Il servizio de Le Iene Show di Marco Maisano colpisce il pubblico che è molto interessato in questo periodo politico all’argomento trattato. Questo si intitola ”Le guerra quotidiana all’Isis” con l’inviato che è andato direttamente in Iraq per documentare come i Curdi combattano tutti i giorni i terroristi dell’Isis. Su Twitter all’hashtag #LeIene sono tantissimi i commenti del pubblico: “In Iraq vivono con la morte davanti agli occhi, noi invece davanti alla televisione”, “Sono soli e abbandonati nel combattere un nemico di tutta l’umanità ma stanno ancora in piedi. Sono un esempio di forza”, “Solo applausi per questo servizio”, “Guardate gli occhi dei bambini e capirete cos’è la guerra”, “Questo servizio lo dedichiamo a chi dice aiutiamoli a casa loro”, “Voi che per via dell’Isis fate di tutta l’erba un fascio questo servizio vi mostra come avete torto”, “Fate vedere questo servizio a tutti gli italiani ignoranti che odiano le persone che fuggono da lì”, “Guardando questo servizio dobbiamo renderci conto di quanto siamo fortunati”.



La guerra all’Isis si sviluppa su più fronti, in Libia, in Iraq, in Siria, ma c’è una battaglia che non sempre viene sponsorizzata quanto le altre: si tratta di quella dei peshmerga curdi, i soldati del Kurdistan iracheno impegnati quotidianamente nella lotta contro le milizie dello Stato Islamico. Se ne parla anche quest’oggi a Le Iene Show nel servizio di Marco Maisano, inviato del programma di Italia Uno in Iraq per testimoniare la vita dei curdi al fronte contro gli spietati jihadisti. Nel servizio mandato in onda dalla trasmissione Mediaset vedremo Maisano al seguito di un gruppo di peshmerga (letteralmente “combattenti-guerriglieri pronti a morire”), impegnato nell’atto di stanare una cellula dormiente del Califfo individuata in un villaggio. Subito dopo Maisano si recherà a ridosso di un cumulo di terra lungo centinaia di chilometri che sancisce la linea di confine tra i territori controllati dall’Isis e quelli sotto il controllo dei curdi. L’inchiesta delle Iene si sposterà poi a Sinjaar, nel nord dell’Iraq, una città dapprima conquistata dai tagliagola e poi liberata negli ultimi mesi del 2015. Qui il passaggio dell’Isis è evidente: edifici distrutti, macerie, famiglie smembrate; gli strascichi della guerra costringono i pochi che sono riusciti a sopravvivere all’attacco dei terroristi ad accamparsi sulle montagne non molto lontano da lì e a vivere in tende costruite con legno e scarti di plastica. Uno scenario che di certo non può lasciare indifferenti e che delinea un quadro di difficile risoluzione. 

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