A Le Iene Show si è da poco parlato del caso di Giuseppe Sillitti Maresciallo accusato di favorire alcuni clan mafiosi e sacgioanto tre anni fa. L’inviato Gaetano Pecoraro si è recato a intervistare proprio Giuseppe Sillitti andando a cercare di capire quello che è successo a quest’uomo. Su Twitter proprio la Iena ha pubblicato un tweet legato proprio al servizio con scritto: “In Italia un carabiniere può finire in carcere sulla base di accuse strampalate che poi alla fine cadono dopo appena pochi giorni #LeIene”, clicca qui per la foto e per i tweet dei follower.



Questa sera il caso di Giuseppe Sillitti viene raccontato nella nuova puntata de Le Iene Show: il maresciallo accusato e poi scagionato tre anni fa per accuse infamanti di concorso e favoreggiamento di clan mafiosi pugliese, racconta la sua storia alla Iena Gaetano Pecorario con i vari dettagli dell’inchiesta incredibile e l’intero iter del processo che lo ha visto alla sbarra assieme a tre colleghi carabinieri. Come racconta il Giornale di Sicilia dell’epoca dei fatti, il processo ha avuto fin da subito molte sorprese: presunte vittime di pizzo hanno finito per gettare ombre sull’operato degli inquirenti, come se avessero subito in qualche modo “pressioni” per rivelare alcuni nomi, come quello di Silitti ad esempio. Sentite il caso di un testimone, un ristoratore Vincenzo De Santis, sempre sul quotidiano siciliano: «MI hanno chiamato in Procura e mi hanno tenuto lì sei ore, mi hanno quasi trattato come se fossi un delinquente e mi hanno detto che se non avessi fatto i nomi mi avrebbero arrestato». Testimonianze come queste sono state decisive durante il processo per arrivare alla completa assoluzione del maresciallo che questa sera racconterà nello specifico.



Nella puntata di oggi a Le Iene Show si torna sul caso di Giuseppe Sillitti, un maresciallo dei carabinieri che nel 2012 fu protagonista di un increscioso fatto di malagiustizia, o quantomeno di una giustizia che ha funzionato nel uso ultimo grado di giudizio. Originario di Caltanissetta, nel 20120 fu accusato assieme a tre colleghi e poi arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione per delinquere, estorsioni e favoreggiamenti. In sostanza, la procura di Foggia che ha indagato sul caso, accusava Giuseppe Sillitti e i tre colleghi, di depistare le indagini sul clan mafioso dei Cenicola Riggi di Lucera, nel Foggiano. Dopo circa un mese di detenzione, la misura carceraria però è stata annullata per totale insussistenza di gravi indizi di colpevolezza. Anche i processi successivi hanno assolto completamente i quattro imputati, con l’appello che ha assolto tutti gli imputati dell’Arma perché il fatto non sussiste. Verdetto a suo modo clamoroso dopo che è stato demolito l’impianto accusatorio della procura che voleva il favoreggiamento mafioso di Giuseppe Sillitti e dei colleghi carabinieri. Da allora il maresciallo non solo è tornato a vestire la divisa dell’arma ma attualmente presta servizio come vicecomandante della Stazione Carabinieri di Foggia: oltre a ribadire la propria innocenza, il maresciallo oggi racconta alla Iena Gaetano Pecorario come secondo lui si sarebbero svolti i fatti. La Iena poi si recherà dal pubblico ministero che sviluppò l’indagine per avere spiegazioni in merito. All’epoca dell’assoluzione in appello, parlò per conto dI Giuseppe Sillitti il suo avvocato, Giacomo Grasso che sul Giornale di Sicilia dichiarò «È una sentenza che non ci sorprende, frutto di un’accusa infamante quanto evanescente sostenuta con prove antefatte dalla Procura di Lucera. È un riscatto social per il maresciallo Sillitti e i suoi colleghi che hanno lavorato a Lucera, contrastando duramente il crimine in questi anni, non favorendolo».

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