Non ci sono grosse novità sul caso di Maurilio Masi, il giovane suicida all’università Roma Tre due giorni fa: non emergono particolarità dai primi interrogatori svolti ad amici e parenti per provare a comprendere cosa abbia portato quel giovane studente ad effettuare un gesto così tragico in pieno giorno e senza apparente preavviso. Sulle pagine del Tempo sono state riportate dichiarazioni del fratello Massimiliano, anche se l’avvocato della famiglia Masi ha poi mandata una nota alla stampa in cui ricordava come quelle parole fossero secretate agli inquirenti e che sono uscite in maniera irregolare. Detto questo, rimangono parole riferite dal fratello di Maurilio Masi in cui si dice che il ragazzo era depresso e per via degli esami non passati la situazione era assai turbata e complessa. Ma può bastare come spiegazione di un gesto così forte come il suicidio? E quelle tre pistole trovate nell’appartamento romano dei due fratelli Masi perché erano presenti? Un caso aperto ma un dramma che rimane: un giovane ragazzo si è tolto la vita e questo rimane il fatto più grave e importante.



Mentre il caso del suicidio all’università di Roma Tre rimane ancora avvolto nel mistero, con il povero Maurilio Masi che si è ucciso all’ingresso della facoltà di Ingegneria sparandosi un colpo in testa, i lavori e le attività nell’ateneo procedono al rilento con lo sgomento e lo choc che rimangono protagonisti. Arriva però, dopo il cordoglio immediato del rettore di Roma Tre e di tutto il collegio docenti, anche il messaggio di vicinanza di un’altra università del Lazio, nello specifico la UniTus. Ecco la nota diffusa alla stampa e inviata alla famiglia del giovane studente suicida: «Il prof Alessandro Ruggieri, Rettore dell’Università della Tuscia, l’avvocato Alessandra Moscatelli, Direttore Generale, e tutto il personale docente e tecnico amministrativo dell’ateneo viterbese esprimono profondo dolore e vicinanza al prof. Mario Panizza rettore dell’Università Roma Tre e alla comunità accademica della stessa università per il tragico evento che si è verificato martedì». In conclusione alla nota profondo aggetto e vicinanza anche per la famiglia di Maurilio che si è tolto tragicamente la vita in maniera tutt’ora inspiegabile.



Rimangono molti misteri sul caso del suicidio in università Roma Tre: lo studente Maurilio Masi si è tolto la vita sparandosi un colpo in testa ormai tre giorni fa ma le indagini ovviamente proseguono per comprendere le ragioni di un gesto così drammatico. Dopo le correzioni e rettifiche che l’avvocato della famiglia Masi ha scritto di proprio pugno alla redazione del Tempo di Roma, spuntano nuove domande riguardo all’elemento chiave, ovvero la pistola usata dal ragazzo per uccidersi davanti alla facoltà di Ingegneria. Maurilio pare che avesse non solo una pistola registrata regolarmente ma tutta una serie di armi da collezione, che alcuni hanno riportato essere almeno 13. L’avvocato ha rettificato dicendo che in realtà le armi sono 3 e la volontà della stampa di condirci sopra è da ritenersi deplorevole: “si cerca di far passare un collezionista in un maniaco”. Detto questo, altre indiscrezioni riportano come il giovane suicida era solito andare al Poligono a sparare con la pistola con cui si è ucciso. Ma perché poi il folle gesto? Può bastare come motivazione la depressione per gli esami non superati in università? O c’è dell’altro? La polizia è al lavoro sulle indagini e si spera nei prossimi giorni, anche per il dolore della famiglia, si possa arrivare ad una conclusione breve dell’inchiesta.



Il caso di Maurilio Masi, lo studente che si è suicidato all’università di Roma Tre, prosegue con le indagini riguardo le cause del tragico gesto con cui si è tolto la vita in mezzo a compagni e amici attoniti per quanto hanno assistito. Si chiama Maurilio, viene da Potenza e viveva a Roma con il fratello: si è venuto a sapere tramite inchieste locali del Messaggero e soprattutto del Tempo che il ragazzo suicida era depresso per via dell’università e degli esami che non riusciva a passare. Dopo anche altre rivelazioni compiute dal quotidiano romano su presunti elementi riguardo Maurilio Masi, il legale della famiglia ha deciso di scrivere al Tempo per fare una serie di precisazione, valide sul caso come parola ufficiale della famiglia Masi. Per prima cosa l’avvocato Clemente Delli Colli ha voluto ricordare che le frasi attribuite al fratello dello studente d’Ingegneria suicida, Massimiliano  Masi, sono secretate e rese solo a pubblico officiale e che quindi non andavano pubblicate. Viene poi ribadito che il ragazzo non aveva mai prima d’ora tentato il suicidio, come invece è stato diffuso mezzo stampa. Inoltre, siccome era stato inizialmente diffuso che il ragazzo avrebbe avuto possibili “confusioni” sull’orientamento sessuale, l’avvocato della famiglia ha tenuto a precisare che non è assolutamente vero, ma solo “aveva avuto in precedenza una pluralità di legami sentimentali eterosessuali e non era confuso”. Da ultimo, il discorso delle pistole possedute dal ragazzo viene chiarita: in un primo memento sembrava che l’arma con cui Maurilio si è ucciso fosse una delle tredici registrate regolarmente e conservate nell’appartamento romano dei Masi. Smentita secca anche su questo punto, già che altro sul numero delle armi: «le pistole regolarmente denunciate sono in tutto tre e non tredici, una frase atta a descrivere un collezionista di armi ai confini del fanatismo», conclude il legale sul Tempo.