Sono state sequestrate le lettere scritte da Massimo Bossetti a una detenuta: il muratore è in carcere con l’accusa di aver ucciso la 13enne Yara Gambirasio di Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, scomparsa il 26 novembre 2010. Ieri si è svolta la 38esima udienza del processo e sono state respinte tutte le richieste della difesa di Bossetti. Non saranno dunque effettuate nuove perizie sul Dna trovato sugli slip di Yara Gambirasio né sulle immagini delle telecamere di sorveglianza che la sera del delitto hanno ripreso il passaggio di un furgone, simile a quello dell’imputato, intorno alla palestra frequentata dalla vittima. I giudici della Corte di Assise di Bergamo hanno invece disposto, come riferisce Il Tempo, “il sequestro dell’intera corrispondenza avvenuta in carcere tra Bossetti e una detenuta, Gina: in quelle lettere dal contenuto scabroso sarebbero estraibili temi “hard” collegabili alle ricerche a sfondo pornografico compiute attraverso il computer dell’imputato. Bossetti, rivolgendosi alla donna, avrebbe fatto riferimento ai suoi gusti sessuali: le donne gli piacerebbero completamente depilate”. I legali di Massimo Bossetti hanno così commentato la decisione, come si legge sempre sul quotidiano: “Si trova in una situazione di compromissione sessuale, quelle lettere non possono avere un valore, dal momento che nelle stesse Bossetti giura di essere innocente e parla in termini affettivi del destino amaro toccato alla piccola Yara”.



Si è svolta ieri la 38esima udienza del processo a Massimo Bossetti, unico imputato per l’omicidio della tredicenne di Brembate, Yara Gambirasio. Un’udienza – alla quale ha ovviamente preso parte anche il muratore di Mapello – definita importantissima per il destino dello stesso Massimo Bossetti e che ha visto la Corte d’Assise di Bergamo chiamata ad esprimersi in merito alle richieste di perizie avanzate dalla difesa e relative a cinque punti cardine, a partire dal Dna, la prova regina attorno alla quale ruoterebbe l’intero processo. La difesa di Massimo Bossetti, in riferimento alla traccia genetica ritrovata sugli indumenti di Yara Gambirasio e definita mista, aveva sempre manifestato dubbi in merito a presunte “anomalie”, ma non sarebbe stata del medesimo parere la Corte, presieduta dal giudice Antonella Bertoja, per la quale sarebbero risultati superflui ulteriori esami su questo e sugli altri elementi indicati (tra cui l’allineamento delle telecamere che avrebbero ripreso il furgone dell’imputato). Alla luce della importante decisione della Corte, dunque, si continua ad andare verso le discussioni finali che porteranno entro la metà di giugno alla sentenza di primo grado a carico di Massimo Bossetti. La prossima data in calendario, prevede la requisitoria del pubblico ministero Letizia Ruggero fissata al prossimo 13 maggio. Poi toccherà alle discussioni finali delle parti civili e delle difese che anticiperanno il verdetto. In merito si è espresso ieri il legale della famiglia di Yara Gambirasio, avvocato Andrea Pezzotta, il quale ai microfoni di SkyTg24 ha dichiarato: “Chiederemo la condanna perché siamo convinti che vi siano elementi che vanno nella direzione della responsabilità per il fatto che gli viene contestato. Siamo fermamente convinti come evidenzieremo in discussione”. L’avvocato ha anche commentato la reazione dei Gambirasio che, a sua detta, si occupano principalmente di seguire gli altri tre figli: “Seguono il processo soltanto per come glielo raccontiamo noi, ovviamente sono interessati su come va a finire ma la loro forza è che si occupano d’altro, si occupano di crescere gli altri tre figli che gli sono rimasti”.

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