Interviene anche l’associazione Penelope sul caso di Roberta Ragusa, dopo che sono state rese note le motivazioni per le quali la Cassazione ha annullato il non luogo a procedere contro il marito Antonio Logli. L’associazione senza scopo di lucro impegnata al fianco dei familiari delle persone scomparse, sostiene che le indagini debbano “cercare la verità anche in famiglia”. Lo dichiara in una nota riportata da un’agenzia di stampa Ansa, come si legge su Gonews.it, l’avvocato dell’associazione Nicodemo Gentile: “Gli ermellini hanno disintegrato le motivazioni del Gup riducendo in macerie la sentenza di non luogo a procedere. Siamo soddisfatti per aver contribuito, come riconosciuto dalla stessa Cassazione, a far annullare un provvedimento viziato nella logica, riaprendo così la strada della verità per Roberta. L’auspicio è che anche i figli, nonché gli stretti parenti della coppia, contribuiscano seriamente alla ricostruzione dei fatti essendo le ultime persone che hanno visto Roberta in vita e che conoscono i movimenti del Logli nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa, nei quali, come riferito da una sua familiare, l’uomo già parlava al passato della moglie”.
Nel giallo relativo alla scomparsa di Roberta Ragusa, avvenuta nel gennaio del 2012 da Gello di San Giuliano Terme, sarebbe intervenuto di recente un nuovo mistero, in concomitanza con le motivazioni della Cassazione sull’annullamento con rinvio del non luogo a procedere per il marito Antonio Logli. Nei giorni scorsi, infatti, il Corriere della Sera aveva pubblicato una notizia di notevole importanza relativa al ricevimento da parte dei Carabinieri di Pisa di una lettera, unita ad alcune fotografie, nella quale veniva indicato il luogo esatto in cui il corpo di Roberta Ragusa sarebbe stato sepolto. “Scavate lì, la troverete”, era il messaggio. A sostegno di questa tesi, sebbene sin dall’inizio era stata presa con la dovuta cautela, ci sarebbe la testimonianza di una donna, come indicato dal giornalista del Corriere, Fabrizio Peronaci, intervenuto anche nel corso della trasmissione Pomeriggio 5. Il giornalista scrive sul suo profilo Facebook, in merito all’intricata vicenda della quale si discute da alcuni giorni: “Non siamo in presenza di una lettera anonima, ma di una informativa giunta ai carabinieri da persona ben identificata, che non si può escludere possa essere venuta a conoscenza di fatti di rilievo”. Peronaci ci tiene a sottolineare come la testimone in questione, la quale avrebbe assistito a “movimenti sospetti” nel boschetto, sarebbe una donna sulla quarantina, residente nella zona e “dal profilo credibile e senza ombre, con funzioni di pubblico ufficiale”. Dettagli, questi, sottolineati anche ieri nel corso del nuovo spazio riservato dalla trasmissione Pomeriggio 5 al caso di Roberta Ragusa. Nonostante ciò, tuttavia, gli inquirenti avrebbero sottolineato in una nota ufficiale ripresa anche da QuiNewsPisa.it, che “in relazione all’episodio riportato e che chiama in causa una appartenente alle forze di Polizia, Procura e Carabinieri precisano che si tratta di circostanze non correlate, né correlabili alle indagini sulla scomparsa di Roberta Ragusa”. A loro detta, infatti, tutto potrebbe essere riassunto come frutto dell’opera di un mitomane. La verità sulla fine di Roberta Ragusa, dunque, tarda ad arrivare?