’ polemica dopo le parole dell’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano sul referendum trivelle 2016. Napolitano ha dichiarato in un’intervista a La Repubblica che è “legittimo astenersi dal voto” e che lui stesso non sa se andrà a votare perché domenica 17 aprile sarà a Londra. Subito si sono fatte sentire le reazioni dei politici, come riporta sempre La Repubblica. Alfredo D’Attorre di Sinistra Italiana: “Sorprende e amareggia la legittimazione dell’astensionismo nel referendum di domenica da parte dell’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, specie dopo che autorevoli personalità istituzionali nei giorni scorsi hanno sottolineato l’importanza della partecipazione al voto e il valore dell’articolo 48 della Costituzione”. La presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi: “Mai astenersi alle elezioni, a cominciare dai referendum. Forse non è politicamente corretto ma costituzionalmente ineccepibile. Io lo ricordo come istituzione non come iscritta a un partito”. Alessandro Di Battista del Movimento 5 Stelle su Twitter: “Napolitano che invita all’astensione è una ragione in più per andare a votare. #referendum17aprile #iovotosì #Trivellopoli”. Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra, sempre su Twitter: “Napolitano per il sì alla riforma Boschi ne testimonia la pericolosità. Un presidente-dittatore che va finalmente sconfitto assieme a Renzi”.
Il referendum trivelle di domenica prossima, 17 aprile 2016, cela dentro il voto un’importante sondaggio nazionale sulla politica attuale, con il Partito Democratico renziano che si trova nella difficile situazione di dover gestire una base schierata per il sì e una segreteria, vicina al premier, invece puntata all’astensione. Ma a livello generale, come sono schierati davvero i vari partiti presenti in parlamento? Le forze politiche che in queste settimane si stanno gettando per le ultime campagne referendarie come arrivano all’appuntamento della trivelle di questa domenica? Il Movimento 5 stelle, la Lega di Salvini e Sinistra Italiana sono schierati per il Sì al referendum, mentre la minoranza dem del Partito Democratico e Forza Italiana sono favorevoli di base alla partecipazione al voto anche al proprio interno sono divisi tra il No e il Sì. per esempio, Bersani e D’Alema e anche Prodi hanno annunciato il No, mentre Roberto Speranza è propenso verso il si ad abrogare la norma sulle trivelle. Dentro a berluscones invece è Renato Brunetta a sceglier iil No, con il governatore della Liguria Giovanni Toti che dirà Sì. Il Pd di Renzi invece si è schierato come tutti sanno per l’astensione, con qualche apertura negli ultimi giorni dopo il calo di consensi dovuto allo scandalo di Tempa Rossa.
Interviene anche l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano sul referendum trivelle 2016, che si svolgerà domenica prossima 17 aprile. Napolitano, intervistato da la Repubblica come riporta l’agenzia di stampa Agi, dichiara che “l’astensione è un modo di esprimere la convinzione dell’inconsistenza e della pretestuosità di questa iniziativa referendaria. Non si possono dare significati simbolici a un referendum. Ci si pronuncia su quesiti specifici che dovrebbero essere ben fondati. Non è questo il caso”. Giorgio Napolitano non sa se andrà a votare al referendum trivelle 2016 perché domenica sarà a Londra. L’ex presidente della Repubblica aggiunge poi che “se la Costituzione prevede che la non partecipazione della maggioranza degli aventi diritto è causa di nullità, non andare a votare è un modo di esprimersi sull’inconsistenza dell’iniziativa referendaria”. E sottolinea che “bisogna soprattutto farla una riforma come quella approvata eppoi impegnarsi per una migliore attuazione. A questo punto dovrebbero partecipare, una volta confermata la legge col refenrendum, anche i gruppi politici che la osteggiano”.
Il Tar ha respinto il ricorso del Codacons sul referendum trivelle 2016. L’associazione a difesa dei consumatori aveva chiesto l’accorpamento della consultazione che si svolgerà domenica 17 aprile con le elezioni amministrative che sono in programma il prossimo 5 giugno. E’ lo stesso Codacons che lo annuncia, sottolineando che presenterà ricorso d’appello al Consiglio di Stato. Il Presidente del Codacons e candidato sindaco alle comunali a Roma, Carlo Rienzi, commenta così la scelta: “Evidentemente il Tar non ha avuto abbastanza coraggio. Questa decisione è il via libera definitivo all’affossamento del referendum, che farà felice il Premier Renzi e la lobby del petrolio che vuole mettere le mani sui nostri mari”. Il ricorso era appoggiato anche dalla Regione Veneto, dalla Regione Puglia e dal Comune di Napoli. Nel corso dell’udienza Rienzi aveva fornito una nuova prova sulla violazione delle norme vigenti. “Nello specifico – aveva spiegato – è stato violato l’obbligo di adeguato periodo temporale per la necessaria informazione sul quesito referendario”.
Un’interrogazione scritta al premier Renzi sulle concessioni scadute alle compagnie petrolifere. E’ questo l’ultimo capitolo dello scontro politico sul referendum trivelle di domenica prossima 17 aprile. A presentare l’interrogazione, dopo la denuncia pubblicata da Il Fatto Quotidiano, è stato il deputato abruzzese di Sel-Si Gianni Melilla, come riportato da Abruzzoweb. “Nove delle 44 concessioni, oggetto del referendum trivelle del 17 aprile, erano già scadute a fine 2015, alcune anche da vari mesi, altre da anni (una addirittura dal 2009). Ciononostante le compagnie petrolifere continuavano ad operare come se niente fosse”: ecco quanto scrive il deputato. Melilla aggiunge poi: “Il fondato sospetto è che si sia voluta scongiurare l’ipotesi di un imminente smantellamento delle piattaforme, a costi elevati per le compagnie, come ben evidenzia l’inchiesta giornalistica del Fatto quotidiano”. Il deputato conclude con la richiesta di “quali iniziative intenda assumere per accertare la gravità dei fatti sopra denunciati e rimuovere i responsabili di questo comportamento al fine di fare chiarezza e affermare l’interesse generale al risanamento ambientale, e alla libera concorrenza del mercato”.