Sarebbe emerso un quadro inquietante di quanto accaduto lo scorso 4 marzo, giorno del delitto di Luca Varani, nel corso del sesto interrogatorio a Manuel Foffo. Mentre Marc Prato dichiara di aver incitato l’amico nell’atto del delitto ma di non averne preso parte materialmente, nettamente differente sarebbe la versione fornita da Foffo, il quale continua a prendersi le sue responsabilità, senza però negare la partecipazione del pr romano nell’omicidio. “Io sono disposto a farmi l’ergastolo, ma anche Prato se lo deve fare”, avrebbe dichiarato Foffo al cospetto del pm, come riportato dal CorriereQuotidiano.it. “Mi ha istigato e plagiato”, ha poi aggiunto il proprietario dell’appartamento degli orrori, nel corso dell’interrogatorio fiume avuto ieri in carcere Regina Coeli di Roma nel quale sarebbe da poco più di un mese insieme a Prato.
Nel corso dell’interrogatorio fiume a Manuel Foffo conclusosi nella serata di ieri, sarebbero emersi dettagli in più sull’omicidio di Luca Varani. Il giovane reo confesso avrebbe asserito al cospetto del pm nel carcere di Regina Coeli dove è rinchiuso da un mese insieme a Marc Prato, secondo killer di Varani: “È vero, quella notte abbiamo deciso di uccidere qualcuno”. Intanto, stando a quanto riportato dal sito di Leggo, l’autopsia compiuta sul cadavere del 23enne seviziato e poi ucciso, avrebbe svelato come alla vittima sia stata somministrata un’elevata quantità di GHB, definita la droga dello stupro. Sul delitto si continuerà ad indagare anche alla luce dei risultati delle superperizie attualmente in corso. Intanto, la difesa di Foffo starebbe cercando di dimostrare un coinvolgimento diretto nel delitto di Luca Varani anche del secondo killer, Marc Prato, il quale a sua volta avrebbe adottato la tattica del silenzio.
Ha parlato per la sesta volta al cospetto del pm, Manuel Foffo, il trentenne che insieme a Marc Prato lo scorso 4 marzo uccise il 23enne Luca Varani nel suo appartamento, al culmine di un festino a base di alcol e droga. Il sesto interrogatorio a Foffo si è concluso nella serata di ieri ma potrebbero essercene altri prossimamente. Secondo quanto riferito da Leggo.it, il 30enne avrebbe confermato la decisione sua e di Prato di uccidere qualcuno quella notte. L’interrogatorio è durato oltre nove ore, durante le quali Manuel Foffo ancora una volta ha ripercorso tutte le tappe che hanno portato al delitto di Luca Varani lo scorso 4 marzo, con l’aggiunta di inquietanti dettagli. In base alle notizie del sito di RaiNews, Foffo si sarebbe detto pentito e confuso, al punto da non riuscire a perdonarsi l’epilogo drammatico che ha avuto il festino, conclusosi proprio con la morte del giovane. Un pentimento a quanto pare sentito, al punto tale da aver riferito la sua volontà di donare tutti i suoi averi alla famiglia della vittima. Luca Varani fu narcotizzato e poi seviziato a lungo prima di essere ucciso. Dell’atroce mattanza sono in carcere da poco più di un mese Manuel Foffo e Marc Prato.
Avrebbe parlato Marc Prato, il pr romano che insieme a Manuel Foffo si è macchiato dell’atroce delitto del 23enne Luca Varani, avvenuto nell’appartamento al Collatino lo scorso 4 marzo. Una confessione dettagliata quanto cruda su come sarebbe avvenuta l’uccisione del giovane, a sua detta per mano dell’amico trentenne e proprietario della casa degli orrori. Prato avrebbe raccontato di aver baciato alla testa Foffo, su sua richiesta, nei momenti drammatici dell’uccisione di Luca Varani, ripercorrendo a ritroso quanto avvenuto nei giorni precedenti all’omicidio, dal festino a base di alcol e droga all’adescamento del ragazzo. Come scrive il settimanale “Giallo” nell’ultimo numero, tuttavia, proprio il cellulare di Luca Varani sul quale giunsero i messaggi di Marc Prato non sarebbe ancora stato rinvenuto dagli inquirenti. I contatti tra la vittima ed i suoi due assassini prima del suo arrivo nell’appartamento del Collatino, potrebbero chiarire molti dubbi sulle dinamiche e sul movente del delitto. Un movente che apparirebbe ad oggi ignoto, “se non quello apparente di appagare un crudele desiderio di malvagità”. Nelle motivazioni con le quali si conferma la permanenza in carcere di Marc Prato, i giudici non concedono sconti al ragazzo, definendolo “una personalità malvagia e crudele”, come riporta “Il Messaggero”. Per i giudici il killer sarebbe pronto ad uccidere ancora, sottolineando la “fredda ideazione, pianificazione ed esecuzione di un omicidio tanto efferato, preceduto da sevizie e torture”. La versione fornita da Marc Prato, inoltre, non sarebbe del tutto convincente; il giovane lascerebbe capire di aver solo assecondato la follia omicida da Manuel Foffo a dispetto della versione di quest’ultimo per il quale ad uccidere sarebbe stato proprio il pr 29enne. E se la difesa di Prato puntava sui sensi di colpa del ragazzo, il quale avrebbe addirittura tentato il suicidio dopo l’efferato delitto, anche questa tesi verrebbe ora a cadere, almeno stando a quanto emerso dai referti medici, secondo i quali per il pr non ci sarebbe mai stato un pericolo di vita. Marc non avrebbe subito alcuna lavanda gastrica né avrebbe assunto Minias in dosi tali da portarlo alla morte. Secondo il medico, inoltre, in Prato “non si evidenziano un orientamento depressivo dell’umore, e idee di colpa o di autoaccusa, né sentimenti di vergogna”.