C’è un attimo nella vita di tutti noi in cui il tempo sembra fermarsi. Un battito di ciglia, uno sguardo fugace, una palpitazione al cuore. Tale è l’amore! Ma come visse tutto ciò Francesco Petrarca? Era il 6 aprile 1327 quando lo scrittore e poeta vide per la prima volta Laura, colei che diventò la musa perfetta per ispirare sonetti e scritti a perdifiato, in un turbinio di emozioni che rimane immortale. E quale luogo potrebbe essere adatto a muovere le prime frasi d’amore? Francesco Petrarca fece spazio ai sentimenti con la complicità della Chiesa di Santa Chiara d’Avignone. Vediamo come è andata.
Dopo la morte del padre avvenuta nel 1326, Francesco Petrarca torna ad Avignone che a quel tempo è una delle città più importanti per la cultura, la stessa dove ha trascorso l’infanzia. E’ il 6 aprile ed è Venerdì Santo. Petrarca attende all’esterno della Chiesa di Santa Chiara ed il suo sguardo viene attratto dalla figura luminosa di una giovane fanciulla. E’ Laura che in un attimo lo travolge e cambia non solo il corso della sua vita, ma anche la sua produzione letteraria. Alcuni critici letterari ritengono che Laura sia tutta un’invenzione di Petrarca, mentre altri, grazie ai riferimenti presenti negli scritti dell’autore, pensano che si tratti in realtà di Laura de Noves, sposa del marchese de Sade. Ne scrive lo stesso Petrarca nella “Familiare II”, per rispondere ai dubbi di Giacomo Colonna. Nella ricostruzione di Giuseppe Fracassetti, studioso del Petrarca del XIX secolo, si possono trovare tutti i riferimenti disseminati nelle molteplici opere. Un dettaglio che lega la donna alla moglie di de Sade è la morte avvenuta per via della peste nera, certo molto comune a quel tempo, ma la data dell’evento coincide per entrambe le giovani. Laura de Noves, conosciuta anche come Laura de Novalis, Laura de Noyes e Madame de Sade, era una nobildonna francese e viene descritta da Francesco Petrarca nel “Canzoniere”. Nell’opera lo scrittore le attribuisce il nome di Madonna Laura, basandosi su 366 componimenti. Di questi, 263 riguardano la vita di Laura, mentre 153 la morte della donna. L’incontro è stato descritto bene da Petrarcia nel suo “Virgilio Ambrosiano”. Racconta che all’epoca stava vivendo la sua “prima adolescenza”, intorno ai 23 anni. Nello stesso breve testo Petrarca accenna anche alla scomparsa dell’amata, avvenuta il 6 aprile nelle prime ore del mattino, allo stesso giorno e stessa ora dell’incontro, ma del 1348. Petrarca scrive di aver tanto parlato, nei suoi “carmi”, della donna, “illustre per le sue virtù”. Nel Canzoniere troviamo traccia delle fasi dell’innamoramento, a partire da quei “bellissimi occhi” che come una saetta, trafiggono il cuore attraverso lo sguardo. Come si evince dai sonetti, Laura rappresenta l’amore ideale, raccontato nel Canzoniere come un rapporto platonico, un’amicizia casta e spirituale. L’amore del Petrarca non è mai stato ricambiato, motivo per cui si leggono versi pieni di dolore. Petrarca ha rimpianti e sconforto perché, a suo dire, quel sentimento lo allontana da Dio. La descrizione della bellezza dell’amata mette in evidenza i particolari che colpiscono Petrarca e fanno capire l’intensità dell’amore che prova il poeta. Anche la descrizione della morte di Laura racchiude lo stesso sentimento. Francesco Petrarca scrive che la donna sembra addormentata e si spinge oltre, affermando che anche in quel momento appare bella. Questo tormentato amore è stato parte della produzione letteraria dello scrittore, ma è anche una parte del suo strazio. L’irrequietezza è una caratteristica evidente dell’animo di Petrarca, diviso tra le passioni terrene e gli ideali di purezza cristiana che sfociano nel suo rapporto con Dio.