“L’Isis ha i giorni contati in Iraq, il rischio attentati sta per finire almeno in quella terra”. A dirlo è il Segretario di Stato Americano John Kerry che durante una visita allo stato iracheno ha espresso questa promessa che sa molto di anatema contro lo Stato Islamico, reo di scorribande e attentati in quella regione, in Siria e purtroppo in alte zone del mondo. Secondo il politico americano, “Isis ha perso il 40% del territorio che aveva conquistato”; cala invece il mistero sulle notizie che arrivano dalla Siria sulla situazione dei 300 operai rapirti ieri a Damasco e dati per morti in 175 questa mattina dopo l’esecuzione sommaria. Secondo le notizie che abbiamo raccolto stamani da fonti di agenzia che provenivano dalla Siria, metà di quei lavoratori rapiti ieri a Damasco sarebbero stati trucidati dal’Isis mentre ora il governo siriano ha appena diffuso una nota in cui afferma «l’esercito non ha mai emesso alcuni comunicato sulla sorte degli operai». Il mistero rimane e purtroppo le sorti di quelle persone non sono ancora del tutto messe in salvo: testimoni hanno raccontati ieri di colpi di artiglieria contro la centrale elettrice e vicino all’aeroporto di Dmeir, riducendo ancora di più la città a livelli di miseria e devastazione.
L’Isis ha compiuto un secondo attacco dopo le bombe sul Sinai di questa mattina in cui sono morti 7 soldati dell’esercito in Egitto: sono stati uccisi con esenzione 175 dei 300 operai rapiti ieri in Siria, mentre lavoravano in una società di cementi. A rivelarlo è il quotidiano libanese Daily Star citando fonti militari siriane. L’Isis dunque con questo attacco compie una autentica carneficina con una rapidità di esecuzione purtroppo spaventosa: 175 persone trucidate, mentre le altre alcune fonti militari riferiscono che siano fuggite mentre altri ancora parlano di un numero altissimi di operare ancora in mano ai jihadisti del Daesh. Lo Stato Islamico torna protagonista nel giro di poche ore in due luoghi diversi del Medio Oriente e del Nord Africa: il terrore e il rischio attentati ritorna a far paura, con una minaccia continua che non non rimane nei soli limiti europei ma avanzano nelle aree del mondo dove l’Isis ha truppe anche sul territorio.
Brutta notizia che arriva dal fronte Isis questa volta in terra “nemica” come l’Egitto: la branca egiziana dell’Isis ha fatto esplodere ordigni al passaggio di veicoli e truppe dell’esercito nel Sinai a nord. purtroppo vengono registrati al momento 7 morti e almeno 15 feriti, ma i primi dati forniti da Ansa potrebbero anche salire. L’esercito de Il Cairo ancora non ha confermato, ma una fonte della sicurezza locale proprio all’Ansa ha riferito che ci sarebbero state quattro esplosioni simultanee nella notte scorsa al passaggio di un convoglio militare e sei soldati egiziani, un ufficiale e cinque reclute sono rimaste uccise nell’attentato Isis mentre altri 12 sono rimasti feriti. Le bombe erano state piazzate lungo l’autostrada che passa per Sheikh Zuweid: l’Isis ha rivendicato su Internet l’attentato facendo ripiombare l’intero mondo nell’incubo di nuovi attentati. Tra le parole usate l’importante accusa all’Egitto: «sono state colpiti due mezzi dell’esercito apostata, uno di sminamento e l’altro con una vettura blindata, con gli occupanti tutti morti». Centinaia di morti in questa zona vicino al Sinai da quando l’Isis l’ha messa nel mirino circa 3 anni fa con decine di attacchi e attentati che di certo non rendono semplice la situazione anche all’interno di uno stato che con il suo governo sta cercando di eliminare l fondamentalismo islamico interno.
Notizia choc che arriva dalla Siria dove l’Isis avrebbe rapito 300 operai di una ditta siriana mentre stavano lavorando in una fabbrica di cemento: il rischio attentati e i rapimenti di massa sono purtroppo firme indelebili dello Stato Islamico che ha colpito di nuovo in terra siriana, dove ormai da anni regna in pratica sovrano per via della debolezza del sistema dittatoriale ma in crisi di Bashar Al Assad. Secondo l’agenzia Sana che riporta una fonte del ministro dell’industria siriano, sono circa 300 i lavoratori di una fabbrica di cemento rapiti appena fuori Damasco, vicino alla cittadina di Dumais, a nord est della capitale. In quelle zone, riporta l’Ansa, Daesh ha lanciato di recente un’offensiva con numerosi morti e spesso minaccia con possibili attentati o presunti tali. La fabbrica si chiama Al Badia Cement che ha informato il ministero e le agenzie di stampa: «La società ha informato il ministero che più di 300 lavoratori della società e di altre compagnie appaltatrici sono stati rapiti dagli uomini del Daesh. L’impresa non è riuscita a contattare nessuno dei rapiti». Crimini di guerra ma anche attacchi estemporanei, la Siria è di continuo soggetto alle scorribande dell’Isis e il completo caos a livello internazionale tra le coalizioni mondiali, dopo il ritiro della Russia e le titubanze della Nato, di certo non aiuta la popolazione a sopportare e opporre a due forze prettamente dittatoriale: da un lato Assad e dall’altro l’Isis. Una scelta macabra che purtroppo non si avvia verso un futuro, immediato quantomeno, positivo.