Durissime le parole di monsignor Galantino sulla querelle riguardo Salvo Riina, figlio di Totò capomafia di Cosa Nostra, intervistato in seconda sera a Porta a Porta. Le polemiche nazionali e politiche contro la Rai e la decisione di mandare in onda l’intervista di Bruno Vespa al figlio del boss Totò Riiina proseguono senza sosta ormai da due giorni e oggi arriva la dichiarazione del segretario della Cei ai microfoni di Tv2000. «Mi sono rifiutato assolutamente di vedere la trasmissione e qualora venissi invitato a Porta a Porta non andrò per non sedere sulla stessa poltrona. Non ci andrò mai lì dentro, non sono stato chiamato e spero che non mi chiamino mai. Non si possono fare queste cose per dare spettacolo». Secondo Galantino si può anche far andare in tv il figlio di Totò Riina ma “non devono guidare la danze e fare loro lo show per spiegarci cosa non è la Mafia, bisogna avere giornalisti intelligenti e non inginocchiati, che sappiano fare le domande che la gente vuole fare a queste persone”.



Non si placa la polemica politica e televisiva sull’intervista al figlio di Totò Riina, Salvo Riina, tenuta a Porta a Porta due giorni fa e che ha scatenato le ire dei parenti vittime della mafia e di molte personalità politiche. L’attacco è duplice, sia per la presentazione in tv di un uomo della Mafia che sostiene le sue tesi e poi per l’utilizzo del servizio pubblico in un modo molto discutibile: ieri i dirigenti Rai hanno subito una “lavata di capo” dalla Commissione Antimafia ma non sono finite le polemiche. La tv pubica ha deciso di mettere dei paletti da settembre, «bisognerà riuscire ad avere una supervisione che lavori a priori sui contenuti giornalistici ovunque essi siano», riferisce il dg Rai Antonio Campo Dall’Orto, seppur ribadisca la difesa per Vespa. «È inaccettabile che si parli del conduttore come portavoce della Mafia», ha spiegato Monica Maggioni, presidente Rai, riferendosi alle parole di Lucrezia Ricchiuti del Pd in commissione Antimafia o come Andrea Vecchio di Scelta Civica che ha parlato di “comportamento mafioso”. «La Rai ha già chiarito che non c’è nulla da riparare», sono le uniche parole per ora di Bruno Vespa, ma il rumore si è creato e ora davvero Porta a Porta è sotto l’occhio del ciclone, nonostante le difese della Maggioni e di Campo Dall’Orto.



Continua a fare scalpore l’intervista di Salvo, il figlio di Totò Riina a Porta a Porta, programma condotto da Bruno Vespa. La Commissione Antimafia ha deciso di convocare i vertici della Rai per vederci più chiaro di fronte su questa situazione. A rapporto la presidente della Rai Monica Maggioni e il direttore generale Antoio Campo Dall’Orto. Ha parlato anche il Presidente del Senato Pietro Grasso alla Luiss così come riportato dal sito dell’Ansa: “Penso che il servizio pubblico non deve avere dei limiti nell’informazione. Deve però imporre un diverso grado di serietà e responsabilità. Non si può banalizzare la mafia. Non ci si deve ovviamente prestare a operazioni commerciali e culturali di questo tipo. Una puntata riparatoria non può giustificare, anzi mi sembra mettere tutto sullo stesso piano: il punto di vista della Mafia e quello dello Stato”.



Sul caso dell’intervista al figlio di Totò Riina, Salvo, a Porta a Porta su Rai Uno è intervenuta direttamente Rosy Bindi. Questa infatti è la presidentessa della Commissione Antimafia e chiaramente ha voluto dire la sua a riguardo di questa vicenda. Sul sito TgCom24 si sottolinea come si sia chiesto il ripensamento alla Rai e a Bruno Vespa. Dopo questo la Bindi avrebbe definito la trasmissione come ”salotto del negazionismo della mafia”. Inoltre, sottolinea TgCom, la Bindi ha convocato il Presidente e il direttore generale della Rai proprio per parlare in merito alla questione. Staremo a vedere se ci saranno delle conseguenze.

Una lunga intervista, con cui il figlio di Totò Riina ha parlato sulla prima rete Rai a Porta a Porta creando una bufera nazionale forse non preventivata dagli stessi dirigenti Rai alla vigilia. Bruno Vespa ha intervista Salvo Riina che ha raccontato del suo rapporto col padre, delle inchieste sulla mafia in Sicilia e del suo giudizio sulla stagione delle stragi, come potete vedere nel dettaglio qui sotto. Durissima la reazione del presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, che dopo aver convocato per oggi pomeriggio Maggioni e Campo Dall’Orto, ha voluto dichiarare a Repubblica ieri prima della trasmissione, “se stasera andrà in onda l’intervista al figlio di Totò Riina avremo la conferma che Porta a Porta si presta a essere il salotto del negazionismo della mafia e ho chiesto all’Ufficio di Presidenza di convocare in Commissione la Presidente e il Direttore generale della Rai”, cosa che poi infatti è avvenuta immediatamente.

Il caso Totò Riina scoppia e crea bufera sulla Rai e il servizio pubblico dopo l’intervista a Porta a Porta del figlio Salvo Riina da parte di Bruno Vespa, andata in onda ieri sera dopo la registrazione che ha creato l’autentica polemica istituzionale tra il Governo, le opposizioni e le cariche dello stato, in primo luogo il Presidente del Senato Pietro Grasso, ex Capo dell’Antimafia. Al termine di una giornata di tensione, la Rai ha dato il via libera a Bruno Vespa di far mandare in onda l’intervista a Salvo Riina, il figlio del “Capo dei Capi” della mafia corleonese di Costa Nostra, responsabile di una serie di delitti tra cui i più celebri Falcone e Borsellino ad inizio degli anni ’90 (la cosiddetta stagione delle stragi). Le polemiche però hanno avuto un importante colpo di coda istituzionale: oggi infatti alle 16 la Commissione Parlamentare Antimafia ha convocato la presidente della Rai, Monica Maggioni e il direttore generale Antonio Campo Dell’Orto, per una audizione urgente sulla vicenda diventata di caso nazionale. Alcune risposte del figlio di Totò hanno creato moltissimi fastidi specie tra le famiglie delle vittime e chi ricopre incarichi nel mondo dell’antimafia: «Amo mio padre, non sono io a doverlo giudicare. Ho rispetto dei morti e anche per Falcone e Borsellino voglio evitare strumentalizzazioni». Ma i punti che hanno creato sdegno sono quando ha ritenuto opportuno di dire che lo Stato lo rispetta ma non sempre, a volte non condivide leggi e sentenze, «non condivido l’arresto di mio padre, perché è mio padre, mi hanno portato via mio padre, non potrei condividerlo», e sopratutto il racconto del giorno terribile, 23 maggio 1992, della strage di Capaci, «avevo 15 anni ed ero a Palermo e sentivamo ambulanze e sirene, quando seppi di Falcone ucciso eravamo tutti ammutoliti. La sera tornai a casa e c’era mio padre che guardava i telegiornali. Non mi venne mai il sospetto che lui potesse essere dietro quell’attentato».