Il papa si è chinato su Lizzy Myers e si sono parlati. E’ accaduto ieri, in piazza san Pietro, sotto un sole che faceva festa e in uno dei tanti mercoledì in cui la gente accorre per ascoltare le catechesi del prete Bergoglio. Ma Lizzy è venuta da lontano, e Lizzy è una bambina, ha soltanto 5 anni. E’ bella, come tutte le bimbe alla sua età: ma lei è particolarmente bella.
E’ americana, ha una bella famiglia. E’ malata, Lizzy, una malattia rara che pian piano, ma neanche tanto piano, le sta portando via l’udito e la vista. Sindrome di Usher di tipo 2, non voglio neppur sapere cosa significa. Non voglio conoscerla, se non per sapere che si può guarire, che si troverà una cura in fretta. Lizzy e soprattutto i suoi genitori conoscono bene le drammatiche tappe, e decidono che quel che è dato oggi va goduto e tenuto nella memoria.
Così vogliono dare a Lizzy di più. Non solo l’amore, ma la vista e l’ascolto di tutto ciò che di bello esiste nel mondo di una bambina. Straziante, la commozione per questo lento addio. Dallo spettacolo di Mary Poppins, alle stelle presso l’Osservatorio, alla vista di Roma e dei suoi monumenti. Del papa. Perché la famiglia di Lizzy è cattolica, e sicuramente il papa è uno di casa, ci sarà la sua effigie in foto appesa sull’armadio della cucina, chissà. Ma sicuramente il papa per chi crede è il volto di Cristo, e Cristo è Colui a cui chiedere un miracolo.
E’ giusto chiedere che una bimba non diventi sorda e cieca? Sì. E’ giusto sperare, anche se folle, che i medici non abbiano tutta la ragione, e che un evento non previsto cambi il corso delle cose? Sì. E’ giusto chiedere al papa che ci pensi lui, a intercedere per una così somma giustizia? Sì.
Allora, cos’ha detto il papa a Lizzy, questo voglio saperlo. Perché non si può consolare una bambina, spingendola alla rassegnazione. Ma non bisogna neppure mentire, ai bambini. Né puoi spiegare ai bambini il mistero del male, e perché proprio a te, perché non possono capire, perché non possono crescere con il senso profondo e inalienabile dell’ingiustizia di Dio. Se non è da Dio, perché una sofferenza tanto grande per una bimba? Non ha colpe, e anche fossero mai quelle dei suoi padri non sono una colpa. Dio è misericordioso, ci dicono, non ripaga le colpe col male. E non basta compatire il dolore, per renderlo più lieve. Non basta ricordare quanti bambini ogni giorno perdono la vista e la vita, per sentirsi più sollevati.
Cos’hai detto, dolce padre, a quella bambina? Cosa ti ha risposto? Dobbiamo saperlo, noi che non siamo più come bambini e facciamo tanta fatica a diventarlo. Noi che il male non possiamo capirlo, sopportarlo a fatica, spesso imprecando verso gli uomini e Dio che non ci ascoltano. Ma tu, papa Francesco, tu sei vicino a Dio, sei il suo volto, qui tra noi. Tu lo sai, perché? Tu lo sai, che cosa significa? Come si fa a soccorrere la tristezza, forse la disperazione di quella famiglia? E di tutte le famiglie del mondo che piangono i loro figli? Noi abbiamo bisogno di sapere.
La croce di Cristo, dobbiamo guardare a quella. Ce lo hai ripetuto, ce lo ripetono sempre. Ma a Lizzy hai detto cosa? Dà anche a noi le parole che hai sussurrato a lei, che sembra dalle immagini averti capito, col cuore. Ne abbiamo bisogno per vivere, per sorridere ancora. Carissimo papa, vorremo accrescere la nostra fede. Ma abbiamo bisogno di segni di salvezza, non ci arrenderemo mai al male di un bimbo.