In questi giorni di discussioni sul referendum trivelle non sono moltissime le voci a livello istituzionale nel campo energetico che esprimono la testi sul perché si dovrebbe votare No, o non andare a votare, sul voto del 17 aprile, mentre sono moltissime le tesi e proposte di ambientalisti e simili a sostegno del sì, con il cosiddetto movimento No-Triv. Il quotidiano locale Bologna Today ha raggiunto il professor Alberto Clò, Ricerche Industriali ed Energetiche  all’Università di Bologna che invece ha espresso il suo parere negativo sul voto: ecco le omissioni principali che i No-Triv usano nelle loro legittime proposte di voto, secondo il professore bolognese. «L’estrazione di petrolio e gas in Italia non si pone in alternativa alle rinnovabili ma semmai alle importazioni che rappresentano in entrambi i casi il 90% dei consumi. Inoltre, sfruttando le risorse minerarie già scoperte il nostro paese potrebbe raddoppiare la Produzione di petrolio e metano portato al 20% il grado di autonomia energetica e risparmiando diversi miliardi di euro di importazione destandoli alla crescita interna, anziché finanziare imprese estere e paesi ad elevato rischio politico».



Pesa ora come un macigno sul voto del referendum trivelle del 17 aprile 2016, il ricorso che i Radicali hanno presentato al Tar del Lazio e che potrebbe, se ottenuto il via libera, far slittare la data del voto stabilita da tempo. Secondo i radicali, il governo ha tentato di “boicottare il referendum trivelle” e per questo motivo ci sono gli elementi per congelare il voto del 17 aprile e spostarlo in altra data, magari proprio con l’accorpamento tanto discusso il giorno delle amministrative. L’esecutivo ha tentato di «boicottare sia fissando il voto in una data che non ha consentito una informazione corretta ed estesa sul quesito, sia predicando l’astensione e quindi violando il dovere di neutralità», riferendosi alle norme che ribadiscono il divieto al pubblico ufficiale o potere di abusare delle sue funzioni per favorire in un modo o nell’altro il voto degli elettori, anche richiamandoli all’astensione come la maggioranza renziana del Partito Democratico ha effettivamente svolto. I radicali contestano anche la presunta incompatibilità tecnica dell’accorpamento voto referendum e amministrative: situazione di vero stallo e che l’eventuale decisione del Tar, si riunirà il prossimo 13 aprile, di sospendere il voto provocherebbe un vero terremoto nella maggioranza e anche nella giostra organizzativa (la decisione avverrebbe a soli 4 giorni dal voto). A presentare il ricorso sono stati il segretario radicale Magi, il presidente Cappato e la deputata Muci.



Prosegue la discussione sul referendum trivelle  del prossimo 17 aprile 2016, con la divisione ormai netta nel Partito Democratico, a livello politico, e il crescente interesse della popolazione per il voto sulle trivellazioni nel mediterraneo, dopo varie campagne di comunicazione e promozione del Sì al referendum 17 aprile con gli ambientalisti in prima fila. In periodo di silenzio elettorale, in una intervista al Quotidiano Nazionale parla Alessandra Ghisleri, nota sondaggista italiana, che non potendo fare numeri esprime comunque un’indicazione importante, ovvero che l’inchiesta nata attorno al caso Guidi e allo stabilimento di Tempa Rossa di Potenza. Quel caso non c’entra nulla col referendum in sé (che parla di trivelle sul mare) ma il grosso caos capitato attorno al governo sembra aver risvegliato curiosità e interesse sul voto: «è più che fisiologico che eventi di questo tipo possano avere influenza in consultazioni elettorali, Non possiamo dare numeri quantitativi perché siamo in par condicio, ma di certo l’emotività incide sulla motivazione della scelta di votare o meno». Il quorum dunque risente in positivo, alzandosi, con le voci sull’inchiesta, ritiene la presidente di Euromedia Research: un battaglia che andrà avanti fino al voto ma che certamente ora, per i sostenitori del Sì, si aprono più speranze di quante ce n’erano alla vigilia del referendum trivelle.



Il referendum sulle trivelle del prossimo 17 aprile 2016 continua ad infiammare il dibattito all’interno del Pd. Dopo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio e Segretario del Partito Democratico Matteo Renzi, che come riporta l’Ansa aveva auspicato che la consultazione fallisse, è arrivata la replica di Roberto Speranza, esponente della minoranza dem che ha annunciato il suo voto favorevole al referendum trivelle del 17 aprile. L’ex capogruppo del Pd alla Camera ha detto:”Io penso che sarà un referendum molto importante. Mi auguro che un numero significativo di italiani decida di andare a votare. Io ho scelto personalmente di andare a votare e ho scelto di votare sì a questo referendum perché penso che sia l’occasione per lanciare un messaggio di un nuovo modello di sviluppo per questo Paese in cui il fossile venga un po’ alla volta superato e in cui si provi a puntare sulle risorse rinnovabili e sull’energia verde“. Speranza, come riporta “La Repubblica” si è posto in netto contrasto rispetto alle affermazioni di Renzi sul referendum:”Da Renzi sono arrivate parole eccessive, perché quando c’è un referendum va rispettata la scelta degli elettori e io sono convinto che andranno a votare in tanti. Io penso che anche i nostri elettori capiscano il senso di questo referendum trivelle nato da regioni che in larga parte sono governate dal Pd e che quindi non è errato dire che è un referendum proposto dal Pd“.