Il 27 aprile del 1937, quindi 79 anni fa, si spense anche Antonio Gramsci, ancora oggi ritenuto uno dei politici italiani più importanti dalla fondazione della nostra nazione. Nato in Sardegna, precisamente in un comune in provincia di Oristano, nel 1891, Gramsci era discendente di una famiglia albanese proveniente da Gramshi che potrebbe essere giunta in Italia già nel XV secolo. Nonostante le precarie condizioni di salute manifestate sin dall’età di 4 anni, Gramsci fu un importante pensatore dell’epoca e studiò inizialmente come critico letterario, per poi aprirsi alla politica ed al giornalismo. Dopo essersi distinto per diversi anni nella critica letteraria principalmente alle opere di Pirandello, Gramsci si avvicinò al movimento socialista, dichiarandosi debitore nei confronti di Croce e Marx. Dal punto di vista più strettamente politico, Gramsci sostiene il nuovo governo di Lenin in Russia e fonda la rivista L’ordine nuovo, molto vicina al ceto operaio. Dopo la fondazione in Italia del Partito Comunista, Gramsci trasforma il suo giornale che diviene un centro propulsore delle idee del partito. Nonostante l’elezione come deputato, però, Gramsci si guadagna l’ostilità di Mussolini il quale, dopo aver sciolto la Camera, decide per il processo ed il successivo isolamento di tutti i comunisti. Trasferito prima ad Ustica, poi a Civitavecchia, infine a Turi, Gramsci inizia a patire le conseguenze della carcerazione sul suo debole fisico. Si spegne il 27 aprile del 1937 all’età di 46 anni a Roma per un’emorragia cerebrale.



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