“Il vero rischio attentati non viene dalle spiagge ma da Internet”. Mario Mori, fondatore ed ex comandante dei Ros ed ex direttore del Sisde, smentisce così le indiscrezioni del quotidiano tedesco Bild secondo cui i servizi segreti italiani sarebbero in allerta per il rischio attentati sulle spiagge italiane e spagnole. Il titolo di apertura del giornale scandalistico tedesco è “Terrorismo pianificato sulle nostre spiagge!”. Il rischio sarebbe che gli jihadisti, “travestiti da venditori ambulanti”, possano farsi esplodere sulle spiagge europee.
Ritiene possibile che gli jihadisti compiano attentati sulle nostre spiagge?
E’ uno dei tanti strumenti che può essere inventato per compiere un attentato. E’ una delle ipotesi, ma non è documentata da qualche studio. Così un buontempone può dire: “Come si possono compiere gli attentati? Possono farli anche con un vu cumprà”. E’ uno dei tanti modi, ma non c’è un allarme specifico.
La Bild ha citato fonti dei servizi segreti italiani. Se li è inventati?
Non lo so. E’ un dato di fatto che colpire le spiagge è una delle tante ipotesi che possono dare luogo a un attentato.
Nel frattempo le autorità del Belgio hanno detto che l’Isis sta intensificando le operazioni in Europa. E’ un rischio reale?
Anche questa è una deduzione basata sulle difficoltà che sta affrontando lo stato islamico in Siria e Iraq, con perdite in termini di territorio e di uomini. E’ possibile quindi che l’Isis ricorra a soluzioni operative differenti, inclusa l’ipotesi di spostare degli elementi anche sul territorio europeo. Il problema non è però trovare nuovi adepti, bensì attivare qualche cellula che è già presente in Europa.
In che senso?
Sul territorio europeo ci sono sicuramente delle cellule dell’Isis più o meno disponibili ad attivarsi. Non esiste però nessun riscontro del fatto che i capi dell’Isis abbiano deciso di realizzare qualcosa di diverso in Europa. Sono tutte ipotesi sul terreno, che però attendono una conferma da riscontri di fatto.
Tutti ricordiamo l’attentato del giugno scorso sulla spiaggia di un resort a Sousse, in Tunisia. E’ un modus operandi che potrebbe ripetersi anche in Italia?
Per compiere un attentato su una spiaggia come è avvenuto in Tunisia occorre un’organizzazione non da poco. In Tunisia questo si è reso possibile perché nel sud del Paese ci sono delle enclave jihadiste, rafforzate a loro volta da sostegni provenienti da Algeria e Niger. Sul territorio sono dunque presenti degli elementi che possono organizzare un attacco sulla spiaggia come a Sousse. Prima di passare al piano operativo occorre però disporre di personale che studi a fondo la situazione, porti le armi sul posto e arrivi per compiere l’attentato. Ci vuole cioè una vera e propria organizzazione che attualmente in Italia non c’è.
Le spiagge sono un campo aperto dove possono entrare tutti. Perché c’è bisogno di un’organizzazione particolare?
La difficoltà consiste nel riuscire a portare su una spiaggia tre o quattro persone armate, o provenienti dal mare attraverso un’imbarcazione, oppure che arrivano dalla terraferma. E’ necessario conoscere bene il posto, disporre di supporti sul luogo che consentano di avere un quadro della situazione, predisporre una piantina della struttura e sapere qual è l’orario migliore per colpire. E’ per questo che è necessaria un’organizzazione seria. I terroristi prima di colpire prendono in considerazione tutti questi elementi, e non si lasciano certo andare all’improvvisazione del momento.
Nel frattempo quanto si sta sviluppando il terrorismo online?
Internet indubbiamente è uno strumento forte di trasmissione di dati, di esperienze e anche di attivazione di un circuito di attenzione per le problematiche dell’integralismo islamico. E’ quindi uno strumento forte di comunicazione, non soltanto per fare propaganda, ma al limite anche per organizzare operativamente un attentato. Attraverso Internet infatti si possono inviare messaggi criptati, nonché ordini e direttive precise.
(Pietro Vernizzi)