Cosa è successo a Luca Varani il 4 marzo scorso nell’appartamento di Manuel Foffo, il 30enne che insieme a Marc Prato si macchiò dell’omicidio del 23enne romano? E’ questo che gli inquirenti stanno cercando di capire sulla base delle dichiarazioni dei due killer e degli esami attualmente in corso. Sotto la lente di ingrandimento di chi indaga al caso ci sarebbe anche il misterioso cocktail che Foffo e Prato avrebbero offerto a Varani prima di dare il via alla mattanza. Il settimanale “Giallo” ha sottolineato come i due assassini riferirono agli inquirenti di aver offerto a Luca un miscuglio di superalcolici e Alcover. Quest’ultimo sarebbe un farmaco potentissimo destinato agli alcolisti per smettere di bere e paragonabile ad una vera e propria droga. Mischiato all’alcol, tuttavia, rischia di diventare altamente pericoloso e se somministrato a soggetti che non hanno problemi di dipendenza può trasformarsi in quella che è stata ribattezzata la “droga dello stupro”, in quanto farebbe perdere ogni inibizione. Anche in questo caso Manuel Foffo avrebbe accusato Prato di aver somministrato lui il cocktail micidiale alla giovane vittima, mentre il pierre gay avrebbe rilanciato le accuse. I giudici del Riesame però, non avrebbero dubbi: crederebbero alla versione del primo assassino.
Dopo le polemiche che hanno riguardato nelle ultime ore Manuel Foffo, uno dei due killer di Luca Varani, in seguito alla ricezione della missiva di Pietro Maso, l’attenzione è tornata a concentrarsi sulle novità che hanno riguardano il caso relativo all’omicidio del 23enne romano. Secondo le notizie diffuse dal quotidiano Il Tempo, gli inquirenti attendono gli esiti degli importanti accertamenti compiuti dai periti sulle armi usate da Manuel Foffo e Marc Prato per uccidere Luca Varani. Si tratta dei coltelli e del martello con i quali il 23enne è stato prima torturato e poi ucciso. Gli accertamenti sarebbero ancora in mano ai Ris i quali stanno ultimando gli esami al fine di stabilire le responsabilità dei due assassini. Solo dopo aver confermato chi dei due avrebbe inferto il primo colpo, grazie alle impronte ritrovate sugli oggetti sequestrati, i Carabinieri torneranno nuovamente nell’appartamento degli orrori, in via Igino Giordani al Collatino, per un nuovo sopralluogo. Attualmente sarebbero ancora in corso ulteriori esami al fine di individuare tracce di Dna anche su altri reperti precedentemente sequestrati.
Non è piaciuta per niente a Manuel Foffo, assassino di Luca Varani assieme a Marco Prato, la lettera choc di Pietro Maso che trovate qui sotto. «È ancora in isolamento, è confuso e profondamente addolorato, pensa sempre al gravissimi delitto che ha commesso e lettere di questo tipo lo fanno cadere nel più profondo sconforto. Dobbiamo fermare questi tentativi di intrusione senza senso, per questo chiederemo al pubblico ministero se è possibile congelare la posta in modo che la vedano prima gli avvocati e gli psichiatri e poi decideremo cosa consegnarli». Sono le parole dell’avvocato di Manuel Foffo, Michele Andreano, pubblicate dai colleghi del Tempo di Roma e che raccontano la situazione complicata dopo la lettera choc di Pietro Maso che non accenna alla vittima ma si riferisce proprio al carnefice. Luca Varani e famiglia intanto attendono giustizia dopo che l’orrendo delitto è stato perpetrato e mentre si cerca ancora di indagare sul passato e la rete di relazioni di Marco Prato.
“Sono Pietro Maso, il mostro“. Così inizia la lunga lettera che Pietro Maso ha scritto a Manuel Foffo in questi giorni. Sono parole di conforto che Maso scrive per rassicurare uno dei due indagati per l’omicidio di Luca Varani e che sottolineano la propria comprensione verso il suo gesto. “Non posso biasimarti per quello che hai fatto“, scrive ancora Maso, “io sono stato peggiore di te, ma posso capire perché volevi ammazzare tuo padre“. Secondo l’analisi del mittente, Manuel Foffo avrebbe agito per senso di rivalità, probabilmente per “catturare tutto l’affetto delle donne di casa e dimostrare di non essere solo il cucciolo fragile ed indifeso“. Tutte le maggiori testate nazionali stanno discutendo in queste ore dell’episodio che indubbiamente porta a riflettere. Secondo il legale Michele Andreano, difensore di Foffo, Maso starebbe solo cercando di farsi pubblicità e la sua lettera sarebbe “un’espressione di egocentrismo“. L’avvocato riferisce anche che Manuel Foffo non avrebbe ricevuto con piacere la missiva ed ha rivelato che “non è la prima lettera di questo tipo che riceve“. Ha annunciato inoltre che nei prossimi giorni chiederà che la posta del suo assistito venga congelata in modo che siano gli psichiatri e gli avvocati a decidere se fargli pervenire una determinata lettera o meno. Il ragazzo verserebbe adesso in tormenti e sensi di colpa, evidenti anche dai suoi numerosi tentativi di collaborare con le indagini. Diversa invece la posizione di Marco Prato, l’altro indagato di omicidio, che invece continua nella sua linea di duro silenzio.