Se fino a qualche tempo fa alla notizia di Fausto Bertinotti che racconta di una “sinistra morta” e della Chiesa come “unica realtà viva in grado di reagire” avremmo sorriso, con le ultime esperienze fatte dall’ex leader di Rifondazione Comunista spiegano sempre di più un fascino che l’ex comunista vede e racconta rispetto al popolo cattolico che ha incontrato, il movimento di Comunione e Liberazione. Il sunto dell’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera è questa e la sentenza sulla sua esperienza di sinistra nel passato è servita sul piatto. «L’eutanasia del movimento operaio ha disperso la memoria di cosa è stato il dialogo con il mondo cattolico», scrive Fausto Bertinotti rievocando il discorso di Togliatti a Bergamo nel 1963. Marxista non pentito, l’ex segretario di Rifondazione, dopo essere intervenuto al Meeting di Rimini, nelle ultime settimane ha partecipato a varie presentazione del libro di Julian Carron, successore di Don Luigi Giussani alla guida del Movimento di Comunione e Liberazione. “La bellezza disarmata”, questo il titolo del libro che ha scatenato il rinnovato interesse per il mondo cattolico dopo anni di distanza tra il fronte ex operaio e la Chiesa. «Bisogna affacciarsi sull’abisso per scongiurare il pericolo. Oggi il rischio di una catastrofe è avvertito solo dalle coscienze più radicali, sociali e religiose. La politica invece si è chiuso in una corazza di ovatta che le impedisce di vedere», ma Bertinotti rilancia per una nuova istanza di dialogo con un mondo che ha ancora tanto da dire e “da dirci”.



Una crisi di civiltà, una economia che porta alla disumanizzazione del lavoro e un necessario nuovo dialogo tra le fedi: questi sono i motivi per cui è nato il rapporto stretto con Cl. «Un dibattito estivo a Sestri Levante tre anni fa e poi l’invito al Meeting: ho trovato molto di più e di diverso di quel che mi aspettavo. Anzitutto il popolo. Ricordo che per Gramsci l’intellettuale può pensare di rappresentare il popolo solo se con questo vi è quella che lui chiamava “una connessione sentimentale”. Lì l’ho trovata». Per Bertinotti, che non rinnega il suo ateismo (“non sono stato folgorato dalla fede religiosa, sarebbe la negazione del dialogo che deve esserci tra diversi”), Cl l’ha colpito per le «capacità di prevedere il futuro. Valeva per Don Giussani ieri, memorabile la sua denuncia della crisi del rapporto tra Chiesa e popolo pur quanto le chiese erano piene, come per don Carron oggi». La sinistra è morta culturalmente e Carron come il Papa mettono l’accento sull’abbandono della corazza del potere, una fede “disarmata” che secondo Bertinotti è il vero segreto nel nuovo, si spera, rapporto con il potere e le istituzioni che hanno perso l’identità cui soffre la sinistra.

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