“Una mattina, mi sono alzato…”: Laura Bordini canta “Bella ciao” insieme al coro di partigiani e personaggi presenti oggi a Caldarola per la Marcia della Memoria, commemorativa dell’eccidio di Montalto (Macerata). Domani si festeggia il giorno della Liberazione, quel 25 aprile 1945 quando il nazifascismo venne sconfitto da alleati e partigiani di ogni colore. Per l’appunto, di ogni colore, non solo il rosso o il bianco, ma una comunità di ribellione al potere dittatoriale che giustamente viene ricordato ogni anno dalla Festa della Liberazione. Ebbene, la Boldrini, Presidente della Camera, ha voluto oggi come un anno fa commemorare le vittime del fascismo con intonando il famoso coro dei partigiani comunisti, “Bella ciao” per l’appunto. Queste le sue parole nel suo intervento a Caldarola: «Un piccolo, laico e civile esame di coscienza: per dirci poi, e io che faccio perché questo Paese sia più coeso e più forte? Che posso fare? Essere resistenti, oggi, significa farsi queste domande con sincerità: essere resistenti vuole dire occuparsi della collettività, del bene comune e non pensare solamente a se stessi, alla propria dimensione individuale». Parole commosse, di rito per una donna che incarna appieno i valori della Resistenza in questo 2016; sono le ultime parole prima di intonare Bella ciao che lasciano un retrogusto quantomeno curioso.
«Dobbiamo avere obiettivi etici, farci carico e prende sulle spalle il destino della comunità. Essere antifascisti oggi passa per la difesa di quei valori che la Costituzione nata dalla Resistenza mette come priorità: il lavoro, la salute, l’istruzione, la pace, i diritti individuali, l’ambiente e la solidarietà. Ecco perché bisogna essere antifascisti». Quella sottile ma decisiva imposizione etica, quel bisogno di riaffermare ogni volta cosa bisogna e cosa non bisogna essere: la Boldrini ma non solo, spesso durante le celebrazioni del 25 aprile si riapre la diatriba su chi può e chi non può partecipare ai cortei. Chi ha “il patentino” di antifascista e chi no: la resistenza era davvero così? Questo senso di obbligo etico, di dovere “costituzionale” che deve diventare “costitutivo” non lascia sempre d’accordo: al netto di ogni possibile altra polemica che viene necessariamente dopo, come un presidente della Camera che canta Bella ciao in un contesto pubblico. Quelli sono problemi minimi, gli obblighi etici invece, forse, in questo 2016 potrebbero essere accantonati dalla libertà del riconoscere un fatto o una storia, di aderire ad un valore sacrosanto come la resistenza ma che imposto rischia di divenire un anticipo molto “sinistro” (e non come parte politica) di ideologia.