Come annunciato giorni fa, il corpo di Lidia Macchi, tumulato nel 1987, è stato riesumato per procedere all’esame del dna nella speranza di trovare qualche possibile traccia dell’assassino. Purtroppo la riesumazione è stata particolarmente dolorosa, in quanto si è scoperto che per via di una infiltrazione e un probabile difetto della bara, dentro di essa c’erano circa venti centimetri d’acqua, cosa che potrebbe rendere ancora più difficoltose le indagini. Per adesso stando a quanto si è saputo risulta che sui resti della giovane sia stato trovato un capello, gli esami però, dicono i responsabili, potrebbero richiedere mesi. La famiglia di Lidia aveva chiesto all’unico sospettato, in carcere da mesi, di confessare se fosse stato lui il colpevole in modo da evitare il trauma della riesumazione. Ma Stefano Binda, l’accusato, è rinchiuso nel più totale silenzio, a parte essersi dichiarato innocente.