Si torna a parlare di Willy Branchi, il giovane di 18 anni trovato morto nel 1988 lungo l’argine del Po a Goro. Nuovi dettagli sul delitto di Goro sarebbero infatti emersi negli ultimi tempi e potrebbero portare il caso a una svolta. Dietro il delitto di Willy Branchi ci potrebbe essere un giro di pedofili, come riferisce il Resto Del Carlino. Il quotidiano ha raccolto anche alcune dichiarazioni a riguardo di una testimone sentita anche dal programma Chi l’ha visto? in onda stasera su Rai 3: “Il pomeriggio del 29 settembre 1988, poche ore prima di essere barbaramente ammazzato con una pistola da macello, una testimone notò che il suo portafoglio era pieno di soldi: 200 o addirittura 300mila lire. Come faceva ad avere tutta quella disponibilità economica un ragazzo di 18 anni che non lavorava e proveniva da una famiglia modesta? Il portafoglio fu l’unico oggetto trovato accanto al cadavere nudo del ragazzo ma all’interno c’era solamente qualche moneta delle vecchie 100 lire. La testimone notò anche un altro particolare che oggi potrebbe essere determinante per l’indagine: ‘Un uomo di mezza età, in bicicletta, quel pomeriggio continuava ad osservare Willy il quale aveva paura e, pochi istanti più tardi, scappò’ “.



Fa ancora discutere il delitto di Willy Branchi, il 18enne Vilfrido Luciano ucciso 28 anni fa, il 29 settembre 1988. Le indagini dopo tanti anni potrebbero essere a una svolta. L’inchiesta è stata riaperta nel 2014 grazie all’esposto della famiglia contenente l’intervista de Il Resto del Carlino all’ex parroco del paese nella quale fece nomi e cognomi dei presunti responsabili. Secondo quanto si legge sul quotidiano dietro la morte del giovane potrebbe esserci un giro di pedofili: è stata tracciata “una precisa mappatura dei vizi sessuali di quel giro di festini pedofili e omosessuali. Al quale prendeva parte – secondo fonti investigative certe – un considerevole numero di persone di Goro, dei paesi vicini, ma anche provenienti da Ferrara o, in qualche caso, da fuori regione”. E sul quotidiano si legge che sul delitto di Willy Branchi si scopre ora anche un altro dettaglio che riguarda uno dei principali sospettati dell’omicidio: “in passato avrebbe abusato di un minorenne con le identiche caratteristiche di Vilfrido, ovvero proveniente da una famiglia umile e con un leggero deficit cognitivo, per questo una preda facile da sottomettere a piacimento”.



28 anni dopo il delitto, il mistero che circonda la morte di Vilfrido Luciano Branchi, detto Willy, non è ancora stato dissipato. Questa sera Chi l’ha visto? proverà a dare una nuova luce al caso, grazie alla presenza in studio di una supertestimone che potrebbe dirigere le indagini verso un giro di pedofilia. Willy Branchi è stato massacrato con una pistola per macellare i maiali da un gruppo di persone, o forse da una e basta, ed aveva solo 18 anni. Il corpo senza vita e nudo venne abbandonato nelle vicinanze di un argine e nascosto con il favore della nebbia, tipica di Goro ferrarese, quel piccolo borgo di pescatori che si trova fra il Delta del Po e l’Adriatico. Negli anni si è creduto più volte che si potesse dare una risposta ai numerosi perché, specialmente quando il corpo venne fatto riesumare quasi due anni fa. Chi l’ha visto? si è occupata del caso diverse volte, ascoltando il dolore della famiglia Branchi, decisa a non far rientrare la morte di Willy Branchi fra le fila dei numerosi Cold Case. I vari dettagli del delitto sono stati trattati in modo approfondito nel libro scritto dal criminologo Giacomo Battara e dal Vice-Caposervizio de Il Resto del Carlino, Nicola Bianchi. Si è tentato di suggerire una pista investigativa utile, partendo dalla vittima e da ciò che venne trascurato nel 1988. Vilfrido era benvoluto da tutti nel paesino, spesso anche deriso perché considerato poco intelligente. Eppure la sua allegria, riporta Il Resto del Carlino, era una delle sue particolari doti. Uno dei dubbi evidenti sul ragazzo si concentrò sui vestiti che usava indossare. Nonostante non avesse molti soldi a disposizione, Willy Branchi vestiva sempre alla moda ed abiti firmati, ma non si sa nulla di chi glieli regalasse o come facesse ad acquistarli. Per questo gli investigatori si diressero subito verso l’ipotesi di un giro di prostituzione. Invece alla fine la pista più accreditata mise al primo posto un sospettato, considerato il numero uno e poi rivelatosi del tutto estraneo ai fatti. Il rapporto che Valeriano Forzati aveva con la vittima era parso subito sospetto, soprattutto per il collegamento dell’uomo con la Mala del Brenta. A maggio dell’anno scorso di nuovo una possibile svolta, con conseguente avviso di garanzia verso il parroco di Correzzola, don Tiziano Bruscagin. All’epoca del delitto il religioso era infatti parroco di Goro, dove rimase fino al 2001. Secondo gli inquirenti, riporta Il Mattino di Padova, don Tiziano era in possesso di elementi sul caso e li aveva volutamente occultati. Poche settimane prima infatti il parroco aveva rivelato ad un giornalista locale di essere a conoscenza del nome del killer. In quei mesi aveva confermato il giro di prostituzione in cui era caduta la vittima e dove aveva trovato il proprio carnefice. Anzi i carnefici perché il don di nomi, precisi e con tanto di soprannomi, ne fece tre. Tuttavia, quando il pm Giuseppe Tittaferrante lo aveva convocato per deporre, don Tiziano aveva ritratto tutto, per poi trincerarsi dietro il segreto della confessione. “Quando è venuto qui l’avvocato della famiglia per le indagini“, ha riferito don Tiziano al giornale nel novembre scorso, “ho strappato un foglio in due parti e gli ho detto: facciamo che lei scrive il nome che sa e io scrivo il mio e poi lo confrontiamo. Era lo stesso ovviamente. Perché quel nome girava e gira ancora oggi sulle bocche di tutti in paese“. In realtà successivamente i nomi vennero fatti e così don Tiziano diventò prima uno dei tanti convocati e poi l’unico indagato nell’inchiesta. Ma che cosa sa realmente il parroco sull’omicidio di Willy Branchi

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